I miei fricchettoni del ’93 erano meglio del Gallo e soci

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Stefano Michelini andrà per la Rai alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Ettore Messina invece resterà a casa. E non vi chiedo neanche dove stia l’errore perché il mondo va ormai alla rovescia e non ci si deve più meravigliare di nulla. Stefano Michelini della Beverara è poi un caro amico e mi ha sempre detto che di lui posso scrivere tutto quello che voglio. A patto che non gli tocchi le tagliatelle di Nonna Rosa, nel cuore della Bolognina, e Riccardo Cervi a primavera che è tornato a Reggio Emilia. Ricordate la canzone di Cocciante? “Io rinascerò, Cervo a primavera”. Ecco, una cosa del genere. La nazionale del basket è fuori dai Giochi mentre ai Giochi dei cinque cerchi ci sarà Eddy Denbinski o come cavolo si chiama. Così se avevo una mezza idea di volare a ferragosto a Rio de Janeiro, dimenticandomi la Tigre alla Malpensa, l’ho subito accantonata. Non mi potrei infatti mai perdonare d’essermi perso le sue interviste esclusive dal Maracanazinho nelle notti magiche di questa calda estate italiana. Quando si avvicinerà a Mike Krzyzewski e gli domanderà in perfetto polacco perché non ha cacciato Draymond Green dal Dream Team dopo che la star irrequieta dei Golden State è stata arrestata per rissa e adesso rischia tre mesi di galera. E Coach K lo guarderà stranito: “Ma che lingua parla? Io sono di Chicago”. Come è anche molto strano che abbia imparato a scrivere Krzyzewski e non ancora Dembinsky. Misteri gaudiosi. Sono a Jesolo Lido insieme a Danilo Gallinari. Per la verità ci dividono un paio di chilometri di spiaggia: lui è alla Beach Arena di piazza Brescia con duecento ragazzini tra i piedi, ai quali regala selfie e autografi; io al villaggio-bunker del golf col mio nipotino che si cambia di maglia ogni due secondi: ora ha quella di Ricciolino Della Valle, ora quella che gli ha regalato Alessandro Gentile. Il Gallo veste invece Adidas e porta gli occhiali da sole. Che coprono gli occhi gonfi di lacrime e nascondono la sua delusione per la Caporetto di Torino. Come ha narrato il poeta del posto. Ne scrivono tante i giornali dice la gente e a volte non ha proprio torto. Per esempio sempre la Nuova ha lunedì titolato: “Venezia abbraccia SuperPippo” e tu pensi ad un oceano di tifosi assiepati intorno al piccolo centro sportivo del Taliercio che tirano il collo per assistere al primo allenamento dei neroverdi di Inzaghi e di Tacopina. Poi leggi la cronaca dell’evento e scopri che sulla tribunetta c’erano a farla grande trenta persone. Venezia è ormai davvero una città disabitata: difatti presto Napoleone Brugnaro la declasserà da Serenissima Repubblica a frazione del comune di Mestre. Oggi, in vista delle Olimpiadi, si sarebbero dovuti radunare gli azzurri di Ettore il Messi(n)a che nel ’93 a Karlsruhe chiamavo i fricchettoni. Questi non sono molto diversi da quelli che agli Europei di Germania avrebbero dovuto spaccare il mondo e poi invece vinsero una sola partita con Israele e persero le altre quattro con Lettonia, Grecia, Spagna e Russia. Quelli erano Coldebella, Gentile, Pittis, Tonut, Rusconi. Alberto Tonut, il papà di Stefano, era la chioccia. Nando Gentile aveva 26 anni e aveva appena fatto rumore il passaggio dalla sua Caserta alla Stefanel Trieste di Boscia Tanjevic. C’erano anche il giovane Myers, Iacopini, Carera e Paolo Moretti, il papà di Davide. Giannino Petrucci può pensarla come vuole, ma quella nazionale era più forte di questa e quindi anche più freak se è crollata ai piedi di una squadra di terza fascia, la Croazia di Aza Petrovic, non certo un’aquila, con tre buoni giocatori: Bojan Bogdanovic, Simon e Saric. E aggiungetevi pure Planicic. Ma a basket si gioca in cinque e se il quinto è Ukic, lesso e bollito, ancora mi domando come abbiano potuto vincere il confronto con i nuovi milionari Gallinari, Belinelli, Bargnani, Datome e Alessandro Gentile. Almeno Ettore Messina, che è il secondo miglior allenatore d’Europa se il primo è Zelimir Obradovic, è un gran signore. Difatti si è rovinato il fegato a Torino per niente. Nel senso che non ha comunque chiesto un euro a Giannino Petrucci. Il quale da parte sua ha regalato l’organizzazione del preolimpico alla Rcs (Corrierone e Mamma Rosa). E così adesso magari anche voi cominciate a capire tante cose che a me invece sono ben note da tempo. Mentre il Danilo dei Denver Nuggets, 14,2 milioni di dollari per contratto quest’anno e quasi 15 garantiti nel 2017-18, non ha certo partecipato gratis al camp di Jesolo o credete ancora che i bambini nascano sotto le foglie dei cavoli bagnate dalla rugiada? E non vi dico neanche quanto il Gallo ha intascato dagli organizzatori del lido perché potreste restarci male. Anche se quasi la metà di quel che l’estate scorsa ha comunque preso il Mago de Roma  per sorridere ai piccoli fans almeno tre volte al giorno. Cheese.