Se vi piaceva l’Argentina di Vomitino, ora vi ci mando

Tra quattro anni, quando ci saranno i Mondiali, credo in Russia, non occorre che impariate il cirillico e neanche che buttiate via i soldi con le sfere di cristallo e le palle di lardo: basterà solo un colpo di telefono e in dieci minuti, anche meno, vi spiegherò bene io come andranno le cose a Mosca e dintorni. Eviterete così, oltre alle spese di viaggio nel paese di Putin, che vi farà pagare pure l’acqua del rubinetto, anche le brutte figure che avete appena fatto in Brasile con le vostre profezie del cavolo. Il costo massimo della chiamata da rete fissa senza scatti alla risposta sarà di 13,88 euro al minuto, Iva inclusa, mentre per le chiamate da cellulare i costi saranno legati all’operatore utilizzato. Insomma con una manciata di rubli bucati sarete comunque a posto. Pensate che sia sbronzo? No, sono assolutamente lucido. Anche se ho brindato alla Germania, grande campeao da Copa do Mundo, e ho alzato spesso al cielo il calice di champagne insieme all’eroico Schweinsteiger, il guardiano di porci del Bayern, e al prodigioso fratello Mario Goetze, ma ci ho anche dormito sopra. E con immenso gusto. E comunque adesso ditemi pure che sono un pallone gonfiato e un povero pavoncello di campagna, o anche, se volete andar giù proprio col piede a martello, “una brutta roba”, come dicono a Padova e non solo nella città del Santo. Non posso in verità darvi torto, però dovete anche ammettere che non ne ho sbagliata mezza. Come ho infatti già fatto sapere a Leo Turini o Turrini, non mi ricordo mai se con una o con due erre, che scrive sempre credo per il Resto del Carlino e non ha vinto ancora il Premio Bepi Pulitzer per la “tuttologia sportiva”, anche i suoi prestigiosi articoli d’inviato vanno bene il giorno dopo per incartare il pesce o pulire i vetri delle finestre, mentre, se hai invece un blog come questo, basta che con il mouse del pc scorri più in basso per vedere subito se, anche a distanza di tempo, te l’avevo raccontata giusta o bislacca. Lo so, siete pigri, o avete fretta, e allora vi aiuto io leggendovi magari solo i titoli dei miei pezzi. Uno dei primi: “Felice di sbagliarmi, ma quest’Italia di Prandelli non mi piace”. Era il 14 giugno, giusto un mese fa. E ancora tre giorni dopo: “Te lo do io il Brasile che non vincerà il titolo: scommettiamo?”. O l’ultimo prima di questo: “I brasiliani piangono sempre e stasera pure gli argentini”. D’accordo, ho rischiato un po’, perché Goetze ha fatto gol solo al minuto 113 e Palacio ha sbagliato il pallonetto nel primo supplementare, ma ho indovinato in pieno che il vostro Messi “è il più grande perdente di successo di questa terra quando il prato gli scotta sotto ai piedi e non ha per avversari il Getafe, l’Almeria, il Napoli o il Milan”. E così è stato al punto che adesso voi che ieri avete tifato Argentina, soltanto perché odiate i wuerstelloni di Germania e non riconoscete i loro reali valori tecnici, dovete almeno cambiargli nome: non più Pulce d’oro, ma Vomitino d’argento. Però la soddisfazione più grande del Mondiale me l’ha dato Aldo Grasso, per me un maestro, che ha stroncato Fabio Caressa, “cotto e mangiato, come un soufflè appena scongelato”. Di sicuro il mitico del Corriere della sera non ha letto il mio “Pensavo fosse amore, invece era un Caressa” di metà giugno scorso, ma solo il fatto che l’abbiamo pensata sul “pe’ frio” di Sky allo stesso modo, anche se magari con diversa ironia massacrante, mi ha ridato l’entusiasmo d’alzare gli occhi al cielo sopra Berlino e di vederlo non più gonfio di nuvole d’enfasi, ma di stelle luminose e pure tedesche. Come la buonanima di mia nonna materna.