La D’Amico non nasconde più il suo debole per Ancelotti

ilaria

E’ stato un metà settimana realisticamente orribile per le migliori squadre di calcio e di basket italiane. Napoli e Inter fuori dalla Champions, il Milan persino dall’Europa League. E non è ancora Natale. La Juve avrà anche un rapporto d’odio e amore con la coppa dalle grandi orecchie, ma ugualmente la sconfitta con i giovanotti bernesi ha avuto molti aspetti grotteschi che non possono tuttavia aver lasciato indifferenti quei poveri tifosi bianconeri che si sono illusi, e sono in molti, che con l’arrivo di Cristiano Ronaldo la conquista della Champions sarebbe stata una formalità o quasi. Eppure nessun cantastorie di Sky si è accorto che, se i campioni d’Italia hanno passato il primo turno, è stato soprattutto grazie allo 0-2 di Valencia e ai due rigori realizzati da Pjanic dopo che sullo 0-0 CR7 si era fatto ingenuamente espellere lasciando i bianconeri in dieci contro undici per oltre un’ora. E meno che meno può averlo pensato l’Oca del Campidoglio che starnazza giuliva per gli studi della tivù di Murdoch e con voce stridula martedì ha confessato la gran cotta che si è presa per Ancelotti: “Mio Dio, quanto amo quest’uomo?”. La Lazio poi, già ridicolizzata quindici giorni fa dai ciprioti dell’Apollon Limassol, ha perso all’Olimpico pure con l’Eintracht di Francoforte e così adesso non è infondato il sospetto che sia stata parecchio sovrastimata dai sacerdoti dei templi capitolini. In verità ha solo quattro punti in classifica più del neopromosso Parma di Roberto D’Aversa, che in pochi sanno che è nato a Stoccarda, e comincia a piacere sempre meno pure a Claudio Lotito, latinista insigne. Al quale ora verrebbe da dire: “Mala tempora currunt per i fratelli Inzaghi”. Come per Ilaria D’Amico che ha sbagliato di grosso se ha creduto che nessuno andasse a riferire al marito del suo debole per il Carletto. D’accordo, Gigi Buffon non poteva sentirla mentre era sotto la doccia dello spogliatoio del Marakana di Belgrado dopo che aveva beccato un solo gol dalla Crvena Zvezda contro i quattro che avevano però segnato Cavani, Neymar, Marquinhos e Mbappè. Ma vuoi che qualche Signorini di turno non abbia fatto la spia ancor prima che il numero uno dei portieri del mondo salisse sul charter di rientro a Parigi? Se Atene piange, Sparta comunque non ride. Anzi, le cose sono andate negli ultimi giorni ancora peggio alle squadre della nostra pallacanestro perché in EuroCup la Fiat Torino ha raccolto la nona umiliazione di fila, Brescia è stata asfaltata dalla Stella Rossa e Trento è stata eliminata perdendo stavolta a Ankara. Né meglio hanno fatto le italiane impegnate in quella che nel basket è pomposamente chiamata Champions, ma vale poco più della Coppa Fragola: Avellino è stata sbriciolata in casa dalla gelida squadra russa del Niznij Novgorod, la Virtus del re del caffè ha perso sul Mar Baltico col Klaipeda che prima di ieri pensavo fosse un’enciclopedia lituana e persino la Reyer di Venezia è caduta per un punto (77-76) a Salonicco con il Paok. Sei legnate in sei partite. Che diventano sette come i colori dell’arcobaleno o i vizi capitali, i colli romani o i mari secondo gli antichi, con quella dell’Armani che ha perso a Istanbul con il Galatasaray in EuroLega, ma a testa alta contro la prima della classe e quindi di tutte le sconfitte la meno indolore. Però almeno l’Intertriste ha pareggiato con il Psv Eindhoven. Anche se quell’unico punto conquistato in pratica conta zero e non salva di certo la faccia. Insomma una vera e propria Caporetto che Mamma Rosa e Papà Urbano fingono  d’ignorare perché hanno la colpa di viziare e coccolare le società del pallone per non perdere lettori e sponsor quando invece nell’ultimo anno sono state vendute 400 mila copie in meno di quotidiani d’informazione al giorno e la Gazzetta e il Corriere non fanno eccezione. Anche se il loro calo per la verità è inferiore a quelli della Repubblica (-12,8 per cento), il Sole 24 Ore (-12,9) e il Resto del Carlino (-11,7). Mentre il Giornale non vende più di 55 mila copie e il Gazzettino (decimo) 47 mila. E il mio (ex) Giorno di Riffeser non è nemmeno più tra i top ten in Italia. Come il Fatto Quotidiano nonostante le arie che si dà. Non c’è più critica, obiettività e sempre meno satira sui giornali. Vincono le tivù, crescono per fortuna i blog, trionfa internet. E solo Cairo è in utile. Grazie al Ghiro d’Italia e agli inserti a pagamento. Ma sino quando? Intanto ci si abitua persino a Dazn. Anche se mi vien male a pensare che stasera mi dovrò seguire il derby di Torino su questo video streaming online che si vede e non si vede. Con Garbo e la Diletta. E quasi quasi mi sparo.