La Lega senza sponsor trova però i soldi per la Banda

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Neanche l’estate mi lasciate in pace. E io che pensavo che con la tabella dei magnifici bandaosiris, che mi ha tenuto impegnato per tre giorni e tre notti, di poter finalmente andare in vacanza o, quanto meno, di potermi godere l’Open Championship di golf stravaccato in poltrona con la ventola che mi gira sopra la zucca e mi fa vento come fossi in montagna. Dove piove dalla mattina alla sera, ma questo di certo non può lo stesso consolarmi. Il basket sotto l’ombrellone, o almeno il nostro, è un mare di tempeste in un bicchier d’acqua. Ed è piatto come una tavola solo alla voce sponsor. Il rischio è infatti che per la prima volta il campionato di serie A cominci senza che nessuno gli dia il suo nome dopo che anche PosteMobile si è tirata indietro e all’ultimo momento non ha allungato di un paio d’anni il contratto di pochi euro che è scaduto il 30 giugno. Ecco perché l’assemblea di Lega della settimana scorsa è stata particolarmente turbolenta anche se nessuno, come al solito, se ne è accorto cominciando da Mamma Rosa che delle due l’una: o fa finta di nulla per il quieto vivere o canta felice come le cicale al sole di luglio che poi d’inverno muoiono di fame. Scegliete voi. Io nel frattempo, formichina operosa, raccolgo le briciole e al massimo butto ogni tanto l’occhio sul link d’Irlanda (del Nord) dove Francesco Molinari anche alla quattro, un par quattro abbastanza semplice e parecchio corto, finisce con il driver dalla parte sbagliata, cioè nel bunker di sinistra a ridosso del green con la pallina schiacciata nella sabbia come un uovo in camicia. Scrivere di golf mi viene facile. Mentre di pallacanestro è quasi una tortura se, legato ai piedi dell’albero della (vostra) cuccagna come Ulisse all’albero della nave, vi adombrate non appena vi schiaffo in faccia la pura realtà dei fatti e non c’è sirena dei Faraglioni di Capri che mi riesca ad adulare. Dal momento che non sono in vendita e non mi si può comprare. Nella Lega dei sedici club diventati diciassette, e qui mi tocco disperatamente i cabasisi, tanto per usare un’espressione molto cara alla buonanima di Andrea Camilleri, prima dettava legge il Livi(d)o Proli sostenuto dal Pesciolino rosso (ora anche bianco e verde), alias Federico Casarin, e da Grazia Graziella Grazie mille Bragaglio, la simpatica signora di ferro di Brescia, adesso hanno ripreso a fare la voce grossa Stefano Sardara, presidente del Banco di Sardara, pardon di Sardegna, e Fernando Marino, presidente di Brindisi ed ex della Lega, che si sono sciaguratamente alleati a Luca Baraldi senza sapere che il neo amministratore delegato della Virtus Bologna era chiamato nel mondo del calcio il Tagliateste e non credo che vi debba anche spiegare la ragione. Difatti Sardara nell’ultimo convivio tra le società se l’è presa con Egidio Bianchi e, di riflesso, con Marco Aloi, lo zio Fester, chiedendosi perché si è arrivati ad un binario morto nella ricerca di un nuovo sponsor per il campionato che comincerà nell’ultimo mercoledì di settembre. Per la verità il presidente della Lega, che già ha le sue grane con Ferdinando Minucci, si è dato da fare come un matto per rinnovare l’abbinamento con PosteMobile sino ad una decina di giorni fa e, se non c’è riuscito, ci è andato almeno molto ma molto vicino. Peccato. Mentre Aloi nei due anni nei quali è responsabile marketing e commerciale della Lega non ha ancora portato un contratto di sponsorizzazione che sia mezzo a parte uno scambio merci e qualche viaggio gratuito sulle linee aeree turche. Annusata la mal parata, lo zio Fester ultimamente è stato anche visto spesso nelle stanze del potere dialogare fitto fitto con Baraldi che può essere tuo amico o alleato sino a quando gli torni comodo e non gli attraversi la strada sulla quale lui tira sempre diritto anche di fronte alle righe zebrate. Ne sa qualcosa persino Giannino Petrucci che è stato messo da parte non appena il braccio destro del ricchissimo Massimo Zanetti ha puntato sull’EuroCup con l’obiettivo abbastanza scontato di disputare il prossimo anno l’EuroLega con la Segafredo assieme alla Milano di Giorgio Armani e Ettore Messi(n)a grazie ad una wild card che Jordi Bertomeu ha già pronta nel cassetto. Eppure, nonostante tutto questo vento di contestazione che soffia sulle loro teste, sia Bianchi che Aloi con la sua Ombra (Francesco Riccò) continuano a scherzare con il fuoco perdendo il loro tempo a correre ancora dietro alla Banda Osiris aiutandola ad organizzare la sua seconda convention dopo che la prima a Milano nello scorso settembre è stata un mezzo fiasco e non ha portato nessun vantaggio al movimento cestistico nazionale che fa acqua da tutte le parti. Intanto Chicco, con tre birdie e nessun bogey nelle prime undici buche, ha azzerato nel secondo giro del Royal Portrush il suo maldestro +3 di ieri e non rivincerà l’Open Championship, ma se non altro eviterà il taglio e domani sarà al tee di partenza del Major con il buon Nino Bertasio. Meno male.