Nel futuro dell’Armani c’è Juan Plaza e non più Gelsomino

buscaglia

Ciao mamma, guarda come mi diverto. Mi sono svegliato con questo allegro motivetto di Jovanotti in testa e mi sa tanto che continuerò a cantarlo per tutto il santo giorno o almeno sino al salto a due tra Ress (o Hagins) e Fesenko (o Cusin) nell’altra semifinale dei playoff scudetto. E Batista? Penso che Ray-Ban De Raffaele rinuncerà di nuovo all’uruguagio che non è nelle simpatie nemmeno di Napoleone Brugnaro, ma mi posso sempre anche sbagliare e comunque lo sapremo tra poco più d’un oretta nel Taliercio dove farà un caldo pazzesco, non c’è l’aria condizionata e mi porterò il ventaglio che avevo regalato a mia mamma di ritorno dal vacanze in Andalusia. Nel frattempo non so se vi ricordiate cosa mi ero chiesto, e vi avevo domandato, la settimana scorsa: quante partite potrà mai vincere Trento contro Milano? E avevo risposto: anche due, difficile tre, impossibile quattro. Ma mai mi sarei immaginato che l’Armani potesse perdere la prima al Forum. Come è invece successo ieri sera a reti unificate. Cioè in diretta su Raisport e su Sky Sport 1. Troppa grazia, Sant’Antonio. Da una parte Edi Dembinski, che credo d’aver finalmente imparato a scrivere giusto, e Acciughino Pittis che ho incontrato a mezzogiorno in galleria a Mestre. Dall’altra Paola Ellisse, con due elle e due esse, e Paperoga Crespi che è ormai diventato come il prezzemolo: te lo ritrovi in tutte le minestre del basket di Murdoch, dalla seconda Lega alla Nba, ma è bravo, lo ripeto, e quindi dove lo metti non è mai di troppo. Come il suo capo. Che era triste, molto triste, tristissimo l’altro giorno e l’ha confessato mentre Golden State spazzava via gli Spurs e non riusciva a darsi pace. Povero Ciccioblack. E io che pensavo che gli fosse morto il gatto. Ovviamente nero. E mi tocco. A proposito di gatti, sono sempre quattro quelli che seguono la pallacanestro in televisione. Ovvero, a farla grande, ma quando va proprio di lusso, in duecentomila. E difatti ieri sera non è che trasmettendo in simil cast Milano-Trento sia stati molti di più. Centonovantamila in tutto. Così distribuiti: 120 mila sulla Rai e 70 mila su Sky. Di solito il rapporto è come minimo di tre a uno e quindi non credo di spararla grossa se affermo che la diretta di una stessa partita di semifinale dei playoff non porta un solo telespettatore in più alla causa e, caso mai, danneggia la Rai più di Sky. Del resto se sono abbonato alla tivù di Murdoch perché dovrei vedere il basket sulla tivù di Stato se pago per non perdermi i gridolini appassionati di Paola Ellisse e le disquisizioni filosofiche di Paperoga Crespi? Che ha detto: “La Reyer tira fuori Batista, l’Armani rinuncia a Raduljica: la nostra pallacanestro sta andando in un’altra direzione”. Che sarebbe anche quella giusta se Dustino Hogue, solo un metro e 98, non avesse in gara 1 al Forum fatto il bello e il cattivo tempo sotto il canestro milanese. Dove magari un due e 13 grande e grosso come il serbo dell’EA7 nell’occasione sarebbe stato anche ad hoc. Certo è che al mio Gelsomino piangente non ne va proprio più bene una. Per una volta infatti che pareva d’aver indovinato la mossa di Kaleb Tarczewski subito sul parquet per tutto il primo periodo con il promettente californiano di Claremont che lo ripaga con 9 punti e 7 rimbalzi in 10 minuti, e Milano avanti 15-4 a briglie sciolte, ecco che Kalnietis e Cinciarini ma anche Hickman, irretiti da Craft e Forray, s’impantanano in attacco e Trento ha nel secondo tempo vita facile con Flaccadori e Beto Gomes che non hanno fatto capire più niente al povero Repesa. Il quale non lo fa nemmeno apposta a complicarsi la vita, ma sarebbe anche stufo d’essere il solo bersaglio di un’Armani in cui chi è senza peccato scagli la prima pietra e dove persino Tata Pascolo ieri sera lo ha tradito. E così non dico che Gelsomino ha già sventolato bandiera bianca, anche perché resto dell’idea che comunque rivincerà lo scudetto, ma non escluderei che a fine stagione ne avesse abbastanza di Milano e rinunciasse al contratto di un anno che ha ancora con l’Olimpia qualora Livio Proli gli andasse incontro con una robusta buonuscita. Un uccellino mi ha infatti sussurrato ad un orecchio che qualcuno dell’entourage dell’Armani avrebbe già contatto la scorsa notte Juan Plaza, il mefistofelico catalano con barba e baffi che ha vinto nel 2007 il titolo con il Real Madrid e che ha appena conquistato l’Eurocup con l’Unicaja nella doppia finale contro il San Luis di Valencia. Il guaio è che Plaza a Malaga ci sta da papa, ma credo anche che Giorgio Armani lo possa far star meglio all’ombra della Madunina. Ma adesso scappo al Taliercio: altrimenti faccio tardi. Non prima però di avervi confessato  che ho trovato finalmente il soprannome ad hoc per l’immenso Maurizio Buscaglia. Che d’ora in avanti chiamerò Fred. Come il grande Fred Buscaglione che faceva il grano col tressette.