Non ci volevo credere. Anche se me l’avevano detta al telefono in più d’uno e si era amaramente riso tutti insieme. Come per Varese-Paok Salonicco di Champions persa ieri sera dalla squadretta di Paolo Moretti e riproposta oggi pomeriggio in differita su Raisport con un audience che posso immaginare pazzesco. Kangur ancora virgola, 2/19 nelle bombe, un pianto greco, meno chiacchiere e qualche soldino. Bulgheroni e Coldebella si rimbocchino allora le maniche e comprino meglio, altrimenti tanto vale confessarlo: non siamo da playoff e neanche da Coppa fragola in Europa. Così la bella gente di Masnago almeno non si sentirebbe presa in giro e non leggerebbe più, come le consiglio, la Gazzetta che non gliela racconta mai giusta. Nè, per amor del vero, Moretti può ora chiamarsi fuori quando, non più tardi dell’altro ieri, era entusiasta dei giocatori che la società gli aveva dato da allenare. Non ci potevo credere, ma poi me l’ha confermata Lorenzaccio Sani e allora ve la vado a spiattellare subito questa storia grottesca. La Virtus di Bologna domenica ha giocato a Ferrara e di nuovo è stata battuta. Come del resto una settimana prima in casa da Ravenna. Dove pensavo si giocasse solo a pallavolo e non anche a palla nel cestino. O forse sono io ad essere rimasto indietro con gli anni. Ma la notizia che meraviglia e fa sorridere, sempre per non piangere, è come la Segafredo è stata trascinata al supplementare dai giovani estensi. Segna Rosselli da tre: 64-67. Mancano otto secondi alla fine e in cinque Ferrara non riesce ad effettuare la rimessa in gioco. La Virtus ha dunque la palla in mano, ma la perde e Moreno con una tripla fa pari e patta. Capita. No, non può succedere. Neanche all’asilo Mariuccia. Perché sarebbe bastato commettere fallo e al massimo i bolognesi avrebbero beccato due punti dalla lunetta e un altro paio però anche in classifica. Alessandro Ramagli è il tecnico che Albertone Bucci ha scelto quest’estate per la Segafredo: altrimenti, chiese dopo la clamorosa retrocessione in A2, cosa ci sto a fare io qui? Giusto, caro presidente. Anche se, a mio modesto parere, ce ne erano ancora molti d’allenatori a spasso, e forse pure migliori, senza dover strappare, quasi con la forza, il livornese a Siena. E comunque il manico si può sempre anche cambiare se alla tua squadra urli di far fallo e quella manco ti dà bada. O, peggio, non le dici proprio nulla e la spingi al suicidio. “Eravate abituati troppo bene con Ginobili”, ha poi detto Ramagli ai giornalisti di Basket City che si domandavano come avessero potuto le vu nere perdere una partita del genere. E’ vero. Ma anche eravamo abituati, gli avrei risposto fossi stato tra loro, ad un allenatore come Ettore Messina. E men che meno a un direttore sportivo come Julio Trovato, spalla destra di Pietro Basciano, presidente della Fondazione, nonché di Trapani e della Lega di A2, che al vernissage della Virtus sponsorizzata Segafredo si è presentato in infradito, giacca militare, camicia verde, capello spiritato, occhiali bianchi e neri. E per favore adesso non chiedetemi anche perché l’Avvocatone, Gigi Porelli, si è rivoltato nella tomba. Piuttosto ascolta il nonno che nove volte su dieci non si sbaglia: si raccomandava un tempo ai nipoti. E stamattina mamma Rosa mi ha ascoltato seppur con due giorni di ritardo. Ieri infatti mi ha letto e oggi mi ha dato finalmente retta dedicando una pagina intera a capitan Aradori e al figliol prodigo Cervi che se l’erano strameritata domenica con la gran partita giocata a Trento. E non importa se Francesco Pioppi, il giovane collaboratore della Gazzetta da Reggio Emilia, non ha domandato ai due azzurri se non si sentivano per caso anche un po’ frustrati dal fatto che Giannino Petrucci ha negato scandalosamente a entrambi, come del resto a tutti gli altri italiani della GrissinBon, il piacere di confrontarsi e di migliorare facendosi le ossa in EuroCup. Ma non si può pretendere tutto dalla vita: ci vuole del coraggio e, lo capisco, non è facile. Soprattutto a 32 anni e senza un contratto di lavoro a tempo indeterminato. A domani. Che vi devo dire due cose anche su Stefano Tonut che non ha giocato in Ucraina dove la Reyer è stata di nuovo sconfitta in Champions. Stavolta dal Khimik che non è il Khimki di Mosca allenata sino all’anno scorso da Rimas Kurtinaitis e ora da Dusko Ivanovic. Così tanto per capirci.