Gli ammutinati di Reggio Emilia in colonia a Cesenatico

adani

C’è un campionato piccolo così. Che però diverte, appassiona e anche piace. Con tante finestrelle colorate. Come la filastrocca che Ron ha scritto per Lucio Dalla. Attenti Al Lupo. Che nella mia casetta del basket è Ezechiele Lupo o Lupo Ezechiele. Fa lo stesso. Basta capirsi. Sì, insomma Paperoga Crespi. Che evidentemente con quella barba spaventa Paola Ellisse al punto che l’ex moglie del Barone Boselli ormai strilla persino più di Tranquillo quando Ciccioblack si smarrisce nel bosco dei suoi frequenti deliri a stelle e strisce. Mi sono perso anch’io su Sky per voler vedere tutto. Anche la finale di Coppa Italia di A2. Tra la Segafredo di Alessandro Ramagli e l’Eurotrend del buon Michele Carrea. Che la Virtus ha vinto di un punto con l’ultimo canestro del pestifero Guido Rosselli, ma che maliziosamente penso che avrebbe anche potuto perdere se la partita si fosse giocata a Biella e non a Casalecchio sul Reno. O se Ferguson avesse sparato un po’ meglio (2/13 nelle triple) o se solo avesse passato qualche volta la palla a quel demonio di Mike Hall, 24 punti e 19 rimbalzi: non so se mi spiego. Vorrei invece che qualcuno mi spiegasse perché l’ex americano dell’Olimpia Milano non ha più trovato una squadra in serie A dal 2010. In fondo Hall compirà 33 anni a giugno. O non sarà che l’abbiamo messo troppo presto in croce? Non lo escluderei. Così come sono convinto che il Banco di Sardara abbia fatto bene a prestare per una stagione il ventunenne Andrea Spissu, mvp di Coppa Italia, alla Virtus di Bologna. A Sassari già gioca poco Lorenzo D’Ercole. Che magari è anche meglio dell’applauditissimo Puddu. Prendete per esempio Rosselli: è il non plus ultra in A2, mentre è uno qualunque al piano superiore. O mi sbaglio? Può darsi. Di fischi per schiaffi infatti ne ho presi già un sacco e una sporta in questo inverno che sta per fortuna finendo. Cominciando da Capo d’Orlando che in classifica è quarto e ha incredibilmente due punti più di Reggio Emilia. Con la quale sono in collera e così incavolato nero che quasi quasi neanche le parlo. Come si dovrebbe fare coi bambini viziati. Ai quali hai dato tutto, eppure continuano ad essere capricciosi, lunatici e scontenti. Lui ha giocato un minuto più di me con il cerchio e la palla. E non è giusto perché io sono più bravo di lui. E chi l’ha stabilito? Lunedì a Desio i monelli della GrissinBon sono stati uno peggio dell’altro. Soprattutto in difesa dove nessuno si è sacrificato per il gruppo. Una mano, un aiuto, un raddoppio: niente di niente. E così si capiscono i quasi cento punti beccati tra capo e collo da una Cantù in crisi e per giunta priva di Tremmer Darden che è il miglior giocatore a disposizione di Re Carlo Recalcati. Che un giorno faranno anche santo. O forse si meriterebbero soltanto tanti scapaccioni sul culetto rosa come la Gazzetta. Meno caramelle e più castighi. E allora tutti in colonia. A Cesenatico. Sulla spiaggia. Con i secchielli e le palette. Senza genitori e senza mogli, fidanzate o manager al seguito. Sino a sabato. Poi domenica a mezzogiorno c’è Avellino e così vedremo se almeno il ritiro sull’Adriatico sarà servito a qualcosa. Nomi non ne faccio. Perché i giovanotti sono più o meno gli stessi che per due anni di fila sono stati forti guerrieri e finalisti per lo scudetto. E per questo meritano anche rispetto. Però pure si racconta, e non posso nasconderlo, che i senatori si siano ammutinati contro Kaukenas al ritorno dell’immenso quarantenne lituano a Reggio Emilia. E da qui sono nati tutti i casini per Max Chef Menetti e, dietro a questi, una serie di batoste pure in casa che altrimenti non sarebbero spiegabili. Del resto se Alessandro Dalla Salda, che non va mai fuori dalle righe, si è sfogato dicendo che la delusione è tanta “perché con il team al completo la situazione non è migliorata” o, forse, addirittura è peggiorata. E se il vicepresidente Ivan Paterlini è arrivato a confessare che “lo spogliatoio si è improvvisamente spaccato”, qualcosa di vero, ma anche di torbido deve essere successo all’interno di una squadra che avrebbe comunque le carte in regola per sfidare ancora persino la gran Milano. Che ha già per altro battuto a Bologna dopo Natale. Quando Daniele Adani, gran tifoso della GrissinBon, buttò le braccia al collo di Pietro Aradori (vedi foto) con tutti i reggiani intorno pazzi di gioia. Altri tempi? Vedremo.