Gnocchi e gulasch col Paron come i Wright e Ricciolino

mulin ve cioPotevo scegliere tra tre partite del sabato sera dopo cena: Trento-Milano, Cantù-Venezia e Reggio Emilia-Pistoia. Di ritorno da un pranzo d’altri tempi. A Gradisca d’Isonzo. “Che scorrendo mi levigava come un sasso”, ricordava Giuseppe Ungaretti. A casa del Paron, Tonino Zorzi. Con Frank Vitucci. Al quale hanno offerto d’allenare una squadra in Cina. Di cui mi ha anche detto il nome. A nord comunque. Quasi ai confini con la Corea. Così gli ho chiesto se era diventato matto. A meno che non lo riempiano di dollari sicuri. All’HostariaMulin Vecio”, storica osteria friulana. Perché l’Isonzo divide Gradisca da Gorizia e dai giuliani. Gnocchi e gulasch. Che Luca e Cesare cominciano a cucinare di buon mattino. Così poi si taglia senza coltello. Tra paioli in rame che pendono dal soffitto di legno e tavolate piene d’allegria. La prossima volta assaggerò il minestrone di pasta e fagioli. E i crauti con i wurstel preparati secondo la tradizione della defonta, ovvero del defunto impero asburgico. La prossima volta magari porto anche l’Orso Eleni. Che di questa locanda diventerebbe matto. E Max Chef Menetti che forse la conosce già. Avendo la cara mamma di queste fantastiche terre. E tra le tre partite ho scelto proprio la più sgangherata di tutte: Reggio Emilia-Pistoia. Che avremo visto al massimo in quattro: Niccolò Trigari, io e altri due gatti. E non perché mi diverte ogni volta stupirvi. Ma perché la curiosità era tanta di capire come una squadra, la Grissin Bon, che ad inizio campionato, invero prima dell’infortunio di Cervi, avevo pronosticato da settimo, ottavo posto, o intorno a quelle bande, fosse invece dopo sei giornate la Cenerentola della serie A. Senza zucche e senza quindi una carrozza per salire a castello e partecipare al gran ballo dei playoff. Può anche darsi che mi sia sbagliato. Succede. E non mi sarei vergognato d’ammetterlo adesso se alla quattordicesima bomba inesplosa, sette di Reggio e sette di Pistoia, avessi perso la pazienza e fossi passato a seguire in televisione i duellanti del Bondone o di Desio. Rileggendo gli appunti avevo infatti scritto a metà del secondo periodo e a tre minuti dall’intervallo lungo: c’è sempre un granello di sabbia nella GrissinBon che guasta l’ingranaggio e rompe il ritmo. Quando non sono due: per esempio Sanè e Markoishvili, imbarazzanti, ma pure Mussini e De Vico. Che almeno in A2 a Biella qualche canestro da tre anche lo azzeccava e ci metteva l’anima. Un’angoscia, una disperazione, una partitaccia. E la Flexx ancora peggio. Tanto che mi viene ora da chiedermi: come ha fatto nelle prime due giornate a battere l’Orlandina e Brindisi? Evidentemente perché la siciliana del Patat(in)a Di Carlo e la pugliese del Tigre Dell’Agnello sono persino più scarse. Mentre non accetto che si creda che Pistoia è andata in tilt dopo il grave infortunio capitato a McGee dal momento che l’ex reyerino campione d’Italia era già disperatamente ai ferri corti da un pezzo con Vincenzino Esposito. Il quale non vorrei abbia perso la trebisonda dopo essere stato nominato nel maggio scorso allenatore dell’anno. La Grissin Bon è solo Della Valle, cuore e talento puro: continuo a leggere dal block notes. Quando all’improvviso s’infiamma Julian Wright e l’altro Wright, Chris, appena arrivato, infila finalmente una tripla nel canestro stregato. E cambia tutto. La Fleex è due volte raddoppiata: 44-22 e 74-37. Solo sei punti di Pistoia nel secondo quarto. E il neo azzurro Gaspardo? Please, non avete una domanda di riserva? Probabilmente serviva un torello come l’ex Fiat accanto al mio Ricciolino delle meraviglie. Sicuramente la serenità non era più di casa nella Grissin Bon. Così come il sospetto in città che Alessandro Frosini avesse sbagliato in pieno la campagna acquisti. Forse perché queste cose a Reggio si possono ancora pensare e dire. Mentre a Milano tutti le pensano e di Proli sparlano solo alle spalle. Fatto sta che Alessandro Dalla Salda ha tenuto duro con Max Chef e l’ha lasciato ai fornelli quando il mondo intorno a Mamma Rosa, ingrato e asino, avrebbe invece voluto buttarlo fuori dalla cucina a pedate sul fondo schiena. Bravo. Ora non so se la grande Erre biancorossa ha svoltato l’angolo dopo il 90-42 sbattuto in faccia alla raccapricciante Pistoia. Credo che ci voglia ben altro. Però, prima di cancellarla dalla lista dei playoff, ci andrei piano e intanto corro a vedere il seguito di Cantù-Venezia che ho lasciato sul 2-17 del quarto minuto: 7 di Bramos, 2/2 da tre di Haynes, schiacciatona di Watt e buonanotte: sono andato a nanna. Oggi ho una domenica pesante e ancora sei partite da seguire in tivù. Per poi discuterne domani insieme al Paron che sta tornando in forma e sarà pronto a marzo per sfidarmi di nuovo a golf. A patto che chi vince stavolta paghi il conto all’osteria del vecchio mulino. A Gradisca. Dove mi piacerebbe invitare anche Boscia Tanjevic. Sicurissimo che pure lui gradirebbe questo posto di stampo antico. E unico.