Chi si ricorda come De Laurentiis ha comprato Osimhen?

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Dopo non so quanti giorni torna domani la serie A di calcio. Che a me, per la verità, non è mancata neanche un po’. Né nel frattempo ho visto – lo giuro – una sola partita in diretta del Mondiale in Qatar come mi ero ripromesso se non l’ultima mezzora di Francia-Inghilterra, il rigore del 2-2 sbagliato da Harry Kane, “go caro”, ma soltanto perché ero in pizzeria e avevo la televisione accesa, però zitta e buona, proprio sotto al naso. E comunque, se volete fare voi il conto esatto dei giorni nei quali il nostro campionato è andato in vacanza ai monti o al mare, a Cortina o ai Caraibi, fatti suoi, vi vengo subito in (mutuo) soccorso. Dal momento che in fondo sono generoso e buono d’animo, checché ne possa dire o pensare qualche imbecille che fa il tifo per quella squadra che si veste di viola e porta una sacca e una sporta di sfortuna. Ricordando, mentre mi tocco, che l’ultima volta nella quale si è giocato nel Bel Paese è stato 13 novembre dell’anno scorso. Quella domenica il Milan riuscì a battere la Fiorentina, e la cosa non mi dispiacque affatto, con un furterello (autogol di Milenkovic) nel secondo dei sei minuti di recupero oltre il 90esimo sul quale l’arbitro Sozza e Fabbri al Var non ci vollero mettere il becco. In verità a me sembrò evidente il contrasto falloso di Rebic, appena subentrato a Tonali, ai danni di Duncan. Così come sicuro che, se fosse successa una cosa del genere a quei poveracci dello zio d’America Rocco Comisso in una trasferta all’Allianz Stadium, sarebbe nel dopogara come minima scoppiata la quarta guerra punica. Invece l’Italiano di Karlsruhe ha minimizzato nello spogliatoio l’accaduto: “Non ho alcuna voglia di sporcare la straordinaria prestazione dei miei ragazzi con questo o quell’episodio arbitrale”. Da ipocrita e un cincinin pure fariseo.

Quella stessa domenica in cui la Repubblica ha aperto con un titolo a quattro colonne in prima pagina: “Ong, navi nemiche” scatenando il giorno successivo l’ira del governo francese che avrebbe definito Giorgia Meloni una “grande perdente” e la metteva in mora”, mentre Berlino e Madrid affiancavano Parigi sull’accoglienza ai migranti: “Chi salva vite merita solo riconoscenza”, vincevano pure Inter e Juventus: i campioni d’Italia a Bergamo 2-3 togliendosi di torno l’Atalanta grazie ad una doppietta di Dzeko, ma pure qui grazie ad un’autorete (di Palomino); i bianconeri invece conciando per le feste con un crudele 3-0 la Lazio del Benzinaio che era salito a Torino per fare il pieno e dare ad Acciuga una lezione di calcio. Pensa un po’. E riflettete, già che ci siete, anche sul fatto che c’è ancora qualche stolto e ingrato sostenitore della Juve che rimpiange lo scudetto di Sarri e dimentica i cinque consecutivi d’Allegri e le sue due finali di Champions perse, sappiamo come, col Barcellona e col Real Madrid. Ecco. E’ per tutte queste ragioni che si è ultimamente raffreddato il mio rapporto con il calcio e preferisca piuttosto seguire la palla nel cestino. Tanto che ho benedetto la classe del nobile Fornaretto, Stefano Gorghetto, che mi ha invitato domani a pranzo assieme al grande  Barabba, Renzo Bariviera,  per festeggiare all’Harry’s Bar di Venezia i suoi 69 anni, compiuti ieri e portati meravigliosamente, alla stessa ora in cui ripartirà la serie A con Salernitana-Milan e Sassuolo-Sampdoria che non avrei comunque visto né in registrata né con il binocolo. Così come sarei tentato di non seguire nemmeno Cremonese-Juventus alle 18.30 e Inter-Napoli alle 20.45.

Lo so: conoscendomi, non mi credete, ma vi sbagliate. Del resto pensavate che bluffassi anche quando vi avevo confessato che avrei voltato le spalle al Qatar e al suo vergognoso evento prenatalizio e questo ho fatto perdendomi persino i calci di rigore della finale. Che credo abbia vinto l’Argentina di Messi che d’ora in avanti per onestà non chiamerò più Vomitino. Però Di Maria mi è troppo indigesto come hombre e quindi non lo posso proprio più vedere. Men che meno con la maglia numero 22 bianca e nera a strisce addosso. Ovviamente mi è andato anche di traverso quello che Federico Ferri, direttore di Sky e amico di Alex Del Piero, ha nell’ultimo autunno molto caldo ipotizzato per Andrea Agnelli che gli aveva portato via il giocattolo e l’aveva girato a Dazn: addirittura il rischio dei domiciliari per il presidente dei nove scudetti accusato dai pm di possibile reiterazione del reato di falso in bilancio e molto altro. E difatti Agnellino si è subito dimesso assieme a tutto il CdA dalla Juventus anche per potersi difendere da tutto e da tutti. E adesso? Forse anche lo tortureranno. E alla Signora che De Laurentiis chiama con soddisfazione da anni Rubentus come minimo daranno quei punti di penalizzazione che la escluderanno dalle tre coppe europee. Giusto così. E allora cosa volete che me ne importi che la Juve domani prosegua la sua serie positiva di sei vittorie consecutive con più di mezza squadra titolare ancora fuori per infortuni incomprensibilmente lunghi e capricciosi? O che l’Inter batta il Napoli per riaprire il discorso scudetto magari in favore del Diavolo rossonero?

Niente di niente. Anzi. Esclusa la Juve dall’Europa se non dalla federazione senz’altro dal terribile Ceferin, presidente dell’Uefa, fossi al posto di Gianluca Ferrero rinuncerei a disputare anche la prossima serie B e affiderei a Max Allegri la Juventus Next Gen per giocare in C con Fagioli, Miretti, Soulè, Illing-Junior e gli altri promettentissimi giovani con i quali mi divertirei cento volte di più lasciando alle squadracce d’odiatori seriali bianconeri di trastullarsi pure tra di loro. Quanto a domani, spero che i bianconeri non dico perdano a Cremona, ma pareggino, e che il Napoli esca almeno con un punto da San Siro. Così potremmo mettere già la parola fine a questo benedetto campionato iniziato a Ferragosto che gli azzurri di Spalletti, diciamola però tutta e per bene, si strameritebbero finalmente di vincere. Così nel girone di ritorno crollerebbe l’audience televisivo e la Gazzetta non saprebbe più cosa scrivere e dove andare a sbattere la testa con i suoi eterni preferiti, Lukaku e Maldini. Mentre personalmente mi prendo un altro paio di soddisfazioni. La prima di rispondere come fece il mitico Trapattoni quando allenava la Juve: “Qui si sta toccando davvero il fondo perché l’odio verso la mia squadra è capace d’annebbiare vista e cervello a milioni di milioni d’italiani”.

E la seconda di domandare a qualche giornalista se per caso si ricorda ancora come De Lamentiis ha strappato al Lille quel fenomeno di Osimhen (nella foto)? Tutti hanno perso la memoria. Eppure la storia è abbastanza recente risalendo alla passata primavera. Allora ve lo racconto io: girandogli quattro giovani giocatori, tali Ciro Palmieri, Orestis Kamezis, Claudio Manzi e Luigi Liguori, per il valore complessivo di oltre 20 milioni di euro dei quali ben 19,3 di plusvalenze fittizie o, meglio, farlocche. Addirittura il portiere greco Kamezis si è ritirato dal calcio, mentre Manzi gioca nella Turris, Palmieri nella Palmese e Liguori nell’Ercolanese (Eccellenza campana) senza che nessuno dei tre abbia mai messo piede a Lilla. E in quale modo è finita? Con l’assoluzione di tutti i De Laurentiis deferiti, dal patron Aurelio alla moglie Jacqueline e ai figli Valentina e Edoardo. Oltre al consigliere Andrea Chiavelli delegato alla sottoscrizioni di tutti i contratti della società partenopea. Insomma a tarallucci e vino o, se siete astemi, in bolle di sapone. Anche se il presidente è pure indagato da tempo come Agnelli per falso in bilancio, ma non mi risulta che gli sia mai passato per la testa di dimettersi nonostante la procura di Napoli abbia chiesto per lui un anno di reclusione e poco più per Adriano Galliani, illo tempore ancora amministratore delegato del Milan, e i Percassi, Antonio e Luca, massimi dirigenti dell’Atalanta. Lo sapevate?

In verità al martedì non dovrei mai scrivere perché mi devo alzare prima dell’alba per andare a controllare al Giustinianeo di Padova il mio mieloma cronico e sottopormi a più di qualche esame e terapia. Ma poi dite che sono un pigrone e, se stavolta in parte non vi sbagliate, è pure certo che sono un matto da legare a promettervi come ieri di parlare del derby del Palaverde, della fantastica impresa di Treviso che ha rifilato 100 punti alla Reyer mandando in bestia Napoleone Brugnaro, molto bene di Adrian Banks, Ike Iroegbu e persino di Derek Cooke, ma soprattutto di Paolo Vazzoler, che ha tenuto duro quando le cose alla Nutribullet andavano male (ma senza di lui, Giovanni Favaro e Andrea Gracis non sarebbero potute che andare assai peggio) o del sorprendente Marcelo Nicola che alla squadra più debole di tutta la serie A ha dato in particolare un cuore per riuscire straordinariamente a vincere tre partite di fila contro Brindisi, Tortona e Venezia. Non so se mi spiego: chapeau. Però ho fatto parecchio tardi e lo confesso: ad un certo punto sono crollato e sono volato a letto risvegliandomi nel cuore della notte. Quindi domani, che è ormai diventato oggi, toglietevi dalla zucca che scriva. Men che meno della 16esima giornata infrasettimanale di serie A. E semmai giovedì ma soltanto di pallacanestro per completare il discorso che ora vado facendo con due occhi, di cui il destro ancora con cataratta annessa, che sono diventati due piccolissime fessure.

Perché mi è caduto intanto il sinistro su una notizia che mi ha fatto sorridere più del corsivo di Pierino Guerrini su Tuttosport dal titolo “Ma Messina non era già bollito?”. Ovvero il comunicato della Federbasket nel quale la Procura ha aperto niente popò di meno che “un fascicolo per appurare le responsabilità in ordine all’esposizione durante la gara tra Virtus Bologna e Olimpia Milano di uno striscione recante la frase (censurata, ndr) riferimento esplicito (?) alla “morte di Ettore” contenuta nel 20esimo capitolo dell’Iliade…”. La frase censurata e proferita dal prode Achille era in effetti “di una gravità inaudita”: “Nessuna pace tra lupo e agnello”. Insomma la guerra intentata quest’estate da Giannino Petrucci, che chissà cosa s’inventerebbe pur di uscire ogni giorno sui giornali, non ha tregua contro la Segafredo di Massimo Zanetti legittimamente assente, come del resto Luca Baraldi, per non vedere lunedì l’arroganza di Messi(n)a con gli arbitri anche in casa sua. E comunque di una cosa sono sicuro prima di tornare a dormire col sorriso sulle labbra: la Procura federale ha dovuto interpellare più d’un insegnante di lettere e di storia antica per farsi spiegare tanta “gravità inaudita” contenuta nello striscione degli ultras delle vu nere dei quali si potrà dire di tutto, ma non che non sono della gente di gran cultura greca e omerica.

Ps: dal venexiano all’italiano: “go caro”: son contento.