Il 23 maggio non mi dice niente. Se non la strage di Capaci, tra Punta Raisi e Palermo, Giovanni Falcone, sua moglie, la scorta e la mafia. Sono passati 26 anni, ma quello squarcio che apre in due l’asfalto mi farà sempre venire i brividi e pensar male della Sicilia. Oggi è anche la giornata mondiale delle tartarughe, una specie a rischio d’estinzione di cui sono uno degli ultimi esemplari. Del resto non esiste sulla terra un pennivendolo che sia più lento di me a buttar giù quattro fregnacce in croce. Al punto che dovevo ogni volta dar la mancia al custode del palasport perché non mi chiudesse dentro dopo la partita della domenica delle 17.30. E ancora battevo freneticamente, si fa per dire, i tasti della Olivetti mentre lui aveva già finito di cenare e avevo ancora sotto al naso l’odore della minestra di cavoli che gli aveva preparato la moglie. Ricordi lontani. Sempre oggi C10H16O (Canfora di nome Mario) ci ha fatto sapere che “adesso è ufficiale: Enzino Esposito a Sassari”. E difatti ho sentito suonare le campane. E comunque sarò anche eterno quando scribacchio, ma al confronto del lumacone di Mamma Rosa, che si fionda sulle notizie con oltre un mese in ritardo, credo d’essere un fulmine di guerra. Non era ancora Pasqua, e tutti i giorni pioveva, quando non nevicava, che ho avuto la soffiata di Esposito al Banco di Sardara e contemporaneamente di Giacomo Baioni, assistente di Federico Pasquini, che lasciava l’isola alla volta di Venezia. E’ invece il 18 aprile quando Canfora, nell’inserto a pagamento della Gazzetta, dedica due noiosissime pagine d’intervista a Enzino senza neanche sognarsi di domandargli l’unica cosa che avrebbe dovuto chiedergli: “Dove andrai ad allenare l’anno prossimo?”. Glielo dico io, immediatamente gli risposi: “A Sassari. E tra qualche giorno vedremo se mi ero sbagliato”. Non mi ero sbagliato, ma non è questo il punto e non ho nemmeno bisogno alla mia tenera età che mi dicano “bravo” e mi applaudano. Piuttosto è curioso, quanto buffo, che C10H16O non si sia neanche degnato in più di un mese di verificare se la notizia di quel pavoncello delle campagne mestrine avesse un minimo di fondamento di verità. Salvo poi, all’improvviso, uscirsene stamane con “adesso è ufficiale: Enzino Esposito a Sassari”. Che gli sciocchi distrattamente possono aver anche letto in questo modo: come vi andavo ripetendo da tempo. Bravo. Però ora non si offenda se gli dico che qua non si imbarcano cuculi. Mentre di Giacomo Baioni nuovo assistente alla Reyer ne ho risentito parlare solo oggi da Tuttosport dopo che il diretto interessato me l’ha negato per ben tre volte come San Pietro e altrettanto abbia fatto Federico Casarin nonostante lo stesso Stefano Sardara mi abbia confermato che Baioni lascerà la Sardegna a fine mese. Staremo a vedere. Però di perdere una cena con il suo ex agente, Virginio Bernardi, proprio non mi va. E men che meno d’essere preso per il sedere. Tanto più Tomas Ress non potrà affiancare Gianluca Tucci come vice di Walter De Raffaele prima d’aver fatto il corso a Bormio e d’essere diventato allenatore nazionale tra un paio di anni. Domani si torna a ballare sul palcoscenico dei playoff: Milano contro Brescia e, se gli arbitri non lasceranno pestare Moss e Ortner, non credo che ci sarà storia. Mentre nell’altra semifinale di venerdì tra Venezia e Trento non penso che si risolverà tutto in tre partite e in cinque giorni. Niente di nuovo sulle piazze calde del mercato-allenatori che sono soprattutto Bologna, Avellino e Torino. Giocando molto d’azzardo i grissini di Reggio Emilia hanno sostituito Max Cheff Menetti promuovendo Devis Cagnardi, ma ci sarà pure Federico Fucà, ex Virtus, in panchina. Artiglio Caja ha raddoppiato con Varese, Fred Buscaglia non si stacca dall’Aquila. Semmai sta scoppiando un casino in Lega di proporzioni epocali, e non sto esagerando, se davvero Ario Costa accetterà l’incarico di direttore generale che è ovviamente conflittuale con il ruolo di presidente-commissioner che Egidio Bianchi meglio di così non poteva svolgere di questi tempi al vertice dei sedici club di serie A. Dopo la salvezza strappata per i capelli Pesaro è in crisi societaria, il Consorzio si sta sbriciolando, al punto che è in dubbio addirittura l’iscrizione della Vuelle al campionato maggiore con automatico ripescaggio di Capo Orlando, e Wimbledon potrebbe stasera dimettersi dalla carica di numero 1 di Pesaro per cercare una nuova sistemazione. Ora quel che più non capisco è perché Livio Proli, se gli piace tanto Ario Costa, non se lo porta a Milano collocandolo tra lui e Portaluppi (che non si tocca) invece d’imporlo in Lega. Dove non tutti la pensano come il presidente dell’Armani. Per esempio la Virtus, Sardara, Avellino e Brindisi oltre a Reggio Emilia e Trento che sono pronte a dar battaglia. Insomma il carroccio del basket si potrebbe spaccare in due. E non credo che ne valga francamente la pena. Tanto più che Marco Aloi ha appena sostituito Federico Zurleni al marketing.