Col cavolo che Giannino assegnerà lo scudetto alla Virtus

Ci mancava solo l’ora legale. Si lamenta la Tigre. A me, invece, dà più fastidio il vento quando monta e diventa bora. E ulula come il lupo nero di quand’ero bambino e mi nascondevo sotto al letto col cuscino schiacciato sulle orecchie. Mentre ora mi ricorda la tragedia di questi giorni di morte. E la paura non passa. Arriverà anche la pioggia. E dalle Alpi scenderà pure il freddo. Se non la neve. E penserò alla supplica di Papa Francesco: Dio, non ci lasciare in questa tempesta. Dalle cronache del Corriere della Sera di ieri e di oggi. Aveva tre anni Luca ed è affogato nel fiume che si era ingrossato. In un paese del Metapontino. Giocava con il suo cane e si era allontanato trecento metri da casa. Non avrà nemmeno un funerale e il nonno dell’Avellinese non potrà nemmeno deporre un fiore sulla piccola bara bianca. La mano mi trema come la voce: non riesco più a scrivere e a parlare d’altro. Tre fratelli di Livigno, Guido, Pietro e Giovanni, sono scomparsi nel giro di dieci giorni. Saranno stati anche ottantenni, ma quest’estate ancora giravano per la Valtellina in bicicletta. Il coronavirus ti rincorre e ti assale ovunque. Infilandosi anche nelle gole. Tra il passo del Foscagno, la Forcola e la valle di Poschiavo. Oltre Bormio. Al confine con l’Austria e la Svizzera. Dove neanche i gendarmi possono fermarlo. Maledetto. Le gemelline di Montevarchi, undici anni, sono rimaste per quattro giorni da sole chiuse in casa. La mamma, medico, e la nonna le avevano portate via d’urgenza la Croce Rossa una settimana fa. Infette da Covid-19. La cara nonna è morta in breve tempo, la mamma è in terapia intensiva. Un ragazzino di Milano con la maglia della Roma e il numero 22 di Nicolò Zaniolo palleggia tra le rotaie del tram di via Manzoni in pieno centro: punta e tacco nella strada vuota, senza auto e il semaforo curiosamente rosso. L’orologio segna le tre e venti di un pomeriggio di domenica e di sole. Non si potrebbe, ma giuro che, se un vigile gli sequestra il pallone, gliene compro uno di nuovo. Un titolo a tutta (pagina): “Sabato nero: in Italia cinque mila multe e 50 positivi a spasso”. Ma si può? Francesco Vecchi a Mattino Cinque e Giulio Gallera, l’assessore lombardo che sa tutto, suo ospite, stamane li hanno chiamati i “soliti idioti”. Io li avrei trattati molto peggio, ma nessuno mi ha per fortuna interpellato. Invece a Matteo Renzi, facile bersaglio, troppo facile di questi tempi,  dico sul serio che, a dir poco, è il re dei mona. E mi quereli pure. Come fa ad ogni corsivo corrosivo di Marco Travaglio. Voglio proprio vedere se in tutta Venezia trovo un giudice che mi possa dar torto. Il governo ha disposto la proroga delle chiusure sino al 18 aprile, e lui, il Grande Mona di Rignano, cosa aveva proposto l’altro giorno all’Avvenire e poi in diretta su Facebook strizzando l’occhio a Confindustria e alla destra populista? “Non possiamo stare chiusi in casa tutto questo tempo. Dobbiamo ripartire. Piano piano ma ripartire. Perché se non ripartiamo e non riapriamo le fabbriche prima di Pasqua (12 aprile) moriremo di fame, non di Covid”. Pazzesco. E le scuole? “Si torni a scuola a maggio”. Ha straragione Andrea Scanzi che ha scritto: “Quando uno arriva a vomitare queste parole di una gravità inaudita, non c’è più spazio nemmeno per l’ironia”. Difatti sapete cosa faccio? Vado in bagno e davanti allo specchio mi prendo a sberle in faccia per aver votato il leader di Italia viva da Imbecille vero (Iv) al Referendum del dicembre 2016 vinto dal No con sei milioni di voti in più rispetto al di Renzi e Maria Elena Boschi. E volto pagina. In fretta e furia. E furioso. Dal Fatto intanto ho appreso che il Vernacoliere, lo storico mensile di satira livornese, al quale sono stato abbonato per un anno, non uscirà ad aprile a causa della pandemia. Mi spiace un sacco, ma mi potrò comunque andare a vedere lo stesso le vignette su Facebook perché come dice il direttore Mario Cardinali “anche nella tragedia è importante l’umorismo: noi siamo un giornale libertario e du’ risate ci vogliono per superare questo momento difficile”. Difficilissimo è per la verità soprattutto prendere in giro il virus assassino, mentre è più facile farlo con quei politici come l’altro geniale Matteo (Salvini) o il Pesce palla (Giorgia Meloni) che “campano sulla tragedia” e, untori, “soffiano sul fuoco della rivolta”. Uno storico primato l’ha intanto stabilito anche Mamma Rosa. Non era infatti mai successo prima di oggi che la Gazzetta dello Sport del lunedì si dimenticasse completamente della pallacanestro alla quale non ha dedicato neanche una, dico una, sola riga. Però Luna Rossa che torna in mare per le World Series di Natale, e non è ancora Pasqua, si è presa mezza pagina delle varie. E il resto se lo sono divisi il rugby, la Nba (positivo il patron dei Knicks), il football americano e il golf con la notizia vecchia come il cucco di Michael Jordan che in Florida si è costruito un magnifico diciotto buche: il The Grove XXIII come 23 era il suo numero di maglia nei Chicago Bulls. D’accordo, non si gioca e non si giocherà più a basket nel Belpaese prima di settembre. Così come è vero che l’ultima intervista di Paolo Bartezzaghi, detto Cruciverbo, a Giannino Petrucci non è di un secolo fa, ma di sabato 21 marzo. Però in questi dieci giorni il Marchese del Grillo ha fatto un’inversione a u da brividi e sulla doppia linea continua. Ma per lo meno e per una volta mi ha ascoltato e, scendendo dal pero, a Piero Guerrini (Tuttosport) ha finalmente detto ieri “non vedo come si possa pensare a una ripresa dei campionati in questi giorni di tragedia”. E non ha aggiunto “sarebbe da pazzi” perché altrimenti mi avrebbe sfacciatamente copiato e avrebbe dovuto per risarcirmi come minimo offrirmi tre cene di pesce nella nostra trattoria preferita in aperta campagna trevigiana non appena mi sarò un po’ rimesso in sesto e avrò riacquistato il gusto del salato e del dolce. E spero non solo dell’amaro. Siamo nel mezzo di una catastrofe mondiale, ha confessato il presidente della Federbasket. “Un evento unico soprattutto per noi che non abbiamo vissuto la Seconda Guerra Mondiale: io che sono cattolico anche se peccatore e seguo la Messa delle 7, recito il Rosario, ora ho un altro appuntamento fisso con il bollettino delle 18, i numeri e i grafici della pandemia”. Non so chi sarà il prossimo capo del governo, non credo ancora il Conte Giuseppi dopo la crisi economica alla quale tutta l’Europa andrà incontro, però un acrobata della politica come Petrucci e un saltimbanco della sua classe circense, al quale affidare il ministero dello sport in Italia, dove pensate di poterlo trovare migliore del nostro amato Giannino? In nessun angolo della terra. Fidatevi. Anche per come ha liquidato il discorso scudetto. “Aspetto le proposte della Lega (che mai come oggi ha in pugno e gestisce, ndr), ma mi chiedo ad esempio quanto sarebbe contenta la Virtus Bologna di un’eventuale assegnazione dello scudetto”. Vale a dire, caro Morticia, non venirmelo nemmeno a chiedere. Un caloroso abbraccio, come nella foto (per l’appunto con Luca Baraldi), quando sarà di nuovo possibile. E amici o nemici come prima o più di prima. Ma chi glielo spiega adesso a Massimo Zanetti che ha buttato via oltre una dozzina di milioni per non vincere neanche la Coppa Fragola? Questo è il problema. E non ditemi che la colpa è stata di Sasha Djordjevic perché lui non ha mai promesso nulla e comunque avrebbe chiuso l’irregular season al primo posto pur senza avere avuto i rinforzi che Baraldi gli aveva promesso. Ma senza la disputa dei playoff il titolo deve restare vacante. Checchè ne possano pensare il DinDonDan di Chattanooga e il Vate di Torre Pallavicina. Due fuoriclasse, Peterson e Bianchini, sia chiaro, ma non c’è match strategico tra loro e il Marchese del Grillo. Anche se nemmeno tra due estati andrà con la nazionale alle Olimpiadi (di Tokyo) dal 23 luglio all’8 agosto 2021. MaraMeo Sacchetti è finito di traverso a metà azzurri e a tutti quelli che giocano all’estero. In primis nella Nba. O forse sostituirlo con Walter De Raffaele sarebbe una mossa troppo audace? Pensaci, Giannino: hai tutto un anno davanti.