Max Allegri ha già stravinto comunque il suo campionato

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Tutti i nodi vengono al pettine. Questa è stata la spiegazione più gettonata, quanto stupida e goffa, che è stata data ancora a caldo ieri sera dai saggi del gioco del pallone, che in Italia non si contano più, specie nelle redazioni dissestate e analfabete dei giornali d’oggi, per sbertucciare con gusto la Juventus, pur incredibilmente reduce da otto vittorie di fila senza beccare reti, travolta 5-1 (ma solo nel secondo tempo), “asfaltata, demolita, massacrata” da un Napoli spietato che così ha rivinto con merito dopo cent’anni il campionato. Ma soprattutto non si parlerà più di scudetto sino a settembre. Quando, se la Juve ascoltasse a me, giocherebbe libera e bella il campionato di serie C con Max Allegri e i suoi baldi giovanotti dell’Under 21 dopo essersi liberata della zavorra accumulata nell’ultimo lustro da Andrea Agnelli e i suoi compagni di merenda, da Pavel Nedved ai medici che hanno dato il generoso ok per il Polpo Pogba marcio, lasciando che Inter e Milan, Infantino e Ceferin, De Laurentiis e Lotito continuino pure a divertirsi per conto loro senza avere l’odiata Signora tra i piedi. Tutti i nodi vengono al pettine sarebbe caso mai un proverbio che calzerebbe a pennello per il governo di Giorgia Meloni che fa già acqua da tutte le parti dopo pochi mesi di regime e non sa più quali pesci prendere per risolvere il primo caso spinoso che ha cercato invano di mascherare coprendolo con una montagna di fandonie. Ma il prezzo della benzina e del gasolio intanto continua a crescere e non si va avanti a pane ed acqua, le chiacchiere sono a zero e la crisi economica fuori dalla porta di casa senza poter più rovesciare tutte le colpe addosso solo alla catastrofica guerra in Ucraina.

Mala tempora currunt. Insomma. Tranne che per l’Acciuga livornese nella foto. Che almeno si è finalmente goduto una settimana intera di sperticati elogi per la sua squadra che, vincendo al Diego Armando Maradona, avrebbe rilanciato Milan e Inter nella loro corsa allo scudetto sostenuta dai quotidiani di Urbano Cairo ipocriti e farisei. In verità Allegri non è mai stato sfiorato dall’audace speranza che la Juve potesse essere un problema per il Napoli di Luciano Spalletti. Né ieri né eventualmente sino a fine stagione. Né che men che meno che potesse all’improvviso essere diventata più gradevole a chi per anni l’ha sempre infangata. Lui che meglio di nessun altro conosce i suoi polli e i problemi che la società ha ultimamente tentato di superare e che ancora la inquietano. Difatti il suo campionato contro gli ignoranti e gli ingrati l’ha comunque vinto perché il mondo alla fin fine gli ha riconosciuto che con quella squadra allo sbando, mezza rotta e tutta sbagliata, di più non avrebbe potuto fare che affiancare il Milan al secondo posto della classifica nonostante i due punti che le sono stati rubati con la Salernitana e che persino la Gazzetta a distanza di qualche mese le ha riconosciuto con una foto sparata giovedì addirittura in prima pagina.

Se invece la voglio buttare sul personale, e non per questo in vacca, tutti mi devono dare atto, e in particolare le radio di Napoli che mi hanno giorno dopo giorno corteggiato sino che ore prima dell’esagerato 5-1, che avevo pronosticato un successo non magari così apro, ma comunque largo e netto della squadra di quell’ira di dio che è Victor Osihmen con la maschera di Zorro e il capello biondo ossigenato che ha fatto diventar matto un Bremer malandato per non dire del povero Alex Sandro costretto suo malgrado a giocare difensore centrale ed essere un autentico disastro. Più del solito. Del resto proprio ieri mattina avevo fatto notare la differenza tra gli assenti nelle fila del Napoli e in quelli della Juventus. Ebbene Spalletti alla voce indisponibili non aveva e non ha avuto nessuno. Mentre Allegri non ha potuto portare nemmeno in panchina Pogba, Vlahovic e Bonucci oltre a De Sciglio e a Cuadrado di cui Mamma Rosa ha addirittura perso le tracce e per questo l’ha segnalato a Chi l’ha visto che dai primi d’agosto per la verità sta cercando con insuccesso anche il Polpo senza tentacoli. E quindi come potevano i bianconeri ridotti all’osso frenare i prossimi campioni d’Italia che scoppiano di salute e hanno lo stesso stravinto pur utilizzando Raspadori e Lozano per onor di firma pochi minuti nel finale di partita? Soltanto se avessero almeno avuto un po’ di fortuna dalla loro parte e cioè se il missile dello squallido Di Maria non avesse centrato l’incrocio dei pali e fosse invece schizzato in rete. O se la maldestra deviazione di Rrahmani sul tiraccio dell’incasinatissimo Chiesa non avesse trovato pronto Meret alla difficile parata in controtempo.

Sia chiaro, nulla è comunque cambiato nel nostro calcio malato che continua a darmi il voltastomaco. Così che meno ne scrivo e meglio sto. Ma non si può neanche star sempre zitti e non chiudere la bocca ai nuovi mostri. Martedì per esempio la curva di Zenga e mezzo San Siro intertriste ha fischiato il grande Gigi Buffon che a fine mese compirà 45 anni e che stava difendendo da par suo la porta del Parma in Coppa Italia. Soltanto perché detiene il record dei dieci scudetti conquistati con la maglia della Juve. Né Max Allegri si è minimamente illuso che alla prima tempesta non si sarebbero ancora scatenati tuoni e fulmini contro di lui che nel Milan ha vinto un solo campionato come quel presuntuoso di Righetto Sacchi, ma poi altri cinque di fila prima di capire che Ronaldo sarebbe stata la rovina degli Agnelli e per questo fu messo subito da parte nonostante avesse un altro anno di contratto. Difatti quale voto poteva dargli oggi nelle pagelle della Gazzetta l’Alex Frosio pur figlio del Pierluigi mediocre allenatore galantuomo recentemente scomparso? Ovviamente quattro come Alex Sandro, il peggiore in campo. Con questa astrusa e cervellotica motivazione: “La scelta di Chiesa a tutta fascia scopre la destra, gli errori individuali fanno il resto. La fase difensiva non regge a una qualità avversaria più alta”. Senza parole. Ringraziando Dio che domani vado a Bologna per godermi Virtus-Reyer di palla nel cestino e che per un bel pezzo, ora che lo scudetto l’ha vinto il Napoli, non mi occuperò di calcio e delle sue bestie.