Sconcertino: l’Inter campione e Pavoletti in nazionale

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Altro che luci. Semmai fischi a San Siro. Dopo cena. E non nei confronti della nazionale di Mancini che se li sarebbe strameritati, ma della Mela Marcia. Che i tifosi del Milan non hanno ancora digerito ed era rimasta a tutti qui sul gozzo. Dopo che l’Acciuga, più astuto ormai di Ulisse, gliela aveva domenica scorsa risparmiati nascondendolo in panchina e vincendo lo stesso. Senza prendere gol. Nonostante Benatia. Probabilmente l’hanno fischiato anche gli intertristi che non perdono occasione per essere più insopportabili e sgradevoli del sindaco di Napoli che credo si chiami Luigi de Magistris ma non potrei giurarlo. Se devo essere sincero della sfida con il Portogallo senza Cristiano Ronaldo, o forse ce lo siamo dimenticato?, ho visto in tivù svogliatamente solo il primo tempo. Poi mi sono perso dietro ad altro e non certo a Paola Ferrari che sarebbe stata la modella ideale di Amedeo Modigliani per i suoi quadri e le sue sculture. Di Modì o Dedo, preferisco chiamarlo Modì, forse perché è più francese, ho scoperto stamattina che era un bohemien livornese come l’amatissimo Max Allegri. Che lunedì ha vinto la sua quarta Panchina d’oro proprio nell’anno di Marx Sarri. Valli a capire ‘sti allenatori. O dovrei star zitto come pretenderebbero Alessandro Di Battista e Beppe Grillo che dei giornalisti dicono che sono tutti delle puttane? Veramente sono anni che mi definisco un pennivendolo, oltre che un ricco storico e un satiro da poco conto, più strambo che coerente, e quindi la cosa non mi tocca e comunque non mi avrebbe offeso lo stesso. Anche perché non la penso molto diversamente da Andrea Scanzi. Che a Otto e mezzo in collegamento con la Lilli  le ha cantate al mondo: “Nello specifico della Raggi mi duole dirlo, ma faccio fatica a dare torto a Di Battista perché non m’interessa niente la difesa corporativa dell’informazione e men che meno coloro i quali hanno fatto titoli come Patata bollente, Mutande verdi di Virginia o Hanno perso la virginità”. Come l’amico del Fatto Cuotidiano, rigorosamente con la ci, per stare al passo con gli intellettuali pentastellati che il giornale di Marco Travaglio sostiene a spada tratta, credo anche che Gigetto Di Maio “sia totalmente indifendibile quando non dovrebbe neanche sognarsi di parlare di giornalismo”. Però è pure pacifico che sia intollerabile sentir dire proprio a Silvio Berlusconi che con i grillini si rischia d’andare incontro ad una nuova dittatura. Con gli sfascisti di Matteo Salvini semmai. O vogliamo ricordarci dell’editto bulgaro del Cainano quando “fece fuori dalla Rai in un colpo solo Biagi, Santoro e Luttazzi”? Eravamo rimasti a Leo Bonucci. Al quale i fischi di San Siro hanno fatto fresco e dato modo di sparare una frase ad effetto che si era preparato da sette giorni: “Si sa che la mamma degli imbecilli è sempre incinta”. Anche questo è vero. Come, chiudendo l’altro discorso, che pure la categoria dei giocatori è un bel casino. La nazionale del Mancio invece è una “bella Italia per un’ora” a leggere Gianni Mura e un’Italia “nuovo stile che si conferma dominante” per Mario Sconcerti (nella foto). “Però adesso serve un bomber grezzo”, aggiunge. Avesse detto niente. Jorginho al 78’ su rigore e Cristiano Biraghi al 92’ con la Polonia sono i due gol che hanno segnato gli azzurri di Mèche in quattro partite di Nations League. Ovvero il minimo indispensabile per non fare la stessa fine della Germania di Joachim Loew oggi alla sbarra dopo essere stato quattro anni fa campione del mondo. Eppure a Mancini la stampa sportiva perdona tutto e con la pazienza di Giobbe s’accoda a Sconcertino che, culo e camicia con il cittì, al chiar di luna sotto il balconcino, plin plin fa il mandolino, plan plan fa la chitarra, plun plun fa il contrabbasso, s’è azzardato a proporgli  Pavoletti in nazionale. Quando a me viene già male pensando a chi gioca oggi in nazionale. Da Berardi a Lasagna. E ricordandomi quel che ha dichiarato Sconcerti domenica a Rmc Sport poche ore prima di Atalanta-Inter: “Sarebbe per me una sorpresa se a mezzogiorno facesse troppa fatica a vincere. Vorrebbe dire che abbiamo (o hai?, ndr) sbagliato proporzioni mentre io credo che tra le due squadre ci sia una netta differenza. L’Inter è nettamente (sic!) favorita avendo visto in lei dei sintomi di grande squadra”. Difatti: Atalanta-Inter 4-1. Ma il risultato più giusto sarebbe stato 8-1.