Mandando affanculo il 2019 con dodici chicchi d’uva d’oro

buon 2020 -

Questo titolo, un po’ spinto, l’avevo promesso alla cara Laura Peterson, moglie di DindonDan, in occasione dello scambio degli auguri per il nuovo anno. In verità neanche per lei il 2019 è stato un anno particolarmente fortunato e quindi vada pure affanculo: l’abbiamo gridato insieme. Mentre la Tigre mi guardava storto sicuramente pensando: “Questi son diventati matti”. E magari non aveva proprio tutti i torti. Lei comunque nella cena di San Silvestro si è cucinata e mangiata le lenticchie che dice portino soldi. Oltre che buono. Io invece, che alle lire e agli euro non ho mai dato troppo peso, autodefinendomi con compiacimento (verso mio padre) un ricco storico che nella vita ha avuto il culo di poter fare il mestiere che sognava sin da ragazzo, ovvero il giornalista sportivo, non credo troppo al potere magico delle lenticchie che per la verità nemmeno mi piacciono. E difatti ho preferito correre dietro alla tradizione spagnola dei dodici chicchi d’uva d’oro (nella foto) da gustare durante la nochevieja al ritmo dei dodici rintocchi di campana dell’orologio della Puerta del Sol di Madrid accontentandomi di quelli della torre dell’orologio che è il simbolo del mio paese. Dove sono nato. Che ora è diventato una città di duecentomila abitanti che non hanno voluto separarsi da Venezia e che, anche per questo motivo, la preferivo quando era più brutta e piccina ma almeno più vivibile e contadina. Ovviamente Laura mi ha poi passato Dan che come al solito è stato con me molto affettuoso: “Buon 20 + 20, numero tre”. E perché non uno? “Perché prima di te ci sono Enrico Campana e Oscar Eleni”. Grazie. “Ma no, scherzavo: è che mi diverte farti arrabbiare”. Per così poco? Piuttosto un amico mi ha invitato a leggere le ultime pagelle dell’Orso sull’Indiscreto che mi erano sfuggite e francamente non ho capito il 10 alla Rai e il 2 a De Raffaele, ma soprattutto l’8 a Ettore Messina “perché devi aver pazienza per resistere se i tuoi dicono buana e poi vanno a pisciare fuori dal vaso”. Veramente la Rai ha trasmesso in diretta Virtus-Olimpia su una rete nazionale la domenica alle 15.30 per una ragione molto semplice: è stata profumatamente sponsorizzata dall’ex senatore di Forza Italia, Massimo Zanetti in Segafredo, e dal signor Giorgio Armani. Dal mio Ray-ban poi non si può pretendere che la Reyer vinca ogni anno lo scudetto con un budget che è un quarto di quello di Milano e una squadra che per me è più debole di quella dell’anno passato con uno Stone scazzato, un Filloy spento, un Tonut tristissimo, un Udanoh che è di troppo e un Goudelock che non riesce ancora a correre da un canestro all’altro senza sentire scricchiolare il ginocchio. Invece mi sembra perfetto lo zero in pagella a Nico Melli che ogni volta in cui deve vestirsi d’azzurro prova a fare il furbino e a chiamarsi fuori da una nazionale nella quale è molto elevato il rischio di correre un’altra brutta figura a giugno (dal 23 al 28) nel preolimpico di Belgrado contro Monnezza Teodosic e compagnia bella. Quanto al Messi(n)a è vero che “Moraschini adesso fa il gambero” e “Della Valle non riesce ad essere diverso dalla falena notturna”, ma anche che i due, prima ancora di pisciare fuori dal vaso, se la sono già fatta addosso temendo al primo errore d’essere inceneriti dagli occhi luciferini del loro allenatore che con tutti e due perde semmai troppo in fretta la pazienza. Un altro amico goloso mi ha domandato invece quale fiabesco cenone di San Silvestro lo chef Lorenzo Sani ha preparato per i suoi illustri ospiti. Sardine in saor che a Bologna vanno così tanto di moda. Lasagne di pesce con gli asparagi, quelli piccini piccini, e lasagne di carne con salsiccia, funghi e zafferano. Bignè ripieni di baccalà mantecato e polpette al forno di patate. E qui mi fermo perché, nonostante da cento giorni non senta più il gusto del fieno che ingoio, mi è venuta lo stesso l’acquolina in bocca. Il 2019 si è chiuso con il messaggio di Luca Baraldi agli italiani e a reti unificate (Gazzetta, Corriere, Repubblica) come neanche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella a fine anno. Il Richelieu delle vu nere avrebbe voluto parlare anche con Dio, ma a quanto pare ha trovato occupato. E comunque è stata molto apprezzata dall’Armani e dal Banco di Sardara la sua generosità nei loro confronti: “Lascio volentieri agli avversari la Coppa Italia di Pesaro – ha detto ad Andrea Tosi in una brillante intervista – se poi potremo festeggiare un bel tris: nell’ordine scudetto, Intercontinentale e Eurocup che poi ci qualificherebbe per l’EuroLega”. Di sicuro il primo al quale non sarà piaciuta questa sparata da Ganassa sarà stato Sasha Djordjevic che sulla sua pelle ricorda bene cosa gli è successo nelle sue ultime avventure al Panathinaikos e al Bayern Monaco dove praticamente è stato licenziato alla prima sconfitta dopo un mare di vittorie. Tanto più che Baraldi non si fa problemi a tagliare teste o a seminare zizzania se qualcuno gli fa saltare la mosca al naso un secondo per l’altro. Anche se un minuto prima magari ha detto a Luca Sancini: “Djordjevic trasmette a tutto l’ambiente il suo enorme carisma, mentre Ronci è “l’uomo invisibile” che cura nell’ombra i rapporti con i giocatori”.  Ronci? Sì il Paolo da Forlì, allievo di Maurizio Gherardini, che Baraldi ha portato alla Virtus a gennaio e che a febbraio aveva già fatto le scarpe all’emergente diesse Marco Martelli per volere del suo capo che nel frattempo si era anche sbarazzato di Alessandro Dalla Salda per il solo fatto che è ne sa di pallacanestro cento volte più di lui. Nonostante i dodici chicchi d’uva, ma sarebbero state ad hoc anche dodici grosse ciliegie cilene, non è che a Capodanno ho avuto una bella giornata. Niente paura, mi ha tranquillizzato la signora Peterson: è l’Epifania che tutte le feste porta via e cancella le disgrazie dell’anno precedente. Lo spero. Perché due giorni dopo ho la Tac di controllo. E comunque buon 2020 a tutti, anche a Messina. Al quale auguro che riesca a vincere in campionato almeno le partite che il primo anno a Milano hanno vinto Luca Banchi e Simone Pianigiani. E persino Gelsomino Repesa.