E se scrivessi un libro di ricordi di basket o d’altro?

asini

Oggi è un giorno musso. Come dicono dalle mie parti e non so se anche dalle vostre. Sì, ecco, quasi ci siete: un giorno somaro e quindi ignorante. Come le triple che sparava a casaccio Gianluca Basile. Che s’inventò questo modo di dire quando, ma potrei anche sbagliarmi, vinse con la nazionale di Boscia Tanjevic l’Europeo del 1999. A Parigi. E quindi tanto ignorante non poteva essere. Ma da allora è diventato un termine d’uso molto comune nel gergo della nostra pallacanestro. Leggo su Wikipedia: ignorante è un tiro da tre punti preso in situazioni d’emergenza, estremamente forzato, in precario equilibrio e con più avversari addosso. Sì, insomma, ci siamo capiti. Ma diciamoci la verità: questo tiro manda in solluchero gli allenatori se la palla s’infila nella retina del canestro, mentre li manda letteralmente in bestia se la palla arriva appena a colpire il ferro e poi non ci possono essere compagni di squadra che volano a rimbalzo. Oggi è una domenica mussa. Cioè stupida. Dopo che venerdì è nevicato, e non uno scherzo, proprio quando a Mosca giocava l’Armani che ha rischiato così di morire gelata col termometro della partita contro il Cska che è anche sceso a meno 42 sul 101-59. E ieri almeno a Venezia, come titola il Gazzettino, “la città è stata stretta in una morsa di ghiaccio: 20 ore d’incidenti e cadute”. E difatti ho fatto bene a non mettere per tutto il giorno il naso fuori dall’uscio di casa. Stamattina c’era anche la nebbia. Dio bonino. Come esclamerebbe Roberto Benigni. Quando uno non sa cosa scrivere, diceva la buonanima di Franco Rossi, parla del tempo. Ma non è sempre vero. Io per esempio avrei una montagna di cose da scrivere di basket approfittando proprio di questa domenica nella quale il campionato di serie A si è preso una pausa forzata. Dico forzata, e volentieri mi ripeto, anche se non mi garba, perché si sarebbe dovuto giocare l’All Star Games, ma il Mago Zurleni, general manager della Lega dallo scorso giugno, non ha trovato uno straccio di sponsor. E sarebbe profumatamente pagato solo per far questo. Mala tempora currunt. Nonostante il presidente Egidio Bianchi, intervistato da Mamma Rosa, non è che mi dispiaccia. Soprattutto se sul serio dovesse mantenere la promessa che il prossimo anno, oltre che Milano in Eurolega, avremmo due squadre italiane, se non tre, in EuroCup che è una manifestazione dieci volte più importante della strombazzata Champions che vale meno della Coppa Fragola. Non fosse altro perché finalmente l’Innominato del Circeo, che difatti neanche nomino, e quel mastino di Bau Bau Mann lo prenderebbero in quel posto. Dicevo che non amo ripetermi come Niccolò Paganini, però di chiamare sfera la palla proprio non me la sento. La palla è la palla, mentre la sfera di cristallo la lascio volentieri a Frate Indovino Tranquillo che immancabilmente azzecca i pronostici della Nba come saremmo capaci tutti se avessimo visto come lui la partita dieci ore prima. Ammetto invece d’aver sbagliato a scrivere, e non trovo un altro verbo-sinonimo, vergare è troppo pomposo, che Basile ha ideato il tiro ignorante non durante l’Europeo in Francia, ma a Cantù in occasione di un duello dei playoff del 2003 nel quale la guardia di Ruvo di Puglia trascinò la sua Skipper al successo nel supplementare con una serie impressionante di triple in contropiede senza pensarci sopra un secondo. E’ che mi faceva gioco scrivere, e ridagliela, ma non lo faccio apposta, dell’oro di Parigi che il grande Boscia definì di una bellezza micidiale. Stupendo. Come lo era Gianluca Basile, due scudetti con la Fortitudo e altri due con il Barcellona. Oltre al trionfo nell’Eurolega del 2010. Vivrei di a m’arcord come dicono a Rimini. E difatti, spronato da Valerio Bianchini, che ha gonfiato a dismisura il mio ego sostenendo che ho lo stile alla Salinger più accattivante di tutta la letteratura cestistica italiana, mi sono quasi quasi deciso a raccogliere i miei ricordi di sport, o d’altro, in un libercolo ovviamente a mie spese. Perché se aspetto di trovare un editore sto fresco. E intanto mi sono comprato Il giovane Olden che non avevo letto e che sto divorando con gusto. Mentre al Vate, troppo buono, ho risposto a modo mio. Chiedendogli, senza nascondere la mia ignoranza crassa, molto più dei tiri di Basile, se per caso J. D. Salinger fosse stato un playmaker di Manhattan che trovò fortuna anche nei Knicks di New York. E così la mia domenica senza basket, che era nata mussa, è diventata all’improvviso maiala. Che è uno dei cinque animali più intelligenti e umani della terra. Come sosteneva un certo Winston Churchill. Perché almeno i porci ci trattano da loro pari.