Ma cosa vi potevate aspettare da una montagna russa?

corba

Can no magna can. Ovvero: Cane non mangia cane. Forse neanche serviva la traduzione dal dialetto veneto. E comunque chi l’avrebbe detta questa colossale bugia che ha le gambe più corte di quelle di Brunetta? L’avete infatti per caso conosciuto un allenatore che parli bene alle spalle di un suo collega? Io mai. Sì, è bravo, anzi bravissimo, magari confessano a denti stretti, ma non ha voglia di fare un cavolo. E non dicono “cazzo” perché altrimenti sarebbero come Matteo Soragna, l’ultimo neo-iscritto alla Confraternita dell’Osiris, che si riempie ogni volta la bocca di parolacce soprattutto quando vuole dimostrare di saperne una più del libro nel salotto (buono?) di Sky Basket Rom. Mi raccomando: con una sola o. “Sì, è vero, d’accordo, è molto in gamba e ha anche vinto un sacco, però gli hanno sempre comprato i giocatori che voleva e che costavano l’occhio della testa. Avessi avuto io solo la metà della sua fortuna”. Forse a qualcuno ora fischiano le orecchie e comunque non ho paura di confessarvi qual è il denominatore comune che lega un allenatore della nostra triste pallacanestro, ma anche del grande calcio, ad un altro: l’invidia. Manca una settimana a Natale e quindi ho ancora sette giorni per sparare tutte le cartucce che mi sono rimaste nella giberna prima di diventare anch’io un angioletto che scarta i regali sotto l’albero e ringrazia tutti commosso. Intanto la Tigre mi ha già bruciato una carta di credito. E la seconda poco ci manca. Domani lo prometto dividerò gli allenatori della serie A in due categorie: otto da una parte e otto dall’altra, otto buoni e otto cattivi. E ci divertiremo. Nel frattempo sono venuto a sapere che durante la notte Gerasimenko ha dato un calcio sul sedere a Fabio Corbani e adesso magari della brutta cosa ne parliamo insieme. Premettendo che non ci trovo in verità proprio nulla di strano. Mentre vi guardo cadere dalle nuvole con la Gazzetta dello sport in mano e col rischio persino che vi rompiate l’osso sacro e pure quello del collo. Mi stavo infatti semmai preoccupando che il russo non avesse già fatto questo da un pezzo, ma Cantù ha vinto due settimane fa a Venezia e sarebbe stato allora brutto cambiare l’allenatore sul più bello di una stagione già di per sé difficile. Non sembra dall’aspetto truce, ma l’armadio Dmitry (a due ante) ha anche un’anima e non avrà nemmeno la barba fatta, però ha un cuore grande come una casa. Piuttosto mi ero meravigliato che una persona intelligente come Valerio Bianchini avesse nei giorni scorsi preso le difese del magnate dell’acciaio che ieri era per lavoro in Ucraina: evidentemente il Vate non deve aver mai visto Gerasimenko neanche in foto, altrimenti avrebbe subito capito d’aver detto una grossa bestialità e ora deve fare una cosa soltanto: chiedere subito scusa a Corbani. Il quale è stato sul serio bravo a resistere alle provocazioni di quella montagna di uomo che viene dagli Urali o dai Carpazi: purtroppo non l’ho ancora ben capito, ma non me ne importa. L’importante è che l’ex allenatore dell’Acqua Vitasnella prenda da lui lo stipendio per un altro anno e mezzo. Pareva che me la sentissi, e difatti vi autorizzo pure a chiamarmi Cassandra, ma non più tardi del 10 dicembre su questo schermo avevo lanciato un grido d’allarme che ovviamente non è stato ascoltato da nessuno. Avevo scritto che potremmo anche abbassare la saracinesca e chiudere bottega se un giorno per l’altro, che non è nemmeno troppo lontano, Giorgio Armani e Napoleone Brugnaro si dovessero stufare del giocattolo. Difatti siamo fritti se il futuro della nostra palla nel cestino è nelle mani di una montagna russa che oggi ha licenziato Corbani, e al suo posto arriva il compagno Sergei Bazarevich, domani vorrà magari giocare al posto di capitan Abass, dopodomani manderà via anche Daniele Della Fiori, “tanto a cosa serve un direttore sportivo se faccio tutto io?”, a Capodanno darà il benservito pure a Bazarevich perché non ha fatto debuttare in prima squadra il figlio Egor di 14 anni e alla Befana proporrà la moglie Irina al sindaco Claudio Bizzozero come assessore allo sport del Comune di Cantù. Altrimenti non compra il Pianella e non fa il nuovo palazzo. Nel frattempo i giornali che sostengono Petrucci, cioè tutti, al massimo scriveranno come pecoroni che questo russo d’origini ucraine è proprio un bel monello e, al massimo, un vero ciclone. Così come si schierarono a suo tempo sempre dalla parte sbagliata, cioè quella di Giannino contro la povera Anna Cremascoli. Che un solo errore ha commesso nella vita per troppo amore: quello di cedere la Vitasnella a Gerasimenko che soltanto un mese fa aveva anche bussato alla porta di Siena, ma nella città del Palio saranno anche alla canna del gas, ma hanno una grande dignità e gli hanno offerto al massimo di comprare il 40 per cento della loro gloriosa società. Consigliandogli al tempo stesso di fare però magari un salto anche dall’amica Cantù.