La prima volta di Federica in Coppa del Mondo di sci

brignone

Non ci posso credere. Lo diceva Aldo, se non mi sbaglio. E Giovanni e Giacomo annuivano con la testa. Stupiti anche loro. Più di me. Se comunque lo sci in rosa vi interessa ancora, anche se è destinato inevitabilmente a sparire dalle televisioni italiane, a meno che non nasca domani un’altra Deborah Compagnoni, ma è molto improbabile, c’è Federica Brignone in testa al gigante di Soelden, che per tradizione apre la stagione della Coppa del Mondo. La 25enne milanese, occhi verdi e carattere difficile, come i gatti sui tetti che scottano, ha dominato la prima manche con una discesa mostruosa sul vetro del ghiacciaio di Rettenbach dove i suoi sci disegnavano curve dolcissime come se scendessero nella neve fresca e non su quella lastra lucidissima. Pensare che Federica sia di Milano mi fa in verità un po’ sorridere: la figlia di Ninna Quario ha sempre vissuto in Val d’Aosta, a La Salle, se di nuovo non mi sbaglio ma non credo. Ai piedi, o quasi, del Monte Bianco, non lontano dal confine con la Francia e la Svizzera. Che si raggiungono attraverso i trafori della cima d’Italia e del Gran San Bernardo. Ma mi fa ancora più sorridere leggere che la nostra predestinata sia una campionessa ligure soltanto perché è anche figlia di Daniele Brignone, maestro e allenatore di sci di Savona, che ora racconta: “Già sul campetto di Courmayeur, che per lei era ripido come la Streif, Fede andava giù dritta senza paura e senza aprire le code a spazzaneve: si è messa difatti subito sugli spigoli da sola che non aveva ancora cinque anni”. Federica ultimamente si era in verità un po’ persa per strada dopo la medaglia d’oro in combinata ai Mondiali juniores di Garmisch Partenkirchen del 2009 e quella d’argento conquistata sulla stessa pista in gigante due anni dopo, ma stavolta in una rassegna iridata nella quale aveva dovuto fare i conti con tutte le regine della specialità. Difatti solo la grandissima Tina Maze era riuscita nell’occasione a batterla e per appena nove centesimi di secondo che, se mi chiedete quanto sono lunghi, non ve lo so proprio dire. Meno comunque di un sospiro o di un soffio. Negli ultimi tempi Federica aveva pure smarrito il sorriso. Colpa di numerose cadute, anche stupide, per volere probabilmente strafare tentando di vincere. Colpa di una fastidiosa ciste al malleolo che ha dovuto rimuovere nell’inverno del 2013 costringendola a stare lontano dalle gare per l’intera stagione. Colpa di un carattere forse anche fragile come quello della madre che in slalom era un fulmine, ma che spesso e volentieri bucava al traguardo la neve di lacrime. Colpa della separazione tra Ninna e Daniele, di cui ha molto sofferto in questi anni. Su sette podi di Coppa del Mondo era comunque pur sempre salita occupando quattro volte il secondo gradino e tre il terzo. Però mai il primo. Come Paolo De Chiesa. Uno strano destino che ha spezzato oggi sul ghiacciaio austriaco di Soelden. Perché, mentre andavo scrivendo, la valdostana ha affrontato anche la seconda discesa con una serenità e un’eleganza che in passato le erano mancate soprattutto dopo le stressanti pause tra una manche e l’altra. Ma stavolta Federica Brignone si è ripresentata al cancelletto di partenza con un vantaggio anche importante sulle avversarie: quasi un secondo su Mikaela Shiffrin e uno e mezzo su Tina Weirather e Lara Gut (con una sola ti). Tutte rivali di valore assoluto, però non ancora in forma come l’azzurra in tuta nera e il pettorale numero 2. Pure quattro anni fa Fede, in testa al termine della prima discesa del gigante tirolese, nella seconda era finita fuori pista dopo poche porte. Oggi invece non ha sbagliato niente, men che meno sul muro, e dopo mezzogiorno ha confermato i distacchi ottenuti di buon mattino sulla Shiffrin e sulla Weirather. Evviva. Questa vittoria inattesa della Bisbetica domata proprio ci voleva. Anche per riaccendere l’interesse per lo sci che soprattutto in Italia era andato via via scemando. Specie nel settore femminile. Le ragioni? Molteplici, ma non è ora il momento giusto per analizzarle. Di sicuro non ci sono più i dirigenti, i manager e gli sponsor di una volta. E questo non lo dicono solo i vecchi. In più Tina Maze si è ritirata, Lindsey Vonn non è più la fidanzata di Tiger, Anna Fenninger si è sfasciata i crociati e Cortina d’Ampezzo ha avuto i Mondiali del 2021 dopo quattro bocciature solo perché nessun altro paese ha voluto organizzarli. Tempi grami e personaggi inquietanti, di cui magari ve ne potrò parlare diffusamente la prossima volta. Oggi è giorno di festa e domani c’è il gigante di Marcel Hirscher, un fenomeno che però è antipersonaggio. Anche se ha vinto le ultime quattro sfere di cristallo. Ma Alberto Tomba e Bode Miller erano tutta un’altra storia e un altro spettacolo. O mi sbaglio?