Siamo alle solite: Milano subito fuori e senza scuse

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Mi hanno dato le chiavi del Nelson Mandela Forum e ho aperto assieme a Andrea Meneghin e Fiorello Sconochini il palazzo che ospita di nuovo le final eight fiorentine di Coppa Italia come succedeva nel secolo scorso con l’Orso Eleni. Quando il basket italiano era una cosa seria e non la casa chiusa che è oggi. Il prossimo anno si cambia. E dove si va? A Sassari: sinceramente spero proprio di no, ma questi della Lega sono capaci di tutto. Se invece volete sapere come era la bistecca da Cosimo al casello di Barberino del Mugello ve lo dirò domani: adesso non ho tempo. Ora devo salutare un sacco di bella gente che non vedevo da secoli: hanno quasi tutti i capelli bianchi e stento a riconoscerli. Se poi hanno pure la pancetta o la barba incolta, buonanotte suonatori. La riunione delle sedici società di serie A è andata per le lunghe. Del resto c’era molta carne sul fuoco e non era chianina. Vogliamo darci delle regole severe, mi ha detto Livio Proli. Buona fortuna! Certo è che così non si può più andare avanti. Anche se Giannino Petrucci mi confessa che a Cantù è tutto o kappa. Basta fare un salto lunedì dal notaio. Ma i compratori chi sarebbero? I russi, gli americani? Come cantava Lucio Dalla. O gli svizzeri? O i brianzoli legati a Roberto Allievi? Non è questo l’importante. Basta che di Gerasimenko, bandiera di Mamma Rosa per anni, non mi si parli più di qui alla fine del mondo. E comunque se il nuovo padrone è a stelle e a strisce come pare è un pesce molto grosso: questo me l’hanno garantito al cento per cento. Proli è cautamente ottimista, non così Luca Baraldi che, abbandonando la tavola rotonda, l’ha pensata uguale a me. E cioè che con questa federazione che comanda, fa e disfa, la Lega ha poca ragione di continuare ad esistere. Vado di fretta. Quasi di corsa. Mentre buone nuove non arrivano nemmeno da Torino e Trieste. Povera Italia della palla nel cestino. Il secondo quarto di finale tra Milano e Bologna è già iniziato e vorrei vedermi la partita, se non vi dispiace, dopo che la prima mi ha (quasi) addormentato. Spalti semi-deserti e Varese che proprio non c’era. Soprattutto Moore e Archie sono rimasti con la testa nello spogliatoio e sul parquet hanno pasticciato peggio di Fantasmino nelle cucine del castello di carte. E così alla Cremona del cittì in giacca, cravatta e camicia nera è stato sufficiente che nel primo tempo Andrew Crawford (20 punti) e nella ripresa Wesley Sauders (12) si divertissero al baraccone del tiro a segno per mettersi nel taschino la svogliata squadra di Artiglio Caja che un match così triste non l’ha mai giocato in tutto il resto della sua (magnifica) stagione. Sbarcano i tifosi della Virtus al Mandela e il palasport è finalmente mezzo pieno. Grazie al cielo. Non c’è Pietro Aradori nel primo quintetto bolognese e la cosa fa già molto rumore. James Nunnally è di una eleganza Armani: tre canestri e 18-12 per i campioni d’Italia. Ma non è assolutamente finita. Anzi. Perché Pianigiani ha poco altro dagli altri, a parte il professor Micov che però si mangia quattro liberi di fila come non è da lui. E niente di niente da Mike James: 0/5 all’intervallo lungo e due punticini appena in un quarto d’ora di frustrazione devastante. Bologna invece, piano piano, conquista il territorio sotto canestro persino con Yanick Moreira che sotterra Alen Omic, preferito a Tarczewsky voglio sperare solo per motivi fisici. La Virtus rimonta e vola anche a più dodici all’inizio del quarto periodo (54-66) con una tripla dell’eccellente Aradori (15). Molto bene Tony Taylor (21). Sorprendente David Cournooh che a James, il pistolero stanco, è stato incollato come un’ombra. E ancora non bastasse Amath M’Baye con il dente avvelenatissimo e la vis polemica. Milano ha invece il braccino corto e quando James dopo una vita torna a far canestro (2+1) a sette minuti dalla sirena i giochi sembrano essere ormai fatti in favore di chi ha molta più fame e voglia di vincere. Soprattutto stupisce come l’Armani vada alla deriva senza tentar nulla per invertire la rotta. Solamente Micov ha una reazione di grande orgoglio (68-74), ma, come detto, è già tanto tardi. E invece gli arbitri dovranno addirittura andare a consultare al tavolo l’istant replay per stabilire che la tripla di Brooks, dopo quella di Jerrells, è stata sparata fuori tempo massimo per un paio di centesimi di secondo. I campioni escono così dalla Coppa Italia al primo turno come l’anno scorso con Cantù e anche stavolta senza potersi inventare scuse. Da stasera è sotto processo: mi sembra il minimo della pena. Però mi raccomando: non esagerate neanche con le lodi verso la Bologna di Sacripantibus che prima dell’86-84 di stanotte davate tutti per morta e sepolta.