Batista un non problema, Haynes un altro anno alla Reyer

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Martedì sera sono andato al Taliercio all’ora di cena e mi sono meravigliato di non aver trovato il solito caos di traffico del pre-partita. Il piazzale difronte al palasport tra Mestre e Venezia era anzi quasi vuoto e difatti ho potuto tranquillamente parcheggiare la vecchia Bmw del 2007 proprio davanti all’entrata delle tribune. Eppure sul Gazzettino avevo letto che si sarebbe giocata gara 1 di semifinale dei playoff scudetto e non avevo motivo di pensare che Stefano Babato si fosse di nuovo sbagliato dopo aver lo scorso autunno clamorosamente bocciato sul suo giornale Haynes e Ray-Ban oltre al Pesciolino Rosso. Ma ho dovuto presto ricredermi quando ho visto i giocatori delle Reyer che, finito l’allenamento, lasciavano di fretta l’impianto con le loro sacche in spalla e i capelli ancora bagnati. E ho chiesto notizie di Esteban Batista che, già che c’ero, mi sarebbe anche piaciuto intervistare. “Ah, quello, se ne va sempre per primo senza neanche fare la doccia”, mi ha risposto il nipote del figlio del custode del Taliercio. La sfida, che credo sarà infinita, tra gli oro-granata e i biancoverdi d’Avellino comincerà invece non prima di domani. Il tempo perché Walter De Raffaele possa decidere durante la notte se utilizzare Batista contro Fesenko e Cusin o escluderlo di nuovo assieme a Hagins come ha già fatto a Pistoia in occasione dell’ultima vittoria spettacolo della squadra del livornese. Batista non è ancora un problema o una palla al piede di Venezia. Però l’uruguagio deve capire alla svelta che se non riesce a stare al passo dei compagni, ed è svogliato in allenamento, può anche diventarlo. Tanto più che la Reyer ha già battuto quattro volte su quattro la Sidigas e tre volte senza Batista e pure senza Stone. Ma ci sono soprattutto delle regole nel gruppo veneziano, come nella casa del sidro, che vanno rispettate e alle quale Ray-ban non vuole rinunciare per nessuna ragione al mondo. Queste sono in primis l’entusiasmo e il sacrificio collettivo. In attacco come in difesa. Poi c’è il resto: il tiro da tre punti, il mordi e fuggi, il contropiede ventre a terra, la filosofia di gioco e l’odioso pick and roll di cui tuttavia la Reyer non è per fortuna prigioniera. Però tutto questo dopo. Prima conta che Batista non s’isoli in se stesso e sembri, quando è seduto in panchina o in tribuna, quello che aspetta alla fermata del tram l’arrivo del T2 che lo riporti a casa con il telefonino a portata di mano e le cuffie alle orecchie. Intanto però vi prego: non raccontatelo in giro che pensavo che martedì al Taliercio ci sarebbe stata Venezia-Avellino. Farei una gran brutta figura. Anche perché non esiste solo il Gazzettino e sulla Gazzetta c’era pure scritto venerdì alle 20.45, ma di Mamma Rosa mi fido come delle promesse di un marinaio di Urbano Cairo. Soprattutto dopo che ieri ha intervistato MarQuez Haynes e non gli ha nemmeno chiesto cosa farà il prossimo anno. Ve lo dico io: giocherà ancora nella Reyer e ha già firmato il rinnovo del contratto dopo aver saputo che anche De Raffaele allungherà la sua presenza a Venezia per altre tre stagioni. La scoop di Polonara in gondola è invece così ridicolo che, se un giorno vedrò il prode Achille vestito d’oro granata, giuro che lascerò ai maleducati del Gazzettino di rubarmi tutte le notizie che vogliono senza arrabbiarmi perché non c’è verso che confessino d’avermele copiate. Tornando a Batista, non credo che sia stato un acquisto sbagliato. Anche perché non è costato, come pensano in molti, l’occhio della testa. E nemmeno che Federico Casarin l’abbia comprato perché l’ombroso colosso di Montevideo mettesse le manette ai polsi di Fesenko ed eventualmente di Raduljica. L’uruguagio in difesa è infatti finto come Pero Peric. Ma in attacco può far male a chiunque sempre che sia supportato da una squadra che lo aspetta e che crede in lui. E quindi solo Batista può decidere il proprio futuro nella Reyer. Si mostri un leone in gabbia che ruggisce per giocare. E De Raffaele lo butterà nell’arena anche domani. Continui pure a fare l’apatico e l’offeso, l’antipatico e l’incompreso. E allora tanto vale che prenda il primo aereo per tornare in patria o in Cina. L’Umana di Napoleone Brugnaro può ugualmente conquistare la finale-scudetto con Ortner o con Hagins sotto canestro. Sarà più dura, ma non impossibile. E comunque alla Sidigas del (pure) riconfermato Ragland può far molto più male di Batista l’imprendibile e volenteroso McGee ammirato venerdì a Pistoia quando ha esordito in questi playoff con la faccia giusta e finalmente il veleno tra i denti.