E’ davvero brutto invecchiare ma c’è modo e modo

 

ferilli

Eravamo quattro gatti all’ultimo spettacolo. Proprio quattro: uno, due, tre, quattro. Ci siamo contati. Una strana coppia lassù in piccionaia: forse due innamorati che mi piace pensare che anche si sbaciucchiassero di tanto in tanto. Un anziano con la barba e una tosse fastidiosa. E io in terza fila, giusto in mezzo alla sala, con tutto lo schermo per me davanti. Sprofondato nella comoda poltrona in velluto rosso. Sognando da papa di poter fumare anche una vietatissima Marlboro. Quattro gatti come alla prima di Alex l’ariete. Con Alberto Tomba e Michelle Hunziker. Per la regia di Damiano Damiani e la produzione di Vittorio Cecchi Gori e Rita Rusic, ex marito e moglie. Che è stato un insuccesso senza precedenti. Il film drammatico sul serio, più che thriller, venne infatti visto da 567 spettatori in tutto e incassò neanche otto milioni di lire, meno di quattromila euro. Allora, nell’estate del 2000, non mi fu difficile ipotizzare che Alex l’ariete sarebbe stato un flop clamoroso. Del resto la Bomba nella vita ha saputo fare bene una cosa solo: divinamente sciare. Mentre che la Hunziker fosse negata a recitare, questo l’avevo intuito e l’ho definitivamente capito poco tempo più tardi a Striscia con Ezio Greggio. Quando ho scambiato le sue false risate per i nitriti di una cavallina di razza svizzera e comunque non da Gran Premio. Pensavo anche sbagliando che al martedì e al mercoledì i cinema fossero affollati di tifosi nerazzurri e rossoneri che non sono abbonati a Premium per le partite di Champions. In verità c’era la coda al botteghino della multisala per entrare a vedere Perfetti sconosciuti, però direi una bugia se vi raccontassi che Forever Young ha tradito le mie attese. Semmai il film di Fausto Brizzi, nel quale ha una parte secondaria anche la moglie, Claudia Zanella, realmente incinta di qualche mese, è un buon intreccio di un poker di storie che soltanto un over 55nne può però davvero apprezzare e capire. I giovani al massimo lo possono trovare paradossalmente divertente e farsi pure quattro risate grasse. Per esempio nel colloquio-gag di lavoro tra il prete Frassica e Lillo, il dj scoppiato, ma l’amara ironia della commedia è cosa nostra. Cioè di sessantenni, o giù di lì, che non sanno invecchiare. Come Fabrizio Bentivoglio che va a letto con un ventenne che tradisce per una sua coetanea perché gli anni 80 erano tutti un’altra musica. Ed è goffo, ridicolo, triste quando si agita in discoteca. Come Sabrina Ferilli estetista di 49 anni che li dimostra tutti e si trascina in casa il figlio della sua migliore amica (Luisa Ranieri) magari solo per bere insieme un Cynar, penso io: contro la monotonia della vita moderna. Come Teo Teocoli, avvocato settantenne, che è sempre in competizione con il genero ciccione (Stefano Fresi) e vuole correre la maratona di Roma, ma giocando a tennis per poco non ci rimane stecchito. Insomma sono uscito dal cinema a mezzanotte e mi sono sentito molto più vecchio del mio doppio sei, ma anche ho capito che c’è modo e modo d’invecchiare: basta saper convivere con gli anni che hai e sei a cavallo. Magari con i nipotini sulle ginocchia. E comunque di Fausto Brizzi ho preferito Ex e il suo piccolo libro Ho sposato una vegana. “Claudia non era nel letto e nemmeno in cucina. La trovai in terrazza. Era inginocchiata a terra, china su un vaso e brucava allegramente dell’erba. Avete letto bene. Brucava”. Stasera ho la Champions e non vado al cinema. Tutti sognano una Waterloo della Juve a Monaco di Baviera. Ma non sono bianconeri. Io sono solo curioso di vedere come giocheremo. C’è modo e modo anche di perdere. E spero che la squadra di Max Allegri scelga il meno indolore. Di pallacanestro invece scriverò domani. E comunque non avevo ancora finito di parlar bene di Milano che quella mi è andata subito a cadere ieri sera a Trento in Eurocup. Quando imparerò mai a cucirmi la bocca? Forse a novant’anni.