Ho un lunedì tutto per conto mio: non leggo i quotidiani, tengo spento il telefonino, non ho praticamente contatti col resto del mondo se al massimo vado a far la spesa di frutta e verdura dalla Mariuccia. Stamattina per esempio ho comprato un cestello di ciliegie che vengono dalla Puglia e stasera esprimerò un desiderio addentando la prima ciliegia della stagione. Come quando hai culo e becchi una stella cadente nella notte di San Lorenzo. Poi sprofondo in poltrona davanti alla televisione con il block-notes degli appunti sulle ginocchia e da lì non mi alzo finché non avrò visto tutte le partite di basket che mi sono perso la domenica. Lo ammetto: sono un po’ strano. Anzi, parecchio. Insomma mi manca sempre un lunedì ma, come dice Max Allegri, non posso piacere a tutti e soprattutto non mi piace piacere al mondo. In più sotto canestro nessuno me la può raccontare a modo suo o, peggio, mi può abbindolare come vuole. Perché non mi sono perso niente. Neanche che Luca Baraldi somiglia molto a Indro Montanelli o che MaraMeo Sacchetti parla come Oliviero Toscani. E non ditemi che non è vero. Quindi, se al lunedì il mio blog di palla nel cestino riposa, adesso vi ho svelato il mistero. Così come non è un mistero che vado matto per le ciliegie, il frutto dei playoff che per oltre un mese mangerò a chili. E comunque è ormai l’ora del fioretto di maggio e potete credermi o non credermi ma non so ancora un solo risultato dell’ultima giornata della irregular season della serie A, né conosco gli accoppiamenti dei quarti di finale che inizieranno sabato e che seguirò in diretta giorno dopo giorno. Anche al lunedì. Promesso. Ieri prima di cena sono stato al Palaverde, entusiasta e caldo come sempre, nonostante la giornata di merda. E Treviso in gara 1 dei quarti di A2 ha piallato Rieti (73-51) giocando come meglio non avrebbe potuto nonostante l’assenza di David Logan che è il Steph Curry della De’Longhi e la guardia che anche la Reyer sognerebbe d’avere. Ora è pure vero che Bobby Jones (0/10) e Antino Jackson (1/6) peggio di così non hanno mai tirato in vita loro, ma la difesa trevigiana è stata di una aggressività e di una solidità che avrebbe chiuso in gabbia anche una pantera e buttato via la chiave. Quando dico che per vincere i playoff ed essere l’unica squadra su sedici a conquistare la promozione in serie A bisogna aver almeno lo stesso culo di Cenerentola, non credo di sbagliarmi poi di molto. Però se anche al ko di Eric Lombardi, che si è rotto il tendine d’Achille, riesci a rimediare con il sacrificio di tutti e una buona rotazione degli uomini, mutando i quintetti senza pagare dazio, allora puoi pensare due cose: uno che Max Chef Menetti non sbaglia mai la ricetta, e di questo non avevo il minimo dubbio; due che la De’Longhi può comunque volare in paradiso anche se la dea bendata non le è stata sempre vicina durante la stagione e Imbrò e Severini stavolta hanno sparacchiato male: entrambi uno su sette nelle triple. L’mvp per Davide Alviti (16 rimbalzi), ma anche il dominio di Tessitori e Chillo sotto canestro, il risveglio di Burnett e il coraggio di Uglietti sono stati gli ingredienti di una sfida fortunata che si replica domani sera e che si preannuncia senz’altro più equilibrata soprattutto se Logan dovesse di nuovo stare a riposo. Se invece non lo sapete ancora, sono dispettoso e vi dico in un orecchio come sono andate a finire stanotte le due gara 7 nella Nba: Toronto-Philadelphia 92-90 (41 di Kawhi Leonard) e Denver–Portland 96-100 (CJ McCollum 37 punti). Di modo che le finali di conference saranno a est tra Bucks e Raptors e a ovest tra Warriors e Trail Blazers piaccia o non piaccia a Bonfardeci (ma anche undici), Tranquillo (Ciccioblack) e i suoi compari della Band dell’Osiris che strillano come invasati anche per due tiri liberi di Evan Turner che se li avesse sbagliati sarebbe stato da ridere. E così ho finito per parlare di basket pure al lunedì quando piuttosto avrei voluto occuparmi di Jannik Sinner (nella foto, ndr), il diciassettenne ragazzino della Val Fiscalina che gioca a tennis come un grande. O almeno così a me è sembrato nel match vinto sul campo centrale degli Internazionali di Roma contro il californiano Steve Johnson che è stato anche numero 21 al mondo. Ebbene non ci crederete, ma ieri sera ho preferito lui alla Juve. E non perché me la sentissi, e non ci voleva molto a presagirlo, che i bianconeri avrebbe lasciato i tre punti agli affamati lupi del buon Claudio Ranieri, ma perché i colpi del leoncino nato a San Candido, in Val Pusteria, mi avevano davvero stregato e incollato al televisore. Mi piacerebbe conoscere il parere del maestro Gianni Clerici su Repubblica, ma da quel poco che ne mastico di volèe e di rovesci questo Sinner, benedetto dal Signore, è un fenomeno che presto sarà sulla bocca di tutti. E non perché parla il tedesco molto meglio dell’italiano. Gli mancano semmai dieci chili, lo ha detto anche Laura Golarsa pure lei incantata dal simpatico altoatesino con la criniera rossiccia che gli copre le orecchie. Ma per il resto non gli manca niente. Neanche la paura di smarrirsi crescendo perché sa per primo che diventerà presto famoso e magari anche ricco. La mamma cameriera e il padre cuoco, che gestiscono un rifugio nella splendida valle che d’inverno si raggiunge solo con la slitta e le pelli di foca, sono stati genitori severi ed infatti s’intuisce subito che Jannik ha avuto un’ottima educazione. Mai un gesto fuori posto. La testa già sul collo. Lo sguardo sbarazzino e intelligente. E un luminoso futuro davanti. Incrociando le dita.