Secondo voi, se mi conoscete un cincinin, posso io vedere domenica pomeriggio la cerimonia d’inaugurazione dei Mondiali al Bayt Stadium di Al Khor, a nord di Doha, la capitale, tra tutti quelli sceicchi sfaccendati in vestaglia bianca e successivamente, alle cinque e mezza, minuto più minuto meno, la partita inaugurale tra il Quatar e l’Equador? Non penso proprio. Anzi, non sono minimamente sfiorato dall’idea. Sessantaquattro partite in esclusiva Rai. Tutte in diretta e in chiaro. Purtroppo. A discapito della dally soap “Il Paradiso delle Stelle”, la cui soppressione per un mese farà senza dubbio imbestialire un paio di milioni di casalinghe italiane. A Doha, nella foto proibita, andranno ben diciannove giornalisti, solo tre donne e sedici maschi, agli ordini della sgradevole e saccente Alessandra De Stefano, il direttore napoletano di Raisport, che sa di Maradona come dei cavoli a merenda e che condurrà una trasmissione, Il circolo dei Mondiali, dopo il match delle 20, come alle Olimpiadi di Tokyo, insieme alla povera Sara Simeoni e a Jury Chechi. Di cui ho seguito dal vivo le imprese che mi commossero ai Giochi di Los Angeles e Seul, dove lei vinse l’argento nel salto in alto dopo l’oro di Mosca e lui il bronzo negli anelli otto anni prima dell’oro di Atlanta. Applausi, ma di calcio che ne sanno? Niente di niente. Porcaccia miseria.
E comunque penso di sapere, prima della vostra giusta indignazione, che Ecuador non si scrive con la q e Qatar con la u. Piccatevi semmai per i 180 milioni sganciati dalla tivù pubblica per i diritti televisivi e per una delegazione della tivù pubblica di quasi cento persone in un Mondiale dove l’Italia di Meches Mancini non ci sarà e lui non è stato nemmeno licenziato. Degli inviati ne salvo al massimo tre: Jacopo Volpi, senz’altro, più la piccola, grande Donatella Scarnati, capo comitiva, al suo ultimo Mondiale prima della pensione. E il terzo? Forse Simona Rolandi, almeno mi rifaccio anche l’occhio destro con la cataratta, Mi spiace non certo il buon sacrestano Stefano Bizzotto dal quale, quando lo ascolto, mi aspetto sempre che da un momento all’altro mi descriva non un triplo salto mortale carpiato con avvitamento di Chiara Pellacani, ma di Matteo Renzi piuttosto che una rovesciata a vuoto di Enrico Letta che sarebbe ora e tempo, prima che il Pd scenda sotto la doppia cifra di gradimento, che se ne torni in Francia magari, già che c’è, portandosi appresso anche quel pacco della De Stefano dove ha il marito che lavora all’Equipe e s’occupa ovviamente di biciclette e qualche volta pure di ciclisti dopati.
C’avrei mandato a Doha, per esempio, Tommaso Mecarozzi con Luca Sacchi. Che sono una coppia fantastica del nuoto e sarebbero i migliori in qualsiasi altro sport con molta meno enfasi e più senso critico dei nostri fantastici esperti in banalità e stupidaggini. Tra i quali eccellono il contadino di Correggio in doppio petto Lele Adani e i suoi nuovi compagni di merende della Bobo Tv (i pessimi Vieri, Cassano e Ventola). Nei confronti tanto più d’un evento che non merita chiasso e che avrebbe voluto essere rivoluzionario sotto le feste di Natale e non lo è, né lo sarà. E che intanto ha scombussolato tutti i campionati europei, che sono iniziati ai primi d’agosto, oltre alla vita dei club che quei fenomeni da baraccone, cominciando da El Fideo Di Maria, anche li pagano. E profumatamente. Assai più delle federazioni, tenute insieme (con lo sputo) dal doppio giochista sloveno Ceferin, che soprattutto hanno fatto la fortuna prima della Fifa di Sepp Blatter e ora di quella di Gianni Infantino. Onde per cui affianco molto volentieri Rosario Fiorello nella sua crociata contro questi campionati del mondo che tra quarataquattr’ore cominceranno con un duello che ha più il sapore della sfida tra due squadre di lotta greco-romana che di football. “In un Paese che ha ripetutamente calpestato i diritti umani e una manifestazione che doveva essere boicottata”. Poche palle! Sì, palle. Come quelle che non ha la sfacciata conduttrice di “Circolo dei mondiali” se non per escludere dalle rete ammiraglia la serie A di basket. Del quale non ho parlato ieri perché quelli che mi conoscono sanno che il 16+1 di ogni mese mi tappo in casa e non faccio nulla. Né oggi perché è il compleanno della mia Tigre e adesso corro a festeggiarla con una cena coi controfiocchi e una crema, preparata da Marisa, che è un’autentica fine del mondo. Con la tivù sul tiggì di regime spenta. Come farò per tutto il Mondiale. Tranne se in semifinale arriveranno il Brasile e la Francia. E non l’Argentina di Di Maria che i tifosi bianconeri non possono più vedere nemmeno dipinto. Del quale spero che la Juventus si sbarazzi prima del 4 gennaio 2023 alla ripresa del campionato che vincerà il Napoli. O no?