Citofonare LaMonica è il nuovo presidente degli arbitri

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Se vi accontentate di poco, cinquanta o sessanta righe al massimo, e se vi fa proprio piacere, potrei sempre scrivere tutti i santi giorni, o quasi, dei playoff della palla nel cestino che sono cominciati domenica senza risultati a sorpresa e continuano stasera con il secondo atto dei quarti di finale al meglio delle cinque partite: Tortona-Venezia a Casale Monferrato, Virtus-Pesaro su Eurosport 2 e Milano-Reggio Emilia su Rai Sport. E domani con Brescia-Sassari. Magari dopo la sacra pennichella post pranzo. Alla quale non rinuncio per nessuna ragione al mondo. Come del resto alla ciliegie che ieri al mercato della frutta e della verdura, e non da Tiffany o da Cartier, vendevano a 28 euro al chilo. Care impestate, verranno anche dalla Puglia e avranno anche viaggiato in business class, sono le cosiddette primizie di stagione, ma quel che è troppo è troppo. Difatti ne ho comprate solo tre etti. Beh, facciamo pure quattro. Basta che non lo spifferiate alla Tigre. Che altrimenti m’ammazza. E non erano poi nemmeno buone. Anzi. Voto 5 ad essere molto larghi di manica.

Come a Carmelo Paternicò che nel finale di gara 1 al Forum ha sparato un paio di fischi che hanno fatto senz’altro contento Ettore Messi(n)a e un po’ meno Artiglio Caja con Reggio Emilia in rimonta sino al meno 4. In verità stamattina avrei incautamente anche tentato d’aprire l’armadio a sei ante del president-coach di Giorgio Armani, ma vi ho subito rinunciato prima di finire al pronto soccorso a sirene spiegate. E non sto scherzando. Ho rischiato infatti d’essere schiacciato da una montagna di scheletri. Nonostante mi fossi adeguatamente abbigliato come Goffredo di Buglione alla prima Crociata quando liberò Gerusalemme dai musulmani. Del resto mi dispiace assai per Ciccioblack Tranquillo che della Banda Osiris è il fedele presidente da oltre trent’anni, ma ho ormai deciso e nessuno riuscirà più a farmi cambiare idea: Messi(n)a gli subentrerà a breve dopo che è riuscito a convincere Giannino Petrucci non solo a prolungare l’età della pensione (da 55 a 60 anni) al simpatico Bobo Begnis che con merito dirigerà altri cinque playoff, ma pure all’arbitro siciliano che quest’anno ne ha combinate di cotte e di crude in Brindisi-Venezia e Pesaro-Fortitudo. Tanto per citare due partite della regular season nelle quali Paternicò ha letteralmente capovolto l’esito finale dell’incontro con l’ultimo fischio sbagliato in favore delle due squadre di casa. E difatti è stato per qualche turno appiedato da Stefano Tedeschi che dalla prossima stagione non siederà più sulla poltrona della presidenza del Cia (Comitato italiano arbitri) alla quale ha rinunciato per impegni di lavoro, e non tanto per dire, ma perché anche infastidito dalla strumentale polemica scatenata dopo Pasqua dal Messi(n)a “sulla mancata crescita dei nostri fischietti” nella quale ha messo in discussione anche l’operato dei suoi più stretti collaboratori come il designatore Sergio Borroni, l’istruttore Dino Seghetti e il responsabile dell’organo tecnico Marco Giansanti. Proprio Giansanti era stato comunque indicato da Tedeschi come suo (degno) successore, ma Petrucci, stressato dalle incessanti pressioni ricevute dal capo degli allenatori (Cna), che altro non è ovviamente che l’Erode catanese di Amadeus Della Valle e di altri giocatori italiani disgraziatamente capitati alla sua corte, ha preferito accontentare Citofonare LaMonica (nella foto) che chiuderà la (brillante) carriera con le final four d’EuroLega in programma da giovedì a Belgrado senza l’Armani di Messina (come mai?) e poi sarà il nuovo presidente degli arbitri italiani. E nemmeno “a gratis”, come dicono i mercanti che urlano “venghino, venghino”, ma con lo stesso compenso che solo un anno fa l’ex sindaco di San Felice Circeo aveva giudicato paurosamente “esagerato” e insostenibile dalla Federazione.

Conto le righe: sono già cinquanta. La gallina canta. E’ quasi l’ora di cena. Mentre Cain e Watt sono pronti al centro del parquet per il salto della palla a due scodellata in cielo proprio da Paternicò. Quindi qui mi fermo con il pensierino della sera: Giannino Petrucci può condirvela finché vuole, ma non può negarmi, come ha fatto, che Ettore Messina da Catania gli abbia ormai messo (entrambi) i piedi in testa. Così come non è assolutamente vero che Luca Baraldi abbia avvallato questa operazione della quale, me l’ha giurato, ne è venuto a conoscenza a cose già fatte. Diciamo allora piuttosto che ha fatto buon viso a cattiva sorte già ben sapendo che, se la sua Virtus vorrà rivincere lo scudetto come si strameriterebbe, nonostante l’Armani resti sempre la favorita, dovrà essere superiore come lo scorso giugno anche ai cattivi arbitraggi sfacciatamente e comunque a favore di Milano. A domani. E buona visione. Sinceramente lo spero. Dal momento che sono stati solamente 110.000 i telespettatori che domenica hanno seguito Virtus-Pesaro (82-76) e appena 130.000 quelli di ieri per Brescia-Sassari (104-97) su Raisport neanche in chiaro. Insomma una miseria nera. Checché ne pensino le piccole società della Lega di Umberto Gandini che ora puntano su Discovery (Nove, Eurosport e Dmax-canale 52). Semplicemente ridicole…