Reggio Emilia compra un lungo e Venezia perché no?

 

galu

Non è la prima volta che lo faccio. E non sarà neanche l’ultima che mi isolo dal resto del mondo e mi guardo una partita, in questo caso di basket, ventiquattr’ore dopo come se fosse in diretta. Ovviamente ho staccato il telefonino, ho messo da parte i quotidiani, che leggerò domani, e così non so ancora l’esito finale dell’evento. Dite che sono matto? Può darsi. E comunque l’hanno sempre pensato in tanti. Cominciando dalla Tigre. Per cui non ci faccio neanche più molto caso. Invece per me è una libidine. Una rivoluzione. Come racconta Lorenzo Jovanotti Cherubini. Che solo My Sky riesce a regalarmi. Ciao mamma, sprofondo in poltrona e me la godo, se volete, insieme a voi davanti al piccolo schermo. Con il pc sulle ginocchia. La partita è Venezia-Trento. Commentata da Geri De Rosa (voto 7) e Matteo Soragna. Il Taliercio mi sembra gonfio di gente, ma non pieno come un uovo. E’ il compleanno della first lady: “happy birthday to Stefi” canta il palasport. Pascolo fa nero Peric. Soragna non dice le parolacce come sua abitudine, ma ormai è una vittima anche lui del Gufo con gli occhiali e del suo odioso salotto: quattro e sono ancora largo di manica. Lockett salta come un grillo. La Reyer è solo Bramos. Ma quanto è bravo sto ragazzo con le braccia più lunghe di quelle di Gianni Morandi? Parlo ovviamente di Davide Pascolo: non certo bello a vedersi, anche un po’ goffo e gobbo, ma splendido nei movimenti spalle a canestro, efficace e rassicurante. Baldi Rossi da tre: scappa Trento ridendosela di gusto. Green invece non decolla. Filippo Baldi Rossi assist al bacio per Sanders. La squadra di Buscaglia è un orologio svizzero: neanche tanto costoso ma perfetto. E quella di Re Carlo la sta a guardare tra l’incantato e lo smarrito. Dispiace, però Ortner è proprio un fantasma. E Venezia è una barca che fa acqua da tutte le parti (20-32), specie a poppa, o almeno lo è sino a quando la Tigre non mi chiama per la cena. Premo la pausa del telecomando e mi siedo a tavola in cucina. Dove ho un’altra tivù. Accesa sul Tg3 del Veneto. Una cretina annuncia: “L’Umana ha conquistato l’accesso alla Coppa Italia”. Vorrei strozzarla. Il riso con il cappone mi va di traverso. Come si dice in questi casi: il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Pensavo d’essere più furbo del fratello di Sherlock Holmes e sono stato presto punito. Stop alla libidine, fine della suspance o della suspense. Insomma ci siamo capiti. Torno a vedere la partita. Provando anche ad addolcirmi la bocca con un cioccolatino, ma non è più la stessa cosa. Sono solo contento per Recalcati, ben saldo sul trono, checché se ne dica nel parterre fucsia, e per De Raffaele, mago della difesa. E per Stefano Tonut che ha dato una svolta alla battaglia con i suoi coraggiosi assalti alla baionetta. Ora inventa anche Goss, s’accende pure Green, mentre Trento si spegne e si sgretola. Super Owens si mangia Lechthaler come è giusto che sia. Buscaglia si è dimenticato Pascolo in panchina. Baldi Rossi si è mezzo scavigliato e così all’intervallo la Reyer, che s’è finalmente arroccata intorno a Owens, è a due punti dal pareggio. Toto Forray è stato un mezzo disastro e Peppe Poeta non poi tanto meglio. Tra il primo e il secondo tempo anche Andrea Meneghin si è accorto dopo di me di quanto brutte siano le giacche di Soragna. Sette e mezzo al figlio di Dino, mentre scende a tre il voto del Matteo di Sky. Napoleone Brugnaro vola nello spogliatoio oro granata per suonare la carica, ma non ce n’era stavolta bisogno. La Reyer di Re Carlo aveva già la vittoria in pugno. Ci sarebbe bisogno semmai di un lungo, glielo ha suggerito ieri sera persino la Cesarina, la donna delle pulizie della locanda da Rinaldo, ma da quest’orecchio il sindaco di Venezia purtroppo non ci sente. Peccato perché con un paio di ritocchi l’Umana potrebbe dare molto fastidio nelle final eight del Forum (di metà febbraio) anche a Milano e Reggio Emilia che intanto, col solito grande tempismo del suo ad Alessandro Dalla Salda, si è assicurata non a caso un buon pivot come il due e dodici serbo, Vladimir Golubovic, che ha giocato sino all’altro giorno l’Eurolega con lo Strasburgo. Tanto più che se Brugnaro non vuole proprio più spendere, né spezzare la strana coppia Green-Goss, potrebbe sempre cedere Jackson e Viggiano, che ormai tolgono solo spazio al giovane Tonut, e comprare questo benedetto centro che anche un cieco vedrebbe che manca alla squadra di Recalcati. E Trento? Appena 23 punti nella ripresa, ma Sutton non ha mai messo piede sul parquet, Baldi Rossi zoppicava e comunque non si può ogni volta pretendere la luna da Davide Pascolo (voto 8) e compagni. Hanno già fatto molto. Così come è inutile che Napoleone abbracci Green o che Goss si prenda i meriti del largo successo della Reyer nell’ultima partita del 2015: l’mvp del match è stato, poche storie, Josh Owens che non potrà però sempre portare da solo la croce sotto canestro anche per tutto l’inverno e la primavera del 2016. Buon anno.