Indovinate con chi sono stato a cena? Vi aiuto. Eravamo a tavola in quattro. Dentro le mura di Treviso. A Porta San Tommaso. Nel bistrot di Davide Croce, l’ex pivot della Benetton degli anni ottanta, oggi apprezzato chef a Villa Minelli nel parco di Ponzano Veneto. Dove più volte sono andato a pranzo ospite di quel gran signore che era Gilberto Benetton, una delle persone più deliziose e alla buona che ho avuto la fortuna di conoscere. E del quale infatti mi sentirete solo parlar bene vita natural durante. Nel frattempo, ovvero mentre ci pensate e vi rompete il capo, tanto non ci riuscirete comunque a indovinare con chi ho cenato giovedì sera, vi aggiorno sul resto del piccolo mondo del basket italiano che è in subbuglio dopo che la corte sportiva d’appello federale ha confermato il 20-0 a tavolino che il giudice sportivo ha assegnato in favore di Pistoia e quindi contro Milano che lunedì sera aveva vinto (81-91) il duello sul campo, ma aveva fatto giocare James Nunnally che doveva ancora scontare una giornata di squalifica dall’ottobre del 2016. Sì, del 2016, non mi sono sbagliato e nemmeno sto scherzando. Robe da non credere e che comunque possono succedere in un Paese nel quale Anna Maria Franzoni è già fuori e si proclama ancora innocente. O Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega allo sport, nonché tifoso della Openjobmetis Varese, s’indigna perché si scommette sulle partite di basket dei dilettanti o nei tornei giovanili e s’incazza su un sistema che permette ai Paesi-pirata di rilasciare licenze alle agenzie di betting maltesi e va a lamentarsene proprio con Giannino Petrucci. Oppure va a chiedere aiuto addirittura a Claudio Malagò dopo che sotto agli occhi gli sta picconando il Coni per trasformarlo in un “tour operator”, se andrà ancora bene, amministrato da quattro leghisti e cinque povere stelle. E non fatemi aggiungere una riga di più. Dal momento che, mentre io m’arrabbio di brutto con la politica che vuole dettar legge pure nello sport, voi, alla faccia mia, magari farete festa tutti e tre insieme a pranzo e poi seduti, uno accanto all’altro sorridenti, in prima fila a Masnago per Italia-Ungheria del 22 febbraio. Quando la nazionale di pallacanestro dopo tredici anni d’assenza si qualificherà magna cum laude per i Mondiali. Ai quali l’Italia di MaraMeo Sacchetti parteciperà soltanto perché saranno per la prima volta a trentadue squadre. Ma questo non se lo ricorda mai nessuno. O devo invece addirittura temere che non batteremo i magiari? Via, non fatemi ridere. Per mettere sotto l’Ungheria basteranno infatti i due Vitali con Aradori o Moraschini più Ricci o Pascolo e Biligha sotto canestro. E avanzeranno gli Abass e i Gentile, il bravo figliuolo del cittì e Ariel Filloy. Lasciando così riposare a casa i tre o quattro milanesi che la sera prima saranno più o meno impegnati in EuroLega contro il Maccabi. Di modo che Petrucci eviterà magari che Proli lo mandi di nuovo a quel paese. Direttamente senza passare per il via. Come a Monopoli. Non so niente, ma non è difficile immaginare che il presidente dell’Armani in questo momento non voglia infatti neanche sentir parlare di una Federazione che non ha capito la buona fede della sua società che poteva benissimo anche non far giocare Nunnally, al posto di Micov, contro l’Oriora se qualcuno del Palazzo l’avesse almeno informata che l’ex americano di Avellino era squalificato da quasi due anni e mezzo. Andrea Barocci sul Corriere dello sport per la verità ha oggi raccontato di una soffiata che Pistoia avrebbe ricevuto da un dirigente di un altro club. Di cui però non ha fatto il nome. Coraggio, ve lo dico io: la Scandone. Anche perché le cose non sono proprio andate così. Visto che Proli ha il sospetto che la soffiata sia arrivata dalla Sidigas direttamente in Federazione qualche ora prima dell’inizio del posticipo della 18esima di campionato. La notizia del resto già girava nella notte di lunedì per le colline pistoiesi tanto che all’alba di martedì un uccellino me l’ha cinguettata al cellulare. Come quella di David Logan (nella foto quando vinse il tris a Sassari) sul quale la De’Longhi Treviso ha allungato le mani da un paio di giorni soffiandolo a Reggio Emilia. Ma, se ve avessi spifferato la news su questo blog nel pomeriggio di venerdì, avreste senz’altro pensato (sbagliando) che me l’avesse suggerita uno dei tre amici coi quali sono stato giovedì a cena da Equilibri. Si è fatto tardi. Molto tardi. E quindi degli anticipi del sabato sera, e cioè della grande Segafredo di Barac Baraldi inspiegabilmente travolta (87-70) a Cremona e dei grissini di Pilla Pillastrini sbriciolati in casa (89-99) da Cantù, magari se ne riparla dopo il Sanremo vinto da Mahmood che non voglio neanche sapere chi sia. Se invece non avete ancora sonno, vi do io tre pensierini per la notte che sono meglio di cento pecorelle e di una tazza di camomilla. 1. Nicola Brienza, a dispetto della Lega, ha ugualmente guidato dalla panchina l’Acqua San Bernardo al successo, ma d’ora in avanti Cantù dovrà fare da sola la sua corsa nel deserto per la difficile sopravvivenza. 2. Potete anche non crederci, però Reggio Emilia è oggi davvero ultima in classifica e dovrà fare i salti mortali per non retrocedere in A2. 3. In vista delle final eight di Coppa Italia vi giuro che vi aggiornerò la lista della Banda Osiris prima della palla a due fiorentina tra Mangok Mathiang e Tyler Cain. E intanto vi confermo, perché glielo ho promesso, al terzo posto San Bernardi e al nono Falci&Martelli, diesse della Virtus, che da Sacripanti(bus), non so se ci avete fatto caso, è stato emarginato e messo in castigo come le caprette del Marocco arrampicate sugli alberi di Argan.