A Milano mancano un play e una canaglia di talento

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Francamente pensavo peggio di una squadra che il buon Maurizio Fanelli a suo tempo ha impropriamente definito operaia. Sto parlando infatti della Milano di Giorgio Armani e non della Pesaro di Riccardo Paolini che fa quel che può con quel che gli passa la società di mutuo soccorso. In fondo a sei minuti e mezzo dalla fine di Efes-EA7 di Eurolega i fraticelli di San Gelsomino erano ancora in partita: sotto di appena quattro punti (72-68) e con la palla in mano di Simon. Il quale però ha pensato bene di commettere una chiara infrazione di passi affinché nessuno si potesse per sbaglio montare la testa sull’Olimpia del nuovo corso. E così i turchi di Dusan Ivkovic, che di ottomano hanno per la verità molto poco, hanno preso subito il sopravvento con un Thomas Huertel delizioso e sapete tutti poi com’è andata a finire: 89-73 per una vittoria troppo abbondante e una sconfitta troppo pesante. Ma è stata comunque una partita perfetta. E non tanto perché il proliano Di Schiavi, nomen omen, sulla Gazzetta ha parlato della miglior prestazione dei milanesi da quando Repesa ha preso il posto di Banchi. Quanto perché ha dipinto a pennello i limiti evidenti e i pregi latenti di una squadra di poco talento che ha confermato in pieno tutti i sospetti e tutti i timori che da quest’estate avevo accumulato nella zucca. E cioè, se da una parte l’Emporio di Armani stavolta non è stata fatta con i piedi, dall’altra mi è difficile pensare che sia stata costruita come dio comanda o al risparmio. D’accordo, si è voluto in primis togliere dal cestello le mele marce, se erano marce, visto che sempre con Luca Banchi avevano comunque vinto un paio di scudetti. Cercando in un secondo momento di sostituirle con bravi ragazzi che andassero a messa la domenica e a letto subito dopo cena, senza grilli per la testa, possibilmente padri di famiglia e assolutamente astemi. E sin qui niente da dire. Anche se a me piacciono molto di più le canaglie che conquistano il paradiso a dispetto dei santi. E mi sta anche bene che si sia voluta creare una Milano intorno a Alessandro Gentile che ha rinunciato alla Nba dove credo sia l’unico dell’ultima generazione azzurra a meritarsi il diritto la cittadinanza. Del resto contento Giorgio Armani che ha detto a Pietro Colnago: “Questa squadra mi sembra più seria e meno fragile che in passato”, contenti tutti. Tanto più che, se gli basta vincere lo scudetto, mi devo ripetere: stia tranquillo, anzi sereno. Lo vincerà fumando la pipa e, se non fuma, con le mani in tasca. Se invece mira più in alto, mi spiace, ma in Europa difficilmente l’EA7 farà molta strada. A meno che non metta mano al portafoglio e, cammin facendo, regali a Gelsomino, oltre ad una giacca di una taglia più grande, così, quando si mette le mani sui fianchi a anfora, non gli tira da tutte le parti, anche un playmaker che sia un po’ più estroverso di Cinciarini o Lafayette e una torre che assomigli più Dunston che a McLean o a Lawal. Chiedo troppo? Non penso. Anche perché so che Portaluppi, o chi per lui, si sta muovendo in queste direzioni dopo aver già allungato le mani su Rakim Sanders che sarà pure matto, ma è stato per me il plus valore del Banco di Sardara che l’anno scorso ha vinto tutto in Italia. Ciò detto, sono adesso tre le squadre di cui vi ho già parlato spiandole dal buco della serratura: Reggio Emilia, Venezia e oggi Milano.Domani sarà invece la volta di Sassari impegnata stasera in un’impresa impossibile con il Cska di Mosca e di Milos Teodosic: questo sì che è un playmaker. Ma è con le grandi avversarie che si giudicano (meglio) le squadre. Nel frattempo vi do un paio di compiti per casa. Perché Francesco Bonfardeci o Bonfarundici, o già che c’è dodici, chiama il due e zero cinque Vanardo e non Varnado? Afferma che è stato lo stesso americano della Virginia a spiegargli che il suo cognome si pronuncia così. O non è forse che Jarvis lo volesse prendere per il sedere? Mentre chi va a dire a Paola Ellisse che lo scudetto dell’anno scorso è stato vinto da Marameo Sacchetti e non da Max Chef Menetti anche se alla settima partita di finale? Lo capisco: lei era in vacanza alle Maldive, ma a Sky cosa ci stanno a fare quelli della Confraternita dell’Osiris oltre a parlare tra loro in inglese e a grattarsi la pancia dalla mattina alla sera?