Ormai mi ero rassegnato ad allontanarmi dall’orticello, nel quale avevo seminato un sacco di sogni e di belle speranze, dopo che anche i fratelli Molinari, Chicco e Dodo, oltre a Marco Crespi e Andrea Pavan, non avevano venerdì scorso superato il taglio dello Scottish Open di Aberdeen e l’Italia del golf mi sembrava fare come i gamberi sulle spiagge del Mare del Nord. Dove accade che solo un paio di volte all’anno il vento non sia un demonio. Come straordinariamente è successo domenica nell’ultimo giro dello storico torneo del Pga Tour che precede di una settimana il terzo major del 2014, l’imperdibile Open Championship che da giovedì vedrà impegnati tutti i più grandi campioni della terra, non escluso Tiger Woods, sul link del Royal Liverpool. Meglio conosciuto col nome di Hoylake, che è il paese dal quale si stacca un par 72 particolarmente duro e inospitale. Senza alberi o arbusti. Al punto che negli 82 spietati bunker del percorso soltanto le pecore potevano un tempo trovarci riparo per proteggersi dal vento e da quel freddo cane. Ma dell’Hoylake e delle sue insidie avrò modo di riparlarne abbondantemente nei prossimi giorni. Intanto vi dicevo che avevo il morale sotto ai tacchi dal momento che anche Matteo Manassero era retrocesso dal 13esimo al 19esimo posto dell’Open di Scozia e non lasciava sperare nulla di buono dopo che nelle ultime cinque buche di venerdì era finito altrettante volte nei rognosi bunker con le caratteristiche sponde più alte di un bimbo. Dai quali si era poi salvato sui green con due magnifici putt lunghissimi, ma non dal bogey alla 17 e alla 18. Eppure a Parigi, specie il primo giorno, il ragazzo di Verona, che si fa ben volere da tutta Italia, mi era sembrato di nuovo in palla e, insieme a Silvio Grappasonni, ne avevamo dato felici l’annuncio: possibile che ci fossimo sbagliati entrambi? Io magari anche, ma Grappasonni no di certo: è troppo bravo, equilibrato ed esperto, per prendere un granchio del genere. Difatti niente granchi e nemmeno gamberi, ma semmai solo aragoste in tutte le salse. Visto che sabato l’Italia del golf si è rifatta abbondantemente con il titolo europeo vinto dagli azzurri dell’under 18 di Alberto Binaghi e l’argento conquistato dalle nostre ragazze della stessa età di Renato Paratore e Guido Migliozzi. Il primo del Parco di Roma e n.2 continentale, il secondo allievo di Niccolò Bisazza alla Montecchia di Padova e numero 4. Ecco, segnateveli tutti e due con un paio di circoletti blu e rossi perché presto o tardi, prima o poi, ne sono straconvinto: diventeranno famosi. Così come sono certo che Matteo Manassero farà faville da giovedì a domenica nel British Open dove proprio il suo allenatore Alberto Binaghi gli porterà la sacca. Ah sì, perché non ve lo avevo ancora detto: il veronese che in fondo ha solo tre anni più di Paratore, e quattro di Migliozzi, e alla loro età aveva già vinto da professionista un torneo dell’European Tour, il Castellò Masters di Spagna, ha chiuso al quarto posto lo Scottish Open con un ultimo giro da favola in 65 colpi. Nonostante, come vi avevo detto, domenica a Aberdeen non soffiasse straordinariamente il vento del Nord di cui Matteo è buon amico. Come dei piovosi links di Scozia dove, come racconta sempre mio fratello, qualche volta si gioca anche con il sole.
Foto ripresa da www.quotidiano.net