Pasticcio Pianigiani: un gran polverone per poco o nulla

Per lo stesso reato che è stato contestato a Simone Pianigiani, cioè infedeli dichiarazioni fiscali, nello scorso maggio sono stati indagati diciassette giocatori, tutti stranieri, che dal 2006 al 2012 avevano vinto, chi più chi meno, uno scudetto dopo l’altro, per un totale di sei di fila, nel Montepaschi di Ferdinando Minucci allenato dall’attuale commissario tecnico della nazionale e dal suo vice Luca Banchi. Tra questi anche David Moss, che ancora è in forza a Milano, e Ksistof Lavrinovic e Rimas Kaukenas, che giocano a Reggio Emilia. L’ammontare dell’evasione, e quindi della presunta frode, fu stimata dall’accusa intorno ai 16 milioni di euro. Quasi uno ciascuno. Niente male. Ora sapete come la penso in merito a queste cose: di sicuro non mi scandalizzo più di tanto, né casco dalle nuvole, né metto la mano sul fuoco per qualcuno. E comunque, buttandola in vacca, l’unico mio vero rammarico è che non voglio neanche immaginare quante seppie sono state pescate in laguna per mettere insieme tutto quel nero e quanti deliziosi risotti alla veneziana si sarebbero potuti fare. Per essere precisi la Finanza parlò allora di venticinque piccoli o grandi evasori che incassavano buona parte dei loro extra compensi su conti all’estero. Quindi ne mancano sempre otto all’appello e, tra questi, magari anche c’era il mio amato cittì. Più qualche altro pesciolino italiano finito nella rete delle indagini del Fisco e per il momento non ancora indagato. Prima che Giannino Petrucci s’accomodasse di nuovo sulla poltrona di presidente della Federbasket il nero aveva un altro nome tra gli addetti ai lavori della nostra pallacanestro: lo chiamavano infatti alla luce del sole “diritto-contratto d’immagine” ed era in fondo un modo come un altro per pagare meno tasse o addirittura neanche un soldo bucato d’imposte aggiunte. Poi Petrucci ha vietato questo mezzo imbroglio e così dall’inizio dello scorso campionato i furbetti del quartiere, se beccati dalle Fiamme gialle con le dita nella marmellata, si beccheranno anche tre mesi di squalifica. Bravo Giannino: vedi che, quando vuoi, qualche buona azione la sai anche tu fare. Come tutti i bravi boyscout e i lupetti d’Italia. Matteo Renzi in testa. Per carità, Simone si è già preso un ottimo avvocato: Giulia Bongiorno che, oltre tutto, gli costerà l’occhio della testa. E quindi non ha certo bisogno che io lo difenda, ma non sembra anche a voi che per 150mila euro di presunta infedeltà fiscale, a fronte di una dichiarazione dei redditi cestistici di 550 mila per il 2011 e di 930 per il 2012, sia stato sollevato dalle gazzette un polverone per così poco o quasi nulla? E invece c’è stato anche qualche ipocrita che l’ha invitato a dimettersi da allenatore della nazionale e qualche fariseo che ha addirittura esortato Petrucci a sospenderlo momentaneamente dall’incarico di cittì. Proprio oggi la Finanza ha sequestrato beni per 900 mila euro a Fabio Cannavaro, ma non per questo il Pallone d’oro è stato allontanato da Mediaset Premium e stasera, molto probabilmente, con Righetto Sacchi commenterà da studio la Juve in Champions ad Atene. Né voglio tirare in ballo gli squali del mondo dello sport e dello spettacolo che hanno evaso il Fisco per milioni e milioni di euro e non si sono mai sognati di cambiare mestiere. Da Tomba a Maradona. Passando per Valentino Rossi o Fabio Capello. Dimenticando Pavarotti e Bocelli.  Né mi metto a contare le grandi scorpacciate di linguine al nero di seppia che nell’ultimo secolo ho visto fare a tanti suoi compagni di merende vicini o lontani. Perché altrimenti staremmo qui sino a mezzanotte e ancora non basterebbe Una cosa sola mi permetto di consigliare a Simone che per altro non sento da una vita: perché non patteggia anche lui la multa e la pena con la Finanza come ha già fatto Kaukenas e sta facendo Moss? Oltre tutto risparmierebbe i soldi della Bongiorno. Che non saranno pochi. Glielo dice uno che ha dieci avvocati in famiglia. Se invece vuole dimostrare la sua totale innocenza e uscire a testa alta da questo pasticcio, fa bene ad andare avanti per la sua strada cercando di convincere soprattutto Petrucci di non avergli mai giurato il falso.