I nuovi mostri della fam. Addams: Baraldi, Bassani e Aloi

addams family

Mi perdonerete se ho avuto un vuoto di memoria: può succedere, credo, alla mia veneranda età. Ma proprio non mi ricordavo dove avevo visto giocare Stefan Markovic quand’era solo un talentuoso ragazzo di scuola serba. Quella che tra tutte di gran lunga ho sempre preferito nel basket. Ebbene, frugando un po’ qua e un po’ là, mi è tornato alla mente che il playmaker della Virtus, che s’impasta ora a meraviglia col fratello di sangue Milos Teodosic nella Segafredo di Sale Djordjevic, ha folleggiato per una stagione, quella del canto del cigno della Benetton, nella squadra di Gelsomino Repesa e del diciottenne Alessandro Gentile che arrivò in semifinale dei playoff dove le prese di santa ragione dall’imbattibile Montepaschi di Simone Pianigiani al quinto scudetto consecutivo. Era il 2010-2011 e Markovic aveva 22 anni. E prometteva già parecchio bene. Ettore Messi(n)a aveva tagliato i ponti col Real Madrid dopo una bruciante e sanguinosa sconfitta subita in casa e in EuroLega di trenta punti proprio da Siena. Per la seconda volta consecutiva Gas Gas Trinchieri aveva vinto il titolo di miglior allenatore della serie A dopo le ennesime votazioni bulgare pilotate dalla Banda dell’Osiris contro l’odiato cittì della nazionale. Dan Peterson era tornato sulla panchina di Milano dove mancava dal 1987 e, checché ne dicesse e ne dica in giro Flavio Tranquillo, ha pur sempre fatto meglio (12 vinte e 6 perse) del suo Messi(n)a che, dal giorno in cui si è preso proprio Ciccioblack come consigliere (tecnico) personale, è riuscito a perdere la terza partita della stagione al Forum con l’orgogliosa Cantù di Pandoro Pancotto e pure il ritorno con la piccola Brescia di Enzino Esposito. Che non si sa come, ma ha pur sempre quattro punti in più in classifica dell’opulenta e invereconda Armani. Stavo per l’appunto parlando di questo quando mi sono bloccato la schiena davanti al pici e so bene adesso chi ringraziare. Non di certo i Tedeschi, con i quali mi sono invece chiarito, e nemmeno i cinesi, che festeggeranno il loro Capodanno sabato prossimo sotto il segno del Topo e sono davvero troppi per iniziare a cazziarli ad uno ad uno come (ri)comincerò piuttosto a fare da oggi con i massoni dell’Osiris. Che non sono più cento ma novantasette dopo che d’ufficio ho tolto dalla lista Daniele Dallera, Francesco Riccò e Marione Ghiacci. La loro sfortuna è stata infatti che, toccando ferro, i medici da una settimana a questa parte me le stanno dando davvero buone e che il mio chiropratico di fiducia, Lamberto Faggian, laureato a Washington D.C., è rientrato dalle ferie di Natale in splendida forma e mi ha drizzato in due sedute la schiena che, quando la piegavo sul computer, gridava dal dolore. Insomma non sono più sofferente e duro come un manico di scopa come il 3 di questo gennaio. E così oggi ho ripreso a scrivere sul blog sperando d’ora in avanti di poterlo fare sempre con maggior frequenza. Senza promettervi però niente avendo imparato negli ultimi tempi che aveva proprio ragione Lorenzo il Magnifico a sostenere che del doman non v’è certezza. Sabato sera pioveva che Tranquillo la mandava e soffiava un vento da far più paura persino ad Andrea Bassani che, se lo guardate bene, assomiglia ad una iena della Siberia che non si capisce bene perché le scappi continuamente da ridere. E comunque ho voluto lo stesso andare alla partita del Talercio dal quale mancavo da fine ottobre dell’anno scorso (Venezia-Cremona 67-55) e ho portato ancora fortuna ad una Reyer che si è scollata di dosso la Fortitudo dopo un canestro da metà campo, con palleggio e piroetta, del redivivo Ariel Filloy a otto decimi di secondo dal termine del terzo periodo. Se non è culo questo? Non bastasse domenica nel tardo pomeriggio ho fatto un salto in campagna per seguire la squadra del cuore opposta a Pavia che ambisce a tornare in A2. Ebbene non è difficile indovinare chi ha poi vinto: ovviamente il Vega Mestre di un solo punto (80-79) con una magia (volgarmente magata) del neoacquisto Daniel Perez a un paio di secondi dalla sirena. Difatti è certo al 999 per mille che il 2 febbraio tornerò al Palaverde e mi spiace per Antimo Martino, ma lo rivedrò perdere. Stavolta con l’affamatissima Treviso che non per mia colpa ho abbandonato al suo destino dopo il roboante successo nel derby con la Reyer. Continuo a dormire pochissimo e per questo leggo parecchio. Anche Marcello Sorgi e il Presunto colpevole: gli ultimi giorni di Craxi. Anche Sandro Gamba che l’anno passato ha crocifisso Pianigiani molto prima del venerdì santo e adesso continua a beatificare Messina scaricando la croce sulle spalle di “giocatori passivi e senza anima”. Forse gli stessi italiani che nella passata stagione pure Simone avrebbe spedito volentieri al macero o forse quelli stranieri che Ettore medesimo ha voluto e profumatamente assoldato? Avrei mille cose ancora da raccontarvi. Ma domattina a digiuno devo rifarmi le analisi in ospedale. Certo è che ne ho lette di tutti i colori nel 2020 e il solo Dallerone, come sarebbe piaciuto a Maestro Grigoletti, ha coraggiosamente attaccato l’Intoccabile sia come tecnico che come (improbabilissimo) presidente. Il quale non vorrei che ora tagliasse la pubblicità dell’A/X sul Corriere della Sera. Non lo credo, ma da altri, ad esempio dal Dell’Orco Can e i suoi bravi, c’è da aspettarsi di tutto e anche di più. Come dalla famiglia Addams e dai nuovi mostri della Band. Ovvero lo Zio Fester, alias il caro Marco Aloi senza più l’ombra di Francesco Riccò, che un giorno spera nell’arrivo in Lega della vecchia Iena ridens per tornare a star seduto almeno su una sedia a tre gambe e un altro diffonde per Bologna la voce di un suo clamoroso ingresso nella Virtus non si capisce bene a far cosa. In pratica è nelle mani di Morticia Baraldi e allora provo per lui una pena profonda quanto sincera. Perché l’ad della Segafredo solamente nel 2019 ha tagliato dodici teste in società e ora si vanta d’aver fatto fuori in tre secondi dalla presidenza di Lega anche Egidio Bianchi là dove non c’erano riusciti Sardara e Marino dopo almeno una dozzina di riunioni carbonare negli scantinati dell’Osiris sulle rive del Lambro. Chapeau. Ma per sostituirlo poi con chi di grazia? Putacaso con Adriano Galliani, lo Squalo, o con  Andrea Bassani? Per cortesia. Ci siamo fatti ridere dietro già dalla pallavolo e da Massimo Righi che, contattato da Baraldi, ha rafforzato la sua posizione al vertice della Lega Volley. Vogliamo adesso far piegare in due dalle risate, oltre ai polli dall’allevamento, anche i tacchini e le quaglie?