Non facciamo Brescia molto più grande di quella che è già

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Come vi ho annunciato, e non sono l’arcangelo Gabriele, che Pasqua quest’anno cade il primo d’aprile, e non è un pesce, e nemmeno uno scherzo, adesso vi ricordo anche che il carnevale dei poveri cristi finirà il 13 di febbraio. A meno che non siano de Milan, e quindi tifosi delle scarpette rosse, o peggio dell’Ambrosiana di Lucianino Spalletti. E così, dal giorno successivo, dovremmo cospargerci tutti il capo di Ceneri sino alla domenica delle Palme. Quando la Sidigas di Sacripantibus incrocerà le spade con l’Ax di Proli e ne vedremo, speriamo, ancora di cotte e di crude. Però, se penso che il carnevale ambrosiano terminerà sabato 17, intanto già mi tocco e poi mi domando per quale squadra potrà essere veramente grasso nelle due succulente semifinali di Coppa Italia che si giocheranno al Nelson Mandela di Firenze. Perché dovrebbe la Reyer accoppiarsi proprio ad Avellino e Milano a Brescia. A meno che alla Virtus di Ramagli, santo e martire, non riesca l’impresa di mettere in ginocchio nei quarti la Leonessa. E a patto che Beppe Bergomi non sia della partita. Dal momento che, quando c’è lo Zio intertriste in tribuna, ed è intervistato da Eurosport, non voglio toccarmi di nuovo, ma ogni volta l’Armani è un autentico disastro. Quanto corri, potreste ammonirmi. No, mi prendo per tempo. Perché non so più cosa pensare di questa carnevalata che è diventata la nostra pallacanestro. Nella quale non passa giorno in cui non avvenga qualcosa di bislacco. Tra coriandoli e stelle filanti, chiacchiere (da bar) e frittole (calde), ArLecchini e Pulcinella della stampa. L’Avellino diventa campione d’inverno e poi cade a Reggio Emilia, dove hanno vinto Pesaro, Capo d’Orlando e Brindisi, e perde in casa con la meravigliosa Brescia. Che però, per Diana, non facciamola più grande di quella che è. Come vi ha raccontato sino alla noia Mamma Rosa. Anche se oggi è prima in classifica, ma non possiamo nemmeno dimenticarci che a Capodanno la Germani è stata strapazzata a Montichiari dalla ripescata Cremona e alla Befana dalla Fiat incasinata come poche altre squadre sulla terra. Serve aggiungere altro? Sì. Perché è successo anche di peggio o, se preferite, di bizzarro. “Un’altra volta pensateci prima d’affossare Reggio Emilia e Trento”, avevo titolato su questo schermo non più tardi di quattro settimane fa. Ebbene i grissini sono stati capaci, dopo aver vinto a Venezia, d’essere sbriciolati nella loro Bombonera dalla nuova Brindisi di Frank Vitucci che nelle mani del Tigre Dell’Agnello avevano ormai tutti data per morta e sepolta. E la Dolomiti Energia? Alla fine del 2017 era sesta in classifica a ridosso dei campioni d’Italia. Adesso invece ha gli stessi punti della Grissin Bon che, a sentire qualche spassoso giornale di Reggio, doveva stare molto attenta a Pesaro perché, se avesse perso, avrebbe sul serio rischiato di retrocedere. Oppure prendete i campioni d’Italia: spadroneggiano a Milano e otto giorni dopo inciampano al Taliercio con l’ultima della classe che non ha ancora sostituito Antabia Waller con Tyler Larson, al debutto stasera al Masnago, e che in trasferta non vinceva dalle calende greche. Morale della favola: prima di parlare, bisognerebbe star zitti. Come sembra che abbia imparato a fare Napoleone Brugnaro. Che non si alza più dalla seggiola in prima fila per contestare gli arbitri o per suggerire qualche mossa a De Raffaele e a Casarin, ma neanche per prendere meritatamente a calci sul sedere Pero Peric. Che con la maschera (sul viso) faceva tanto carnevale, mentre ora, che se l’è tolta, fa soltanto piangere in difesa e parecchia tristezza in attacco. E comunque non escludo che l’abate Parini, che di nome mi pare facesse Giuseppe ma non so dirvi se poi lo chiamassero anche Beppi, abbia consigliato al mio sindaco un buon precettore di corte che finalmente gli insegnasse l’educazione sportiva e le belle maniere soprattutto con i suoi sottopancia. Ieri, come vi avevo anticipato, sono stato al PalaTrento e ho visto una bella partita. Sempre che lo possa dire senza offendere i puristi della Nba o essere insultato dai fondamentalisti islamici. Oltre ad un Reyer tonica e in palla e ad una Dolomiti che non mi è sembrata poi così in crisi come la vanno sputtanando in giro per l’Italia gli invidiosi e gli imbecilli. Oltre ad un Michael Bramos entusiasmante e a un Michael Watt immenso. E, dall’altra parte, un Toto Forray che non mi finisce più d’incantare. Peccato solo che si sia fatto male un grandioso Tomas Ress mentre stava insegnando al mondo intero come si può ancora difendere a 38 anni assai meglio di Biligha o di Peric. Anche se in verità non ci vuole molto.