Ai sedicenti virologi dico: Prima il basket e poi la salute

MASSIMO-CANCELLIERI

Non preoccupatevi: m’occuperò anche di basket. Ma più tardi. Come promesso. Intanto sono già tre giorni di fila che scrivo sul mio blog. E questo è già molto bello: vuol dire che sto mettendo il naso fuori dalla trincea, non ho paura e mi sento vivo. Secondo: devo prima ringraziare tutti quelli, e non pochi, che mi sono stati parecchio vicini in questi mesi e mi hanno sostenuto nella battaglia come in tutta franchezza non mi sarei mai aspettato. Evidentemente sono un po’ meglio di quel che pensavo e molti credono. Mi sono anche emozionato quando Lorenzo Dallari mi ha premiato al Reverberi: guardavo gli amici di Reggio Emilia che mi applaudivano ed erano felici perché mi vedevano contento d’essere di nuovo tra loro. Nel mio mondo. Anche se ero circondato da 300mila forme di parmigiano reggiano e tutti sanno che se c’è una cosa che non sopporto sul pianeta, oltre ai bandaosiris e agli intertristi, a Zio (o Dio?) Aurelio De Laurentiis e a Matteo Salvini, a Maurizio Belpietro e a Lele Adani, a Barbara D’Urso e Leo Turrini, è il formaggio grana. Sì, è vero: quasi ce l’abbiamo fatta e la Tigre ha vinto. Devo però ancora aspettare la risposta di un prelievo e poi vi dico. Incrociando le dita. Venerdì saranno quattro mesi che ho terminato la radioterapia, ma il calvario è cominciato dopo. Quando non ero assolutamente preparato. Senza scudo, senza spada e senza morfina. Con la gola in fiamme e smagrito di venti chili. Poi un angelo mi ha tirato per i capelli e mi ha tolto dai guai. Acqua passata. Spero. Ho letto molto e di più in questi tempi: Scanzi, Cazzullo, Mollica, Veltroni, Sorgi, Friedrich, Bottura, Guccini, Presta, Oliva e Andrea Vianello. Ultimamente sto sfogliando un piccolo libro (12×16 cm) che Lorenzaccio Sani mi ha portato da Bologna di un suo amico, cronista di punta pure lui (della Stampa), Marco Neirotti: lo tengo sempre sul comodino per sorseggiarlo ogni mattina con il caffè. Che dico il caffè? Dalla scorsa estate bevo solo minerale senza gas e dunque Ciccioblack Tranquillo non può più nemmeno dire che sono ubriaco quando scrivo che lui e i suoi compari di Sky sono stati (e sono) la tomba della nostra amata palla nel cestino e soprattutto della nazionale di Giannino Petrucci che non vede più nessuno. Al massimo sono stronzo e basta. Il gran libro di Neirotti s’intitola La stazione di sosta: cronaca di un cancro. Quindi non è difficile capire di cosa tratti e che, più o meno, remavamo sulla stessa barca: Marco aveva un carcinoma, io un plasmocitoma al cavo orale. Non una bella compagnia. Ci siamo sentiti pure al telefono. Lui intanto ne è venuto fuori ormai da quattro anni ed è tornato a bere whisky al Roxy bar. “Non dico che non è nulla, ma neanche c’è motivo di stare in ansia. Ce ne siamo accorti per tempo e siamo in ottime mani, per di più con il tepore dell’amicizia. Paura? No, non ho alcun dubbio: vivrò. Paura delle condizioni in cui mi lascerà? Questo sì. Non paura, terrore”. Tutto vero e tutto uguale. Le stesse domande che ti fai di notte quando non riesci a chiudere occhio o quando mastichi fieno e ti chiedono se è buono. Eppure sono le polpette della nonna che ti piacevano tanto. Non rispondo e nemmeno più m’arrabbio. Nessuno infatti potrà mai capire, se per sua fortuna non l’ha provato, cosa voglia dire perdere i gusti da un giorno all’altro e non sentire più il sapore delle cose. Né il dolce, né il salato. Ed è tutto amaro. Perché la radioterapia col lanciafiamme ha bruciato e raso al suolo tutte le papille della mia lingua. Ma mi ha guarito. Almeno lo spero. E questo è l’importante. Adesso mi fanno più paura, come vi ho raccontato ieri con altre parole e altri esempi, “i sedicenti virologi che sbucano in ogni dove, ormai più numerosi dei commissari tecnici della nazionale di calcio”. E son proprio felice che oggi Marco Travaglio nel suo fondino di prima pagina sul Fatto Quotidiano l’abbia evidenziato pensandola uguale a me. “Ho visto tre infettivologi di chiara fama – Feltri, Salusti e Belpietro – discutere di coronavirus con la stessa enciclopedica competenza con cui disquisivano di bunga bunga e Ruby, nipote di Mubarak, per giungere alla stessa conclusione: che anche il coronavirus, come le toghe, è rosso”. E si mangia – aggiungo – non più i bambini, ma i fascisti e i salvinisti. Dulcis in fundo, si fa per dire, e rimanendo purtroppo in tema, il basket: la federazione ha nel tardo pomeriggio disposto la sospensione e quindi il rinvio di tutte le partite del prossimo turno di serie A, A2 e B oltre al recupero di giovedì tra Varese e Virtus. In modo tale d’avere tutto il tempo che voglio per vedermi le partite della settimana scorsa dell’Italia di MaraMeo Sacchetti con la Russia e l’Estonia – mi pare – che mi ero perso, ma che mi ero opportunamente registrato. E delle quali conosco solo i risultati finali. Ovvero l’unica cosa che non contava dal momento che ci siamo già comprati la qualificazione per i prossimi Europei che pure noi organizzeremo. Mentre domani la Lega in videoconferenza annuncerà quello che Giannino Petrucci ha già deciso da settimane trovando finalmente l’accordo con la triade, BaraldiSardara-e-Stavropoulos, che solo Mamma Rosa ha il coraggio di chiamare i tre saggi quando invece sino all’altro ieri più del nome dell’improponibile Iena ridens (Andrea Bassani) non avevano saputo inventarsi. E cioè che il nuovo commissioner sarà Umberto Gandini, 59 anni, varesino e milanista, una mia vecchia conoscenza, di cui vi racconterò tutto nei prossimi giorni. Nel frattempo, non volendomi perdere nemmeno un tocco della Pulce al San Paolo, provvedo in fretta e furia a togliere anche Mortimer, al secolo Massimo Cancellieri, numero di tessera 030, dalla Banda Osiris in quanto mi è piaciuta la vulcanica uscita nella conferenza stampa di domenica dell’ex vice di Simone Pianigiani all’Armani (vedi foto, ndr). Per la prima volta la sua splendida Ravenna, capolista a sorpresa nel girone est dell’A2, aveva appena perso la prima partita in casa della stagione contro Mantova e lui, il Barba, ma che barba!, era particolarmente nero con i giocatori della sua squadra: “E’ inaccettabile che oggi non siano stati capaci di passarsi una palla” e ancor più con la sosta forzata di campionato per via del Covid-19: “Non comprendo questa follia medico-populista che ci mette tutti in difficoltà e questo clamoroso allarmismo che non so quanto ancora potrà durare. Ci adegueremo, è ovvio, ma personalmente, per come sono fatto, metto sempre prima la pallacanestro e poi la salute. Io però”. E così siamo già in tre adesso a vederla allo stesso modo: Travaglio, Cancellieri e il vostro scriba. Ma forse siamo anche qualcuno di più in tutto il Bel Paese. O almeno lo speriamo.