Nemmeno vi dico dove sto per andare e con chi pranzerò a mezzogiorno. Sarà una sorpresa per tutti. A meno che non nevichi sull’Adriatico e mannaggia: ho appena sostituito le gomme invernali. Il che non è da escludere dopo l’otto che Artiglio Caja ha strappato ieri in pagella alla Gazzetta tra i bravi e i cattivi di Vincenzo Di Schiavi. Il quale, vi piaccia o meno, è comunque per la verità uno dei pochi giornalisti lumbardi che risponde a tutti e tre i requisiti per i quali un giorno mi potrebbe anche riuscire simpatico. Non è infatti uno dei sostenitori della Bandissima, né ha fatto domanda per volerci entrare a far parte, né impazzisce per la Nba e i suoi supereroi. Che poi ne mastichi anche di pallacanestro, questo è un altro paio di maniche, ma non è in fondo così importante se Fanelli e Dembinsky, o come cavolo si chiama, la raccontano per la Rai e se Ciccio Tranquillo ne parla sempre come se non esistesse altra meraviglia sulla faccia della terra. Per esempio l’altra settimana l’ho sentito urlare una cosa del genere per un assist di Diaw a Duncan non molto diverso da quelli che ogni domenica Cinciarini confeziona per Polonara (mi raccomando: con una sola elle, ndr): “Il loro quoziente intellettivo cestistico è di altissimo livello e comunque superiore a centomila”. E i ragazzini magari anche gli credono: così crescono senza sale in zucca. Per carità, nessuno discute il fatto che Tim Duncan sia un fenomeno come pochi altri al mondo o che Boris Diaw passi la palla persino meglio del nostro grande Cincia, ma se gli Spurs di Popovich e Messina, anche con Parker e Leonard, Ginobili e Belinelli, Green e Mills, sono stati eliminati al primo giro di questi playoff, non sarà forse che i poveri sfigati dei Los Angeles Clippers sono stati duecentomila volte più bravi? Non ci vuole in fondo nulla per stupire: basta esagerare a più non posso. In quanti del resto avevano scritto all’inizio del campionato che allenatori come Gianmarco Pozzecco ne nascono in Italia uno ogni 50 milioni? Tutti. Allineati e coperti dietro al Vate Bianchini. Tranne ovviamente il solito Bastian contrario di Mestre che mi pare di conoscere. Insomma l’avete talmente pompato che alla fine il povero Poz è scoppiato come un palloncino troppo gonfio. E provate a dire che non è vero: ho conservato i ritagli di giornale che, se volete, vi posso anche scaricare davanti all’uscio di casa a patto che non dobbiate uscire prima di domani. Vincenzo Di Schiavi, occhio destro di Livio Proli, ha anche in due o tre righe efficacemente spiegato quello che sostengo da una vita e cioè che Artiglio Caja ci sta bene sul podio dei migliori tre allenatori della serie A con Recalcati e Banchi. Al punto che se Pozzecco avesse dato le dimissioni tra Natale e la Befana, invece che a fine febbraio, adesso Varese avrebbe già un piede nei playoff e, battendo domenica anche Avellino, ci avrebbe infilato pure l’altro. Esagero? Neanche un cicinin. Come direbbero a Milano. Siete voi, piuttosto, allenatori e manager dello Stivale o, meglio, dei miei stivali, che, volendo sempre stupire, avete di nuovo esagerato. Proprio come il Fratel Coniglio di Nba-Sky. E avete eletto Maurizio Buscaglia allenatore dell’anno e, ancora non bastasse, Salvatore Trainotti miglior dirigente del 2014-15. Neanche i trentini, dopo il Trofeo Topolino di Rolly Marchi, avessero inventato anche la pallacanestro. Ora non ho assolutamente nulla da ridire su Buscaglia, né su Trainotti, che tra le altre cose non ho mai avuto il piacere di conoscere. Conosco invece molto bene il buon Luigi Longhi, compaesano di Proli e giornalista dell’Adige, amico del grande Grigo e da tre anni e mezzo ottimo presidente della fantastica Aquila di Trento. E sono strasicuro che, da persona equilibrata qual è, anche lui avrebbe premiato o l’uno o l’altro: magari Trainotti e non Buscaglia. Per gratificare comunque una società che al debutto affronterà la post season partendo dal quarto o dal quinto posto, ma che di sicuro non vincerà lo scudetto. Perché, bene o male, quest’anno Carlo Recalcati ha stabilito il record di vittorie in serie A e Vincenzino Esposito ha resuscitato una squadra che era già morta e sepolta. Per non parlare di Artiglio Caja che con una semplice zona 2-3 ha mandato domenica in cortocircuito l’attacco di Pistoia (48 triple sparacchiate) e Paolo Moretti che solo lo scorso maggio è stato votato dalla Lega allenatore del 2014 davanti a Crespi e Banchi. Ma dite la verità: ve ne eravate già belli che dimenticati.