Diop alla Virtus, Weems a Tortona e Caruso forse a Milano

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Ma lo sa la Gazzetta dello sport (e dell’Inter) che ci sono i playoff di basket? Penso e spero proprio di no distraendosi dietro al Ghiro d’Italia. Dal momento che domani si gioca la prima semifinale al Forum tra l’Armani di Milano e il Banco di Sardara e da una settimana il giornale di Mamma Rosa, sempre più ingrassata dagli sponsor occulti, e di Papà Urbano Cairo, sempre con i granchi nel portafogli, si occupa di tutto tranne che della nostra povera palla nel cestino. Persino della polo con il coccodrillo novantenne di Renè Lacoste e di quella con il furbo cavallino di Ralph Lauren o degli occhiali che portano Maverick Vinales e Matteo Berrettini, che oltre tutto nemmeno mi piacciono, alle quali ha dedicato ben quattro delle sue dieci pagine non di calcio che mi auguro siano state almeno profumatamente unte. Negli Anni 80’ si diceva che la pubblicità era l’anima del commercio e con Paolo Rossi ai Mondiali di Spagna la Gazza arrivò a vendere anche un milione di copie il lunedì successivo all’indimenticabile domenica sera del 3-1 alla Germania (gol di Pablito, Schizzo, Altobelli e Breitner: io c’ero). Adesso invece si sostiene che la pubblicità ha perso il suo potere di distrarre e convincere le persone a comprare una cosa invece d’un’altra. Mentre l’edicolante in piazza mi confidava d’aver venduto ieri le solite quattro copie quotidiane della Gazzetta nonostante la doppietta di Lautaro Martinez nella finale di Coppa Italia. Non so se ci siamo capiti.

Non è comunque mia intenzione dare lezione di giornalismo a nessuno. Men che meno ai palloni gonfiati e alle mozzarelle in carrozza di Cairo. Anche perché mi manca il tempo e ce ne vorrebbe moltissimo da perdere per tentare di far cambiare idea ai capoccioni della Gazzetta che oggi hanno deciso di dedicare mezza pagina alla pallavolo femminile e al mio amico Lollo Bernardi che il prossimo anno allenerà l’Igor Gorgonzola Novara. Bravi. Ma mi sarebbe piaciuto anche leggere due righe sulle azzurre di LardoLino impegnate a Vigo in amichevole con le forti spagnole di Miguel Mendez. E invece niente, nemmeno il risultato al 40esimo. Che ve lo dico io: è stato di 55-44 in favore della squadra che ha giocato in casa ed è stata avanti per tutta la partita. A meno che non mi sia sfuggito di leggere il tabellino scritto in piccolo. Ma non credo. Visto che per la verità sfoglio ormai la Gazzetta solo al tavolo del bar quando non tutte le mattine vado a fare colazione. Tra una brioche alla crema e un succo d’arancia. Come faceva l’Avvocato Porelli con il Resto del Carlino salendo dal primo piano all’ultimo del grattacielo in via Aldo Moro a Bologna dove aveva l’ufficio di presidenza della Lega Basket.

Della deprimente eliminazione della Reyer dai playoff la Gazzetta in settimana non ha fatto nemmeno un accenno. Eppure Napoleone Brugnaro sperava almeno nella finale-scudetto non avendo mai speso così tanto in vita sua. Gli stipendi di giocatori e tecnici oro-granata non sono stati infatti mai così alti come in questa stagione. Ovvero superiori a complessivi quattro milioni e mezzo (esentasse). Però non voglio nemmeno polemizzare con il grandissimo Olivetta Spahija che pur è stato eliminato al primo turno della final eight di Coppa Italia. Così come è uscito al primo turno degli ottavi di EuroCup, che Venezia era partita per vincere, e al primo turno dei quarti dei playoff (1-3 con Sassari). Manco una parola in rosa è stata nemmeno spesa sugli arbitraggi che negli ultimi tempi, per la regia di Citofonare LaMonica, sono stati uno peggio dell’altro o sul fischietto Michele Rossi da Arezzo sospeso chissà sino a quando. E così potrei andare avanti per ore a snocciolare temi di pallacanestro sui quali i quattro o cinque giornalisti della redazione di basket della Gazzetta avrebbero potuto sbizzarrirsi e invece hanno fatto tutti finta di nulla. Oppure sono partiti volontari nei paesi alluvionati dell’EmiliaRomagna e allora mi scuso. Però la notizia del Lele Molin che ha lasciato ieri l’altro Trento per andare a fare il vice di Spahija alla Reyer e magari sostituirlo prima del prossimo panettone di Natale, qualcuno di loro al telefono poteva anche darla. O chiedo troppo? Non penso.

Domani scriverà DindonDan Peterson sulla Gazzetta: potrei scommetterci. E parlerà bene di tutti: pure questo è scontato. Persino del Messi(n)a che non ha mai amato. E ci racconterà che Olimpia e Virtus giocheranno la finale-scudetto anche se non sarà facile sbattere fuori le squadre di Pallino Sardara e di Beniamino Gavio che ha fatturato nel 2022 persino più del gruppo Armani. Il quale pure ha chiuso con ricavi netti pari a 2,35 miliardi in crescita del 16,5 per cento rispetto all’anno prercedente nonostante tutti i soldi che ha buttato via per le scarpette rosse che non hanno conquistato nemmeno i playoff d’EuroLega e ci mancherebbe solo che, dopo la SuperCoppa e la Coppa Italia, non vincessero neanche lo scudetto della terza stella. State freschi invece se vi aspettate di leggere domattina sulla Gazzetta qualcosa, non so, su Treviso dove non ci si capisce più una fava di cosa stia succedendo e in verità nemmeno io sono arrivato a comprendere perché il buon Andrea Gracis sia stato costretto ad andarsene dopo 9 anni e Marcelo Nicola abbia le ore contate proprio nella stagione in cui è stata per la Nutribullet un’impresa salvarsi con i quattro soldi che la De’Longhi e il Consorzio hanno sganciato a Paolo Vazzoler.

Ribolle il mercato del basket, ma figuratevi se la Gazzetta s’umilia a scrivere di questo. Bene, lo faccio io, così non rompete e sino a lunedì non ci si sentiamo con le pagelle agli arbitri: promesso. Partendo dagli allenatori e dalle quattro società di serie A che non so cosa aspettino ancora a sceglierlo. Lo posso immaginare: attendono che Re Tentenna, Mauro Ferrari, si decida se Dio vuole a confermare o meno Alessandro Magro, il Fornaretto di Siena con il quale ha vinto la Coppa Italia e non può dimenticarsene. Perché Magro lo vorrebbe Napoli, altrimenti il nuovo giemme Dalla Salda dirotta su Artiglio Caja. Perché Ray-ban De Raffaele è il primo candidato a sostituire eventualmente Magro alla Germani. Reggio Emilia e Trento sono invece un discorso a parte dal momento che Claudio Coldebella si cuce la bocca con ago e filo tutte le notti per la paura di fare il nome del nuovo coach della UnaHotels alla compagna nel sonno, ma escludo che si possa tuffare a pesce su Dimitris Priftis che ha già sopportato per tre anni all’Unics Kazan o su un amico greco perché mi ha giurato che questa è sola pura invenzione dei giornali reggiani. Vedremo.

Per Trento vedo molto bene Max Menetti e il caro presidente Luigi Longhi da Rovereto, e da buon collega, sa che di me si può fidare, ma bussano alla porta insistentemente anche i manager di Luca Banchi e di Galbi Galbiati e così non escluderei un altro nome a sorpresa per non scontentare proprio nessuno. Magari straniero. Treviso – è storia vecchia – ha già contattato Frank Vitucci, ma si aspetta che il consiglio d’amministrazione si riunisca per stabilire quanti soldi avrà Vazzoler a disposizione per convincerlo a lasciare Brindisi. Dalla quale il venexiano può staccarsi quando vuole: fidatevi. Assieme a Simone Gioffrè. Altrimenti in seconda battuta ci sarebbe anche Flavio Portaluppi.

Dulcis in fundo le mie preziose chicche. L’amatissimo Kyle Weems ha capito d’aver fatto il suo tempo alla Segafredo dalla quale si staccherà a malincuore per andare alla Bertram di Merendino Ramondino che è pronto ad accoglierlo a braccia aperte. Difatti è assai probabile che domenica Scariolo faccia accomodare Weems in tribuna contro Tortona. A sua volta Luca Baraldi ha già pronto il colpaccio a sorpresa: Ousmane Diop, il centro d’origine senegalese (nella foto, ndr) che mi ha incantato contro la Reyer al Taliercio ed è comunque stato per me il miglior italiano della stagione dopo Daniel Hackett. E Milano? Cambierà come ogni estate metà dei suoi stranieri e questo non è un segreto. Spendendo di stipendi (puliti) intorno ai 18-20 milioni. In più ha allungato le mani sul ventritreenne napoletano Guglielmo Caruso che dovrebbe lasciare Varese per farsi anche lui l’attico a Milano pur giocando solo qualche minuto in campionato. Piuttosto siete proprio convinti che Paul Biligha, già promessosi a Derthona, sia tanto meglio di Caruso? Io no. E uguale a me la pensa Gianmaria Vacirca, l’ultimo sbarcato alla corte di Armani, ma non Ettore Messi(n)a. E quindi non occorre che anche vi aggiunga come andrà a finire…