Fuggi fuggi da Milano: Abass vorrebbe andare al Bayern

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Ogni qual volta penso all’Olanda del basket la prima cosa che mi viene in mente è una battutaccia: non possono i Paesi bassi avere una sola chance di successo nello sport che è il regno dei giganti. Ed infatti non credo che domani a Treviso gli Oranges debbano far paura alla pur rabberciata nazionale di MaraMeo Sacchetti. Che per la verità ricorderà molto bene quella semifinale degli Europei del 1983 a Nantes. Quando l’Italia di Sandro Gamba e dei magnifici tre torinesi, Charlie Caglieris, lui e Renzo Vecchiato, ebbe facilmente ragione dell’Olanda e poi conquistò la medaglia d’oro nell’ultimo duello con la Spagna. Io c’ero. E la notte nessuno andò a dormire. A parte Oscar Eleni e Pierluigi Marzorati. E Dino Meneghin ci portò tutti a far festa al night sotto braccio a Zelio Zucchi, il mitico inviato del Corriere della sera che noi chiamavamo Armaduk come il cane da slitta di Ambrogio Fogar che era andato a recuperare al Polo Nord su un aereo con gli sci sotto le ali. Da allora non ho altri ricordi degli olandesi sino al torneo dello scorso fine luglio a Trento in vista degli sciagurati Europei di settembre. Riccardo Cervi in lunetta: secondo tiro libero a segno e il numero 33 arancione che alza il gomito a rimbalzo (e a sproposito) sulla faccia di Danilo Gallinari. Il quale prima reagisce con uno spintone e poi con un terribile gancio alla mascella di Jito Kok fratturandosi la mano. Una brutta storia. Sulla quale non mi va più di tornare. E che non avrei nemmeno voluto rivangare se domani sera Kok non fosse della partita del Palaverde e non affrontasse gli azzurri che di lui si sarebbero voluti in fretta anche dimenticare. L’Olanda ha già battuto la Croazia, ma ha perso con la Romania. Quindi cosa s’ha da pensare? Che con le buone più che con le cattive la batteremo lo stesso. Tre assenze pesanti: Pietro Aradori, Alessandro Gentile e Andrea Crosariol che, bene o male, ci avrebbe fatto comodo essendo Cusin impegnato in EuroLega e per altro neanche visto un secondo in campo con il Fenerbahce. Oltre a quelle di Cervi e Tonut che non sono ancora al top e per questo non nascondiamocelo: le loro società hanno preferito tenerseli a casa. Luca Vitali, Amedeo Della Valle, Awudu Abass, Davide Pascolo e Christian Burns per cominciare. O anche Ariel Filloy nel primo quintetto di Sacchetti. Poi il figlio Brian, l’altro Vitali (Michele), Fontecchio, Flaccadori, Paul Biligha e non necessariamente Raphael Gaspardo. Una nazionale parecchio scontata, piccola e fragile, ma che in fondo nell’emergenza nemmeno mi dispiace e, anzi, mi fa un sacco di tenerezza. Certo molto dipenderà dalla luna dei due milanesi che a Firenze ce l’avevano sicuramente di traverso. Soprattutto Pascolo che un tempo era Dada il guerriero di Notre Dame, mentre adesso, quando passa la palla, mi sembra più il Dadaumpa delle gemelle Kessler. Stavolta però non sarò presente all’evento e non vedrò neanche Italia-Olanda delle 20.15 su Sky: domani è il mio 48esimo anniversario di matrimonio. Sforzatevi di capirmi e comunque tranquilli: si giocherà ugualmente. Ho fatto di nuovo tardi, ma oggi almeno ho la scusa pronta: mi sono perso dietro all’Armani Exchange in EuroLega. Un’altra sconfitta, la 16esima in 23 partite: una pena infinita. 89-70 a Istanbul. E dopo Cantù in Coppa Italia (105-87, primo tempo 57-38) a Milano non sarebbe andata poi nemmeno tanto male se Obradovic, che ha un cuore, anche se non sembra, nella ripresa non avesse utilizzato in abbondanza le seconde linee Melli, Guler, Ahmet e Egehan, oltre a Thompson (15), lasciando riposare per tutto l’incontro Gigione Datome sempre in pigiama da notte. Vi basta? O devo pure raccontarvi che nel secondo periodo la barca ha fatto acqua affondando dal 25-22 al 46-26 senza neanche buttare a mare le scialuppe di salvataggio? L’unico che difende ancora nell’Armani è Simone Pianigiani che dovrebbe piuttosto attaccare tutti all’attaccapanni mandandoli a quel paese non solo con le braccia, ma a pedate sul sedere sino allo spogliatoio e in sala-stampa. E invece mi tocca leggere che Pascolo se ne vuole andare, magari con il suo agente alla Virtus, e sentire che Abass si è già promesso al Bayern Monaco di Sasha Djordievic. Robe da matti. Peggio del cazzotto che il Gallo ha rifilato a Uovo alla Kok.