Bargnani e Belinelli tra i colpevoli del flop di Petrucci

 

belinelliNon ho mai usato il preservativo in vita mia. Difatti non ho neanche la più pallida idea di quanto possa costare una confezione di Hatù. Felice d’aver voluto due gemelli uno meglio dell’altro, anche se così diversi, quasi l’opposto, e da loro tre nipoti che sono la luce dei miei occhi. Preferendo avere la lingua sciolta, senza peli e senza cappucci. Piuttosto che dire e non dire e non essere capito. Così adesso vivo la vita scrivendo la prima cosa che mi passa per la crapa. Per esempio avevo un dubbio: Hatù si scriverà con l’accento o senza? In entrambi i modi. Con l’accento se è la storica azienda di produzione e commercializzazione di profilattici di Casalecchio di Reno, dove gioca la Virtus Bologna. Senza accento dopo che nel 2010 è stata acquisita da una società britannica. E così ho scoperto anche perché si chiamano goldoni. Dal commendator Franco Goldoni che li inventò quasi un secolo fa. Dove eravamo rimasti? Ora rammento e non rammendo: alla barzelletta che Giannino ha raccontato a Mamma Rosa ieri l’altro. “Dovete osannarci come l’Italia di Conte”. E perché mai? Perché abbiamo costretto la Croazia all’overtime con una tripla di Pietro Aradori che calpestava la linea da tre punti o perché per un niente non siamo andati alle Olimpiadi di Rio de Janeiro? A volte penso che bisogna proprio pensarle di notte per inventarsi queste baggianate. Ma come? Gli italiani del basket sono tutti incazzati neri per la Caporetto di Torino e Petrucci ha ancora la faccia tosta di chiederci una standing ovation? Lascio perdere che è meglio. Chiedendomi solo come abbia potuto Max Oriani trattenersi dal replicare: “Ma presidente, non le sembra d’averla sparata troppo grossa?”. Ma ho anche troppa stima per la prima firma della Gazzetta per non dubitare che sia venuto pure a lui da ridere. Per non piangere. Con Oriani ho avuto difficilmente da ridire. E’ un bravo ragazzo e lo leggo sempre volentieri. Non ho magari la Nba nel sangue come lui e nemmeno frequento le sue fanatiche compagnie, io tifo Juve e lui Milan, su Ciccioblack abbiamo pareri diametralmente opposti, ma per il resto potremmo anche andare d’amore e d’accordo se non fosse che siamo permalosi entrambi, persino peggio di Ettore Messina, e quindi quelle rare volte in cui c’incontriamo di sfuggita in un palazzetto non ci buttiamo di sicuro le braccia al collo. Però deve anche sapere che a Reggio Emilia gli ho forse pure salvato la vita: lo cercava Nando Gentile che mi domandava quale faccia avesse ed ho finto di non individuarla in quel bordello che è la tribuna-stampa del Palabigi. Chiusa la parentesi, ho sotto gli occhi proprio la pagina 28 di Mamma Rosa nella quale Oriani prova a capire le ragioni di un flop azzurro che lui chiama fallimento e io Caporetto arrivando magari a denti stretti, ma onestamente, alle stesse conclusioni che da un pezzo sono i miei chiodi fissi e il mio tormentone preferito. “Una nazionale incompiuta e modesta”: okay, il titolo è giusto. “Mancano lunghi di qualità, squadra sovrastimata in tecnica e mentalità”: va bene anche il sommario. Poi, entrando nello specifico, le cinque domande a cui rispondo secco. 1. Siamo sicuri d’essere così forti? No, non l’ho mai pensata come Giannino. 2. E’ stata giusta la scelta di Messina? No, io avrei tenuto Simone Pianigiani con il quale saremmo andati a Rio al 99 per cento. 3. Petrucci ha colpe? Poche storie: è il principale colpevole. 4. Cosa è mancata in campo? La forza dei nervi distesi perché, giocando in casa e avendo evitato la Serbia e la Francia, che ci avrebbero massacrati, avremmo dovuto battere tranquillamente la Croazia non nella partita che contava una pizza e birra ma nella finale con gli arbitri che sapevamo essere dalla nostra parte. 5. Ma alla fine di chi è la colpa? E ridagliela: di Giannino. Ma anche di due clamorosi bluff: il Mago Bargnani e l’uomo mascherato, Marco Belinelli, che solo Tranquillo e i bolognesi continuano a coccolare e a considerare degli autentici fenomeni. Sì, magari nel luna park della Nba e al baraccone dei pesciolini rossi: quattro palline, un dollaro oppure dieci tiri, due dollari. Finalmente anche Max ha capito che “la tempistica che ha portato Messina alla guida della nazionale è stata infelice” e mi ha persino copiato sostenendo che “la scelta di Petrucci di precludere l’EuroCup a quattro club non può che impoverire un movimento” già fiacco e con scarsa esperienza internazionale. Ci siamo? Direi di sì. O quasi. Anche se mi permetto di dissentire da Oriani in un punto. Dove massacra nuovamente Alessandro Gentile scrivendo del figlio di Nando che “è imbarazzante per pochezza, atteggiamento e rendimento”. Perché tanto accanimento? Cosa gli avrà mai fatto di male? Lo scopriremo vivendo. A domani. Quando farà meno caldo, saranno tuoni e fulmini, e il mio tormentone non si fermerà di certo per quattro gocce di pioggia e neanche di fronte a una tempesta di vento, grandine e trombe d’aria. Sono abituato a molto peggio. Solingo augellin venuto a sera.