“Solo la salvezza dell’anima non dipende da Messi(n)a”

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DALLE 03:04 italiane di stamattina (23 settembre, san Padre Pio) è autunno. Cioè è il momento dell’anno 2022 in cui giorno e notte, in parole povere, hanno la stessa durata o, meglio, l’autunno inizia quando l’emisfero settentrionale comincia a ricevere meno luce solare rispetto all’emisfero australe dove da oggi è sbocciata la primavera. Non era comunque ancora il crepuscolo delle 06:27 (almeno in laguna) quando sono stato svegliato da uno delle decine di quotidiani messaggini vietnamiti (dal Viet Cong?) su Gmail che, se mi aiutate a tradurli, mi fareste intanto un grandissimo favore: “Claudio oi, hay doe tin nhan cung cac thong bao khàc vè Antonella Cecatto va Claudio De Min nhé. Nhièu dièu da dien ra tren Fb ke tù khi…”. E comunque invito la cara amica Antonella a inviarmi gli sms sul nuovo dominio e non più sul vecchio che mi è stato hackerato quasi tre mesi fa su commissione dall’Italia, indovinate un po’ da quale band?, e anche per questa ragione, incavolato nero come Giorgia Meloni, che ormai strilla in tivù più di Ciccioblack Tranquillo, non ho scritto una sola riga per tutta l’estate sul mio sito che è sempre www.claudiopea.it o, in alternativa, Mors tua vita Pea. Ovviamente ho subito presentato esposto alla Polizia Postale. La quale, poveretta, ha le mani legate e brilla per la sua inutilità. Quasi come Gianmarco P(r)ozzecco in nazionale. Difatti da lei non ho ricevuto più alcuna risposta, mentre gli indefinibili hacker vietnamiti, che si sono impadroniti della mia privacy, oltre a non restituirmi il maltolto (foto storiche, cinquemila amicizie selezionate e alcune centinaia d’articoli sportivi), continuano tutti i santi giorni a stritolarmi le palline sul cellulare. Che ieri sera ho sbagliato a non spegnere come faccio ormai abitualmente, ma mi ero ripromesso d’incamminarmi molto presto verso Trento e avevo in ogni modo puntato la sveglia sulle 7:13, magari per poter assistere in tempo, anche in piedi o dietro l’uscio, all’intervento di Giannino Petrucci nella seconda giornata del Festival dello sport organizzato da Urbano Cairo, il fedele marito di Mamma Rosa, all’unico scopo di raccogliere qualche altro sponsor e qualche bel soldino da quella generosa regione autonoma. E comunque anche DindonDan Peterson mi avrebbe svegliato con uno squillo alla 6.33, cioè almeno dopo il crepuscolo, ma pur sempre prima dell’alba (6.59), inviandomi un interessante articolo su Alice che iniziava così: “Cinquant’anni fa la mia nazionale cilena stava per partire per gli Usa per un giro di partite da far paura: 40 gare in 40 giorni più 10 match con il gruppo dei giovani”. Voi gli credete? Io no. Perché in Cile lui c’era andato, è vero, prima che l’avvocatone Porelli lo portasse alla Virtus, come scrisse all’epoca il mio straordinario compagno di merende mai abbastanza compianto Gianni Menichelli della Stampa, ma non tanto per insegnare basket 24 ore su 24, quanto piuttosto per fare la spia dei servizi segreti degli Stati Uniti d’America. E comunque, un’altra volta, caro il mio Dan, se magari mi spedisci il pezzo anche dopo le nove, lo giuro: ti leggo volentieri lo stesso. Tornando allo strombazzatissimo Festival dello sport mi è bastato sfogliare l’inserto della Gazzetta che m’infilano sotto al portone di casa ogni mattina intorno alle sette e mezza assieme alla Repubblica e al Gazzettino, mentre il Corriere della Sera lo ricevo on line, per rinunciare seduta stante al viaggio a Trento e buttarmi di nuovo a letto precipitevolissimevolmente pigracchiando ancora per un paio d’ore sotto le lenzuola. Difatti non solo mi aveva già deluso l’intervento di ieri di Ettore Messi(n)a (vedi foto) dal titolo “Rivogliamo le Final Four”, e non “Vogliamo vincere lo scudetto e l’Eurolega” come ci si attenderebbe quest’anno dall’Armani che è la squadra più ricca d’Europa con un budget molto vicino ai 50 milioni tondi tondi e ritoccabili in eccesso strada facendo dal suo presidente (di tutto) e allenatore (a tempo perso), quanto per il fatto che mi sarei aspettato da Messina che ci spiegasse una volta per tutte perché è ritornato in Italia quando stava così bene negli States con la sua seconda famiglia, mentre a noi non era mancato, mi creda, neanche un po’. Quattrini a parte, nessuno mi toglierà così mai dalla testa che la sua vera missione nel Belpaese fosse, e sia, quella di dare una mano alla Banda Osiris e in particolare a Ciccioblack Tranquillo nel distruggere con le buone o con le cattive, e comunque con protervia e prepotenza, la nostra pallacanestro che gli aveva a suo tempo girato le spalle e lo insultava in tutti i palazzetti nei quali si presentava lontano dalla Treviso benettoniana. Perfettamente riuscendoci nei tre anni milanesi più di passi falsi che di vittorie roboanti. E comunque perché, a missione compiuta, non ha tolto quest’estate il disturbo e ha seguito il figlio a New York dove, per nulla raccomandato ma solamente per meriti propri, Pippo giocherà nella prestigiosa università di Duke? Nel ruolo di play o di pivot? Non importa. Tanto poi passerà presto a fare l’allenatore come fece il padre da giovane nella Reyer di Paron Zorzi. Evidentemente Messina punta tra un paio d’anni all’unica presidenza che ancora gli manca, cioè quella della Federbasket che per la prima volta sarà anche lautamente remunerata grazie ad un decreto da lui stesso firmato e controfirmato. Come vi sarete accorti, nessuno mi riesce a piegare la schiena e a tagliare la linguaccia inumidita dalla satira. Neanche gli hacker o Facciotta Nera, bella missina, che, fermo il campionato di serie A, sarà l’unica con la sua squadraccia a vincere domenica (purtroppo) la partita. Per questo vi ho segnalato che oggi è il primo giorno autunno. Un autunno che sarà terribilmente nero e che dovrebbe farvi già più paura del Covid. E non esagero. Olio di ricino e manganelli. Però qui mi fermo perché devo correre a Villa Condulmer nel magnifico park-hotel di Zerman che ospitò Ronald Reagan nel giugno del 1987 durante il G7 veneziano. Dove il mio sincero amico, oltre che magnifico maestro di golf e della nazionale azzurra, Enrico Trentin, sposerà all’ombra delle palme secolari la bella Valeria e non voglio assolutamente far tardi anche se avrei ancora una montagna di sciocchezze molto gustose da raccontarvi anche sulla Juventus di Acciuga Allegri in vendita (alla Coca Cola?) e su Meches Mancini che stasera non può perdere con l’Inghilterra.  Ma tranquilli (il plurale lo posso usare, al contrario del singolare), ora che dopo tre mesi ho ripreso a scrivere con rinnovata passione ed entusiasmo continuerò a farlo nei prossimi giorni, forse anche domani, immergendomi stavolta nell’abbondanza e nella continuità. Tuttavia mi manca ancora il titolo del pezzo che ho però già sfornato. “Solo la salvezza dell’anima non dipende da lui. Ettore Messina, mio primo e ultimo amore cestistico, un vincente nello sport e nella vita”. Questo ha dichiarato, e non scherzo, Giannino Petrucci ieri sul palco di Trento e questo è l’incipit dell’articolo che oggi ha proposto Andrea Buongiovanni sull’inserto della Gazzetta. Che ne pensate? Ditemelo voi, mentre io ho ritenuto opportuno eccezionalmente mordermi la lingua perché in fondo a Giannino voglio un sacco di bene e, se lui ne vuole molto di più a Erode Messi(n)a che a me o a sua moglie, non lo capisco, ma non ne faccio di certo un dramma.