Ora sono 33 scudetti, ma tra un anno potrebbero benissimo anche diventare 34

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Adesso che sono 33 non mi potete mettere in croce se brindo anch’io. E nemmeno se sono convinto che pure col Conte Antonio ancora sul ponte di comando sarebbero stati comunque quattro di fila. Senza per questo togliere nulla agli indiscutibili meriti di Acciuga Allegri. Che il suo primo scudetto alla Juve l’avrebbe tuttavia anche potuto vincere prima del 2 maggio se solo non avesse perso a Parma con Cenerentola e il derby col Toro. D’accordo, negli ultimi due mesi i bianconeri del dongiovanni livornese sono stati distratti da altri impegni: gli ottavi e i quarti di Champions oltre alle semifinali di Coppa Italia con la Fiorentina. Però è pure vero che la Juve del parrucchino leccese magari ci aveva abituato anche troppo bene: nessuna sconfitta nel suo primo campionato e al massimo due nel terzo, quello dei record. O ve lo siete già dimenticato? 102 punti in classifica alla fin fine e 19 vittorie su 19 partite giocate in casa. Francamente speravo che questi stucchevoli paragoni tra le due virtuose Signore finissero con la conquista del 33esimo scudetto da parte della squadra che Allegri ha ereditato (e copiato) da Conte. Con la stessa difesa e pure, grosso modo, lo stesso centrocampo. Col quale Conte aveva vinto lo scudetto del 6 maggio 2012 contro il Cagliari al Nereo Rocco di Trieste. Quella domenica sera c’ero anch’io e ricordo come fosse oggi che contemporaneamente l’Inter di Stramaccioni mise in ginocchio 4-2 il Milan proprio di Allegri e di Ibrahimovic con tre rigori di Milito e un gol di Maicon. Pioveva che Dio la mandava e il popolo bianconero fece festa sugli spalti ad ogni rete dei nerazzurri. Solo mio figlio ed io restammo seduti sotto l’ombrello convenendo orgogliosamente che per nessuna ragione al mondo si può gioire per i successi dell’Inter. Che di scudetti – sia chiaro – ne ha rubati 17. Sempre uno meno del Diavolo. In matematica me la cavavo, quindi continuo a dare i numeri. Mio nipote Rocco farà quattro anni il 7 di ottobre. Nel frattempo sotto braccio alla Signora ha già vinto quattro scudetti. Un predestinato. Al quale invano il padre sciagurato cerca di trasmettere il suo amore per il Milan. Che fa venire i brividi tanto è scarso. E più ancora SuperPippa Inzaghi come allenatore. Ora la Gazzetta scrive che Silvio non abdica e si vuole tenere il 51 per cento. Francamente lo spero. Così chissà per quanti anni ancora i rossoneri resteranno fuori dall’Europa come si auspicano da tempo i grillini. Credo invece che Berlusconi, prima che i figli di primo letto lo interdicano, raggiungerebbe a nuoto la Thailandia per vendere la società a Mister Bee che ha un cognome così simpatico (Taechaubol) che proprio non capisco perché non lo si chiami in questo modo. Dovete semmai dirmi voi se Francesca Pascale gli fa ancora da badante e se gli hanno restituito il passaporto. Ma torniamo alla Juve che domani sera affronterà il Real Madrid col quale, bene le vada, pareggerà. Mi auguro per 0-0, ma sarà molto difficile. Checché ne dicano i gufi appollaiati sulle antenne di tutte le tv del Belpaese, il contadino vestito da festa negli studi di Sky o il telecronista coatto di Mediaset. E invece si va ancora avanti con questa storia di Allegri che è stato più bravo del Conte Antonio. Via, non scherziamo. Anche se lo pensano sia Andrea Agnelli che Beppe Marotta. Piuttosto, facendo i seri, diciamo che Conte e Allegri sono stati egualmente in gamba. E che Conte ha semmai sbagliato a non credere che la Juve del terzo scudetto potesse conquistarne un altro senza dover cambiare mezza squadra. Sono anch’io infatti dell’idea che con un paio di ritocchi all’anno la Juve di Allegri possa continuare a vincere in Italia. Ed è quello che sta facendo Fabio Paratici nell’ombra. Arriveranno infatti Daniele Rugani, che sarà presto titolare in azzurro, e uno dei due sassuolini che non sono nemmeno male: Berardi e Zaza. In più torneranno disponibili Asamoah e Caceres. E, se proprio Tevez dovesse andarsene, penso che Dybala (o Cavani) potrebbe sostituire benissimo il magnifico Apache. Insomma le rivoluzioni non servono. Almeno per ora nella Juve. Le facciano piuttosto Inter e Milan. E sulla carta la Gazzetta dello sport. Sempre che, prima o poi, ne indovini una.