Pioggia di medaglie sotto un cielo di stelle. Che pare la notte di San Lorenzo. Due ori, due argenti e un bronzo nel giro di un paio d’ore. Eppure il dieci d’agosto sarà solo tra due giorni. I desideri si avverano dopo cena e dopo lo sgroppino. E prima ancora d’averli pensati. O quasi. Peccato per il tiro con l’arco ed il quarto posto dell’Italia di Guendalina Sartori, Claudia Mandia e Lucilla Boari che, battendo la Cina, avevano preso a ceffoni il pronostico e si erano meritate la semifinale con la Russia. Che avremmo pure battuto se Guendalina da Monselice non avesse fatto tre (nero) sul cerchio dove il centro (giallo) vale dieci punti. Sarebbe bastato un sei e la sua freccia sarebbe stata d’argento. Come la Mercedes di Hamilton e Rosberg. E peccato anche che presto ci dimenticheremo di loro. Come sarebbe probabilmente successo pure per Fabio Basile se non fosse che il ragazzo sfacciato della Val di Susa non avesse conquistato il titolo n.200 della storia azzurra dei cinque cerchi. Nel judo. O nello judo? Mi suona meglio lo judo, ma si scrive il judo. E’ una cascata di medaglie improvvisa che coglie di sorpresa anche Raidue che non sa più a chi badare. Perché magari ci si poteva anche aspettare l’argento di Tania Cagnotto e Francesca Dallapè dal trampolino di tre metri, ma mai quello di Odette Giuffrida, che è quasi d’oro, sempre dalla Carioca Arena. Tanto più che nessuno s’azzarda di strappare il microfono di bocca a Stefano Bizzotto che avrà anche la faccia da bravo sacrestano altoatesino, ma morde se gli porti via l’osso sotto al naso. Difatti Elisa Longo Borghini, figlia di Guidina Dal Sasso, pioniera dello sci di fondo pane e acqua prima di Manuela Di Centa, è terza in volata sul traguardo di Copacabana su quel circuito da far paura, ma Bizzotto manco si sogna di mollare la linea a Francesco Pancani e Silvio Martinello. E al massimo s’allarga dicendo: “Il centro coordinamento m’informa che la Longo Borghini ha appena vinto la medaglia di bronzo nel ciclismo su strada”. Acqua fresca. O al massimo tiepida. “Mentre le tedesche Punzel e Subschinski (alle fine solo settime, ndr) ora si esibiranno in un tuffo che ha un coefficiente di difficoltà due virgola otto”. Ma mi faccia il piacere. L’oro del fioretto e del siciliano Daniele Garozzo arriva alle 23.04. Mezzora dopo l’urlo di Fabio Basile che non deve trattenere il fiato per mostrare la tartaruga che ha incantato persino la mia Tigre. Con i quotidiani in chiusura e i capi redattori che tirano giù i santi dal paradiso. E anche li perdono: devono rifare mezzo giornale. Non capisco invece, e m’incazzo, la Gazzetta che ha aperto in prima pagina con “ManCiao, ribaltone Inter: la panchina a Frank De Boer” quando ieri a Rio de Janeiro ne sono successe di tutte i colori. E spiccatamente d’azzurro. Mentre che Maches Mancini se ne volesse andare dalla Beneamata l’ho scritto più di un mese fa e non mi sembra comunque chissà quale notizia. Per non parlare di Tuttosport: “La mia Juve stile Barca”. E chi lo dice? Dani Alves. Avessi detto. O del Fatto Quotidiano che il lunedì farebbe meglio a non farsi neanche vedere in edicola. Come il Giornale o la Repubblica prima che arrivasse Gianni Brera. Se deve uscire come oggi senza nemmeno un accenno alla nostra fantastica domenica olimpica e rimasticando invece articoli sportivi vecchi come il cucco. Oppure devo pensare che agli italiani non importi nulla dei cinque cerchi, di Basile e Garozzo, ma solo del balon e di Balotelli, di Wanda Nara e dello Zio Aurelio, di Lapadula e di Urbano Cairo. Che se lo guardate bene, assomiglia un sacco a Antonio Albanese con la camicia a fiori e i medaglioni d’oro al collo di Cetto La Qualunque. Ma allora sapete cosa sguaiatamente vi urlo? Vaffanculooo a tutti. E a Mamma Rosa per prima.