Sul sentiero delle bufale c’è anche De Raffaele a Avellino

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Chissà quante volte dovrò ancora ripeterlo a Mamma Rosa che se c’è una cosa che dà terribilmente fastidio a Dino Meneghin è che lo si accosti ad un monumento della nostra pallacanestro. “Così un colombo mi schitta in un occhio e io non posso far niente: non dico sparargli, ma nemmeno mandarlo a remengo augurandomi al massimo che cominci prima o poi a piovere”. E comunque Dino Meneghin è Dino Meneghin. Non occorre aggiungere altro. Ricordo quella notte sul charter che ci riportava a Milano dopo una partita di Coppa Campioni persa di un punto dalla Tracer con l’Orthez nel palasport del mercato della frutta e del pollame di Pau. E non sto scherzando. Rideva e scherzava invece Roberto Premier. “Papuccio, che fai? Ti avanza ancora la voglia di fare lo scemo dopo il canestro che ti sei divorato e che anche mio figlio avrebbe segnato a occhi bendati?”. Andrea Meneghin a quei tempi avrà avuto sì e no tredici anni: già prometteva molto bene, ma non è questo. E’ che da quel momento sino all’atterraggio nell’aeroporto dei voli privati di Linate fu il gelo assoluto. Nessuno osava dire un parola. Tanto che quando Dan Peterson addentò una mela verde lo sentirono tutti. Anche il pilota. E chi fu a rompere il silenzio? Ovviamente Dino che scendendo dal piccolo aereo disse: “Cosa sono queste facce da funerale? E cosa sarà mai perdere una partita se c’è ancora il ritorno? Dai, andiamo a bere una birra: offro io”. E si prese Premier sotto braccio. Un leader unico. Ora non so nemmeno perché vi ho raccontato questo aneddoto con tutta la carne che ho sul fuoco e che, se non rigiro in fretta, mi diventa carbone. Dando per scontato che non vi devo anche ricordare che la Tracer poi vinse quella Coppa dei Campioni e che da allora di Roberto Premier, come tiratore puro, non ne sono mai più nati in Italia. Nostalgia canaglia: pussa via o ti do un calcio. Ieri dopo un paio di settimane mi sono preso una giornata di vacanza: posso? Come del resto la Gazzetta che oggi non ha un sola riga di serie A nella pagina di basket che già celebra i funerali dei Toronto Raptors che pure aveva indicato come i grandi favoriti a Est. Poveretta, non ne indovina più mezza neanche in Nba da quando l’ha in mano l’ultrà intertriste Giorgio Specchia che scrive di quei corsivi che mettono i brividi. Peggio della figlia di Arturi. Eppure Mamma Rosa prende i soldi dalla LegaBasket per sfornare l’inserto di metà settimana e aspetta che la stessa in gran segreto le comunichi prima di mercoledì il responso delle votazioni che eleggeranno l’mvp, molto probabilmente Jason Rich, e il miglior allenatore e dirigente del campionato. L’exit poll a urne chiuse parla di un testa-testa Brescia contro tutti. Ovvero Diana-Caja e Santoro-Casarin. E di una clamorosa, quanto vergognosa esclusione dal podio di Walter De Raffaele. Che, secondo alcune voci raccolte sul sentiero delle bufale, è stato addirittura avvicinato da Gianandrea De Cesare, il patron di Avellino. Ora Ray-Ban sta molto bene dov’è con la sua bella famiglia ed è legato alla Reyer da un contratto di un altro anno (più uno) oltre che da un profondo affetto. Non solo: Napoleone Brugnaro non lo lascerebbe andare via per nessuna ragione al mondo. Nemmeno dopo Waterloo. E poi è inutile che ve lo nasconda: i papabili alla panchina della Sidigas sono altri. E tra questi due miei cavallini da corsa: Max Chef Menetti e Artiglio Caja. Mentre alla Virtus il cerchio si è ristretto e a denti stretti devo ammettere che l’ultimo duello è tra due Banda Osiris: Gas Gas Trinchieri e Sasha Djordjevic. Col primo davanti per il momento d’una incollatura. Sempre che Alessandro Ramagli non conquisti la semifinale-scudetto e allora l’amico Dalla Salda non sarà così fesso da non riconfermarlo. Insomma ardono le braci e Mamma Rosa indolente non scrive un fico secco: mancia competente a chi la capisce. Neanche della penultima giornata di un campionato incandescente dove le partite più insulse sono Brescia-Torino, rematch tra l’altro della finale di Coppa Italia a Firenze, e Brindisi-Reggio Emilia con l’Happy Casa di Frank Vitucci che per le verità non si è ancora matematicamente salvata. Si gioca domani tutti insieme alle 20.45. Così che c’è solo l’imbarazzo della scelta e io non so difatti quale sfida seguire in diretta. Penso Varese-Cremona, ma pure Bologna-Avellino o Trento-Sassari non sono male. Anzi.