Le tre ribelli s’arrendono: vince Malagò, perde Petrucci

coniFatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza. E, se vi avanza del tempo, per dar magari retta a questo coglione impenitente e presuntuoso. Che sarebbe in verità anche un po’ stufo di ripetere ogni giorno le stesse cose che avranno probabilmente stressato pure voi, amanti traditi da un basket che non si gioca più su un parquet, con un canestro da una parte e uno dall’altra, ma nelle stanze degli azzeccagarbugli e dei prepotenti. Dove chi abbaia più forte pensa (a torto) d’aver ragione. E chi ringhia le minacce più assurde di questa terra non s’accorge di far la figura della mezzasega che spara cazzate e non diverte più nessuno. Giocassero almeno a teresina e scoprissero le ultime carte, vedremmo se non altro chi bluffa. E invece è solo una guerra dei bottoni tra due bande non più di ragazzini un po’ monelli, ma di capricciosi dirigenti coi capelli bianchi che si mettono ancora le dita nel naso e non hanno il coraggio d’affrontarsi da uomini a viso aperto. Perché è inutile che ci giriamo tanto intorno: la guerra è tra la Fiba e l’Eurolega. Le quali si prendano pure a calci e pugni, ma non sparino a chi non può difendersi e magari non c’entra nulla. Come Reggio Emilia, Trento e Sassari. Alle quali una ha minacciato di tagliare il pisello e l’altra di bandirle da tutto il basket del regno. Ora non sto né con Patrick Baumann, né con Jordi Bertomeu. Tanto più che mi sono entrambi indistintamente antipatici. Dico soltanto che se il catalano (con quella faccia che casca dal sonno) si fosse accontentato d’organizzare un campionato tra le migliori sedici squadre con partite d’andata e ritorno per un totale di trenta giornate (più i playoff) e avesse lasciato allo svizzero (con la faccia da barbagianni) di mettere in piedi una Champions meritocratica che non fosse la Coppa Fragola tra club albanesi, bulgari e sanmarinesi, oggi saremmo tutti felici e contenti. E magari insieme rideremmo di una scassatissima Reyer che vince ogni qual volta Napoleone Brugnaro è all’estero, prima in Brasile e adesso in Giappone, e sistematicamente perde in casa quando il suo paron siede invece in prima fila nel salotto fucsia del Taliercio intitolato a Marta Marzotto. E sorriderebbe (forse) anche il sindaco di Venezia che racconta d’essere un uomo molto più di spirito degli scagnozzi che gli scodinzolano intorno e gridano gol se segnano Tonut o Jackson come hanno sentito lunedì sera le mie orecchie nella partita vinta contro Pistoia. Potremmo così anche già parlare d’allenatori che cercano un’altra dimora. Di Giorgio Valli per esempio che la Virtus Bologna ha già fatto fuori sia che retroceda o si salvi. Di qualcun altro che standosene tutto l’anno a casa, zitto e buono, ha intascato comunque un milione e duecento mila euro per fortuna lordi. Di Gelsomino piangente Repesa, che anche se conquista lo scudetto, potrebbe essere lo stesso messo alla porta. Insomma di una mezza rivoluzione in essere delle panchine. Non sono difatti più di sei, o al massimo sette, le società che riconfermeranno di sicuro il tecnico di quest’anno pure per il prossimo venturo. Ci sarà da divertirsi e lo faremo senz’altro insieme presto su questo schermo. Ricordandomi magari che vi devo anche finire di raccontare di Arcidiacono e di Ricciolino Della Valle. Intanto datemi retta, come vi avevo invitato a fare nel bel principio di questo straccio d’articolo grottesco, e riparatevi dalla bomba che mi sta scoppiando in mano e che vi sto per rilanciare. E’ noto che venerdì Reggio Emilia, Sassari e Trento sono state convocate in ordine alfabetico al Coni di Roma. Ebbene vi anticipo di quarantott’ore l’esito dell’incontro delle tre ribelli con Giovanni Malagò. Che le ha convinte con le buone a rientrare dall’Aventino dove si erano ritirate dopo che con le cattive Giannino Petrucci le aveva fatte scappare e solo incavolare. Insomma tutte e tre rinunceranno a giocare l’EuroCup d’ottobre. A due condizioni, forse tre. La prima è che le istituzioni le aiutino a pagare un’eventuale penale che Bertomeu chiederà a loro per il mancato rispetto del contratto che però qualcuno a Palazzo malignamente dubita che sia stato mai sottoscritto. La seconda è che Milano giochi pure quest’anno l’Eurolega ma non il prossimo, altrimenti sarà esclusa dalla serie A come era stato minacciato la settimana scorsa ai club di Landi, Sardara e Longhi. E una terza che però mi hanno pregato di non scrivere, ma che comunque riguarda il sindaco di San Felice Circeo e più non posso dire perché non sono uno spergiuro. Giannino, se un po’ lo conosco, farà infatti scrivere sulle sue gazzette, in pratica tutte o quasi, che alla fine ha sconfitto Trento, Sassari e Reggio e vinto la battaglia per il bene dell’Italia, della pallacanestro e della nazionale. Sì, e anche della mia povera nonna in carriola. In verità hanno perso lui e il basket come idea di sport. E i vincitori sono soltanto due: Malagò e Baumann. Il presidente del Coni perché ha preso due piccioni con una fava: il preolimpico al Pala Alpitour di Torino (4-9 luglio) e qualche voto in più per Roma 2024. E il segretario della Fiba perché potrà continuare il mulo contro mulo con l’Eurolega alla quale negherà per il 2017-18 la partecipazione di qualsiasi squadra. Pena il cartellino rosso e la squalifica a tempo indeterminato. Si chiamino Armani o Real Madrid o Cska Mosca. In pratica tra un anno Bertomeu e Bassani dovranno inventarsi un altro mestiere o trovare una nuova occupazione. Mentre Giannino è ormai nel mirino di Malagò che gli ha già detto pari pari: alla prima che mi (ri)fai ti licenzio e te ne vai.