Da qualche mattina mi sveglio alle sette con Fiorello che è sempre divertente, allegro, simpatico, bravo, brillante. Insomma unico. Eppure interista. Con la sua rassegna-stampa madida d’un’ironia pungente e leggera che gli invidio appassionatamente. “Hanno arrestato l’ultimo padrino. Così adesso la mafia è costretta a fare le Primarie”. Ride e scherza. Anche sul regime. Dal diario segreto di Matteo Salvini: “16 gennaio, cancellare Matteo Messina Denaro dal citofono!”. E da un pizzino; “Buon proposito per il 2023: non farsi prendere”. O sull’ultimo scandalo nell’Ue: eurodeputata della sinistra sanzionata per molestie e tangenti. “Non si capisce: sei una brava persona, vai a Bruxelles e delinqui subito. E’ incredibile: Sodoma e Bruxelles”. Ridendo con lui della noce moscata “di cui si viene a sapere che è una droga che si sniffa”. Viva Rai Due. O del ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich che rivela: Sono fascista, però prometto di non lapidare gli omosessuali. “Ma che brava persona è? Quasi quasi lo chiamo e lo invito a cena da mia madre perché un uomo così buono, che non lapida gli omosessuali, dove lo trovi? Si merita infatti un applauso da noi tutti oltre ovviamente al Nobel per la pace”. Poi Carlo Calenda gelato dalla madre, Cristina Comencini, la regista ex di Lotta Continua: “Oggi mi piace la Meloni. Il comunismo? Una tragedia”. Mentre, tra una news e un’altra, arriva in bicicletta l’attrice Ilenia Pastorelli che confessa di stare andando di corsa a comprare la noce moscata. O la stessa Giorgia che invece scende da un macchinone con l’autista precario e, rigorosamente inquadrata di spalle, annuncia lo storico evento che secondo lei ha scosso l’Italia: “Il 15 è stato il mio compleanno: c’ho 46 anni, ma me ne sento un ventennio”.
Ti svegli con Fiorello e lo dico in rima: sei giocondo per tutto il santo giorno. Soprattutto se la sera prima la Cremonese ha eliminato dalla Coppa Italia il Napoli di De Laurentiis che lo ribadisco: risulta antipatico persino a se stesso. O almeno sei di buon umore sino a quando non ti finisce sotto al naso la Gazzetta che non si può leggere e difatti al massimo la sfoglio, saltando a piè pari tutte le pagine sul pallone delle due milanesi, del Toro e della Viola, o Tuttosport con l’ossequiosa intervista (mensile) a Giannino Petrucci di Piero Guerrini con due erre e non con quattro come quel megalomane intertriste di Leo Turrini. Del resto chi mi ama e mi segue, ancora pochi per la verità ma buoni, sanno della mia ultima scelta: su www.claudiopea.it scriverò sempre meno di calcio, di cui ho la nausea, e sempre più di palla nel cestino. Anche perché mi piace ancora remare contro corrente e preferisco cento volte di più un assist apocalittico dell’immenso Milos Teodosic (con me nella foto, ndr) ad un cross macchinoso a testa bassa di Federico Chiesa che oltre tutto, come il padre Enrico, non mi sembra neanche un pozzo d’intelligenza. Difatti non dovreste neanche chiedermi cosa seguirò stasera in televisione dopo cena tra Segafredo-Panathinaikos d’EuroLega e Juventus-Monza, se non mi sbaglio, di Coppa del Nonno. Né domandarmi cosa ne penso della partita di SuperCoppa tra il Diavolo e l’Acqua Santa dal momento che ieri sera il derby del King Fahd Stadium non l’ho visto su Canale 5, come del resto il Mondiale in Qatar sulla Rai, e ho saputo che l’ha vinto la Beneamata soltanto perché stamattina me l’ha detto Fiorello nella sua rassegna stampa sventolando il titolo della Gazzetta: “Super Inter” e smorfiando come tutti gli intertristi furbetti di questo mondo.
Ora non so se domattina punterò la sveglia alla sette per non perdermi Viva Rai Due. Non penso. Anzi, ne son proprio certo. Di sicuro Fiorello mi ha rovinato oggi la giornata che già s’annunciava tremenda: tempeste di neve e, se andava bene, di vento e di pioggia come poi è stata. Ma soprattutto, per dirvela tutta, questo benedetto Rosario Fiorello comincia a stancarmi: fa troppo chiasso per essere ancora l’alba ed è sempre più scontato nelle sue battute delle quali ormai ridono solo Fabrizio Biggio e il suo gruppo di sballati ragazzotti stonati e Confusi che ha alle spalle. Difatti ho subito spento furioso il televisore ai piedi del letto e mi sono precipitato a prendere i quotidiani, che m’infilano sotto al portone di casa, e tuffarmi a leggere, per riacquistare in fretta il buon umore, il satirico Cucù su Repubblica di Sebastiano Messina senza la enne tra parentesi come per l’Ettore allenatore-dux-e-presidente. “Trent’anni di faticosa latitanza per costruirti una fama mondiale come primula rossa. Una interminabile catena di stragi e delitti per essere riconosciuto come il capo dei capi della mafia. Un intricatissimo giro di affari come prestanome e società off shore per diventare il più ricco boss della storia. Insomma una vita intera spesa per apparire un potentissimo genio del male, il superuomo di Cosa Nostra. Poi dimentichi il Viagra sul comodino e ti sei rovinato la reputazione”.
Scusatemi, ma la Tigre mi chiama per la cena: “Il brodo di cappone si raffredda”. E devo chiudere sul più bello. Ma vi prometto che domani vi racconto tutto della mia entusiasmante domenica a Bologna e del mio rientro nella notte dopo Virtus-Reyer nel Veneto di Zaia e Galan, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Carlo Nordio. Povero me. Chiedendomi chi me l’avesse fatto fare allora di tornare a casa così precipitosamente, oltre tutto sotto una pioggia battente, quando stavo così bene in quella città dove si vive e si mangia benissimo, ho più di qualche buon amico, oltre al migliore di tutti, le donne non la portano male e si parla tanto ma tanto di basket. Che poi i bolognesi pensino di saperne una più del libro di Antonio Dipollina “La nostra America” con Dino Meneghin in copertina che schiaccia la palla nel canestro, lasciamoglielo pure credere. In compenso loro possono vedersi dal vivo quando vogliono, anche stasera, il mio Er Monezza, al secolo Tomas Milian, al quale Teodosic senza barba somiglia comunque paurosamente, e io cosa posso ribattere? Nulla. Se non, come mi ha consigliato Antonella Cecatto, d’augurarvi una buona cena alla Virtus Segafredo Arena con l’arbitro ucraino Boris Ryzhyk, l’amico fidato di Giannino Petrucci e dell’Armani, che alzerà tra poco la palla a due tra Mam Jaiteh e Georgios Papagiannis. Sperando che non diventi indigesta come la direzione di gara dello sloveno Boultazer la settimana scorsa contro l’Olympiacos al quale smaccatamente e spudoratamente ha regalato la vittoria in EuroLega.