Non sono tutti bravi i coach d’Italia, ma non poi così male

attilio caja

Non si sa più cosa mettersi addosso. E ci credo. Solo dieci giorni fa a Desio erano più 17 la sera e a Misurina, la ghiacciaia delle Dolomiti, addirittura più 26 a mezzogiorno. Il sole di Marco Soldini accecava i grulli della Brianza e Irina Gerasimenko svestiva i panni della presidentessa tutta di ferro concedendosi, al termine della partita stravinta (97-80) con Cremona, un bagno di folla tra i suoi tifosi bollenti che la contestavano. Magari le cose sono andate diversamente, ma così è piaciuto raccontarla a Mamma Rosa e ho fatto finta di crederle. Perché non si può sempre cercare il pelo nell’uovo. Mentre ieri a Cantù sono stati all’improvviso meno 31 (95-64) nel derby di Masnago e c’era da morire dal freddo. Ottobre rosso. Meglio Red October e non più Octoberfest. Birra invece a fiumi nei pub di Varese e la gente che brindava a Artiglio Caja. Che è molto bravo: ve lo dico da anni, ma non mi volevate credere. Forse perché è un amico e non l’ho mai nascosto. Come è bravo Luca Banchi oggi alla Fiat di Torino. Anche se è stato a guardare gli altri per due stagioni dopo aver vinto lo scudetto a Siena e a Milano. Succede, ma non dovrebbe accadere. Ho visto in televisione Corrado Augias proporre il saggio di Christian Raimo, scrittore e insegnante di storia e filosofia al liceo, “Tutti i banchi sono uguali”, che correrò a comprare in libreria: deve essere interessante. Però il Banchi che conosco io è diverso. Intanto è juventino come me e amico di Allegri. E difatti, sapendo quanto mi piacciano i nomignoli, mi confessò un giorno che a Livorno la combriccola di Max l’ha sempre chiamato Acciuga. E poi è uno che lavora sodo. Il che non guasta in un mondo nel quale gli scansafatiche si vendono bene e sanno bluffare ancora meglio. Luca e Artiglio avrebbero potuto allenare insieme. Proprio alla Mens Sana e all’Olimpia. E sarebbero stati un’eccellente coppia. Non se ne fece tuttavia niente, nonostante tra i due ci fosse un ottimo feeling, perché Messer Minucci preferì affiancare a Banchi il mio Paperoga (Crespi) e Livi(d)o Proli scelse Mortimer Cancellieri come assistente. Sbagliando forse, a posteriori senz’altro, ma d’acqua ne è passata sotto i ponti ed è inutile rimpiangere quel che non è stato. Bravo è pure Walter De Raffaele anche se lui per primo dovrebbe esserne più convinto e vivere più serenamente la stagione del dopo scudetto. Che ha vinto alla grande e nessuno gli chiede di rivincerlo. Tranne Napoleone Brugnaro, ma al sindaco di Venezia non deve badare: è fatto a modo suo, pensa di capirne di pallacanestro persino più di James Naismith, che ha inventato il basket, e pretenderebbe che Ray Ban anche lo ascoltasse quando dal salotto fucsia gli suggerisce i cambi e gli schemi d’attacco. Tanto più che De Raffaele sa benissimo che lo scudetto l’ha vinto la Reyer e non l’ha perso l’Armani come sostengono quelli che farebbero sempre meglio a tacere. E comunque non ci possiamo lamentare: la qualità degli allenatori nostrani è mediamente alta e senz’altro superiore a quella dei giocatori italiani che hanno tra le mani e non possono strozzare. Pure Gas Gas Trinchieri è del resto bravo a sopportare soprattutto i giullari che gli stanno intorno e che lo conducono sulla cattiva strada. Mentre nemmeno vi racconto che Simone Pianigiani è per me anche più bravo d’Ettore Messina perché mi caccereste dal tempio a pedate sul sedere e a vergate sulla schiena sino a quando non avrò ammesso che non volevo bestemmiare come succede tutti i santi giorni al Grande Fratello Vip. Dal quale Dio me ne scampi e liberi. O piuttosto scelgo d’andare all’inferno. In serie A si sono giocate sinora ventiquattro partite e dovete credermi se vi confesso che non ne ho ancora persa una in televisione grazie anche a Eurosport Player. Per questo stasera vado al Taliercio dove a partita (di Champions) iniziata arriverà anche Napoleone Brugnaro sorseggiando un caffè espresso e gongolando tutto. Poi però, prima di rischiare di cadere in overdose di basket, non avrete mie notizie per almeno un paio di giorni. Sarò infatti a Torino a vedere domani la Juve: i ragazzi vogliono che stia a loro vicino, soprattutto Dybala e Pjanic, e non li posso assolutamente abbandonare. Anche se lo scudetto l’ha ormai vinto il Napoli. O l’Inter. Una delle due: basta che vi decidiate.