Non sono il Ganas e l’Hollywood la rovina di Milano

cerella

Prima di Barcellona-Milano si discuteva inutilmente a Sky: meglio Abass o Cerella nello starting five dell’Armani? Se servono due spanciate e tre legnate in difesa magari Bruno. Se invece vuoi essere pericoloso in attacco forse l’ex canturino. Ma di cosa stiamo parlando? Ancora del sesso degli angeli? Perché il bravo ragazzo di Como, padre ghanese e madre del Togo, schierato nel primo quintetto con Kalnietis, Dragic, Sanders e Raduljica, collezionerà un’altra virgola nei pochi minuti nei quali è stato impiegato in un avvio di partita che Massimo Oriani giudicherà “disastroso” e che boccerà con un generoso cinque, ma soltanto perché Abass non ha ancora 25 anni, così tanti?, ed è “sfiduciato” più di Pascolo che non gioca quasi mai. Mentre il bellissimo italo-argentino di Bahìa Blanca non alzerà il sedere dalla panchina neanche per mezzo secondo e quindi se la caverà con un fortunato senza voto (s.v.) in pagella. Repesa infatti utilizza Cerella esclusivamente al Forum perché è il suo salvagente e il “beniamino delle folle”. Come ha scritto sempre Oriani sulla Gazzetta di giovedì dopo il disastro dell’EA7 con il Panathinaikos. Aggiungendo però che “questo la dice lunga su come sia messa Milano se ormai si esalta solo per lui”. E poi dicono di me che sono tremendo con l’Armani. Mi sembra che Massimo Oriani la tratti molto peggio da quando si è preso a cuore Gelsomino e spara tre a raffica ora all’una o all’altra scarpetta rossa. Anche se il suo bersaglio preferito sono sempre Proli e soprattutto Miroslav Raduljica. Che evidentemente non può vedere. Nonostante sia grande e grosso. E col barbone. Come succedeva sino a poco tempo fa con Alessandro Gentile. Che non è la mela marcia come lui pensava. Ed un giorno mi darà pure ragione. Intanto mi dovrebbe spiegare perché voleva salvare la ghirba a Repesa prima della doppia resa annunciata della settimana scorsa in EuroLega. Forse perché il Cinghialone gli ha confessato ad un orecchio d’essere disperato perché i suoi ragazzi fanno tardi la sera e “non sono professionisti esemplari fuori dal parquet”? Da che mondo è mondo i giocatori vanno a cena dopo la partita. Anche con le mogli e le fidanzate, i genitori e i loro manager. E possono andarci anche Proli e Portaluppi se vogliono. Poi c’è la discoteca soprattutto per i single e gli stranieri. L’importante è che, se alzi il gomito, torni a casa in taxi o, come ha fatto un paio di volte anche Danilo Gallinari, dormi in macchina sino all’alba o finché insomma non ti è sbollita la balla. Non ci credete? Vi mostrerò allora un giorno anche le foto. E comunque Milano non è più tentatrice di altre piazze. E’ che al Ganas messicano in corso Como e successivamente all’Hollywood, un paio d’isolati più avanti, si ritrovano la domenica notte anche le star, o presunte tali, delle altre squadre dei nostri campionati. Che arrivano da Varese, Cantù, Brescia, Bologna, Torino e persino da Pesaro. E un tempo pure da Roma. E, quando Siena vinceva gli scudetti, non è che David Moss o Bo McCalebb fossero degli angioletti e men che meno astemi. Se è per questo anche Gelsomino a Belgrado, dopo la legnata con la Stella Rossa, non è andato di corsa a letto senza cena e si è consolato semmai a tavola con i vecchi amici. Era metà novembre e Gentile (14 punti) fu il “meno peggio” dell’Armani a sentire la Gazzetta. Tre giorni dopo Cremona e Repesa non c’era: indisposto, ci raccontò Mamma Rosa. E al suo posto Mortimer Cancellieri. Poi la prima di altre sei vergognose cadute con Fenerbahce, e quella fu anche l’ultima di Alessandro in Eurolega, e con Kazan, Cska, Galatasaray, Pana e Barcellona. Quindi Milano ne ha perse cinque (su sette) di fila senza Gentile tra i piedi. Così, tanto per dire e per provare a comprendere la ragione per la quale Oriani prese le difese di Gelsomino. “Repesa avrà pure le sue colpe, ma di sicuro non quella d’aver fatto fuori Ale, lanciato proprio da lui a Treviso”. Tutto vero. O quasi. Peccato che non la pensi allo stesso modo il diretto interessato che non era il più discolo del gruppo. Anzi. Anche perché, se lo fosse stato, il Livido Proli avrebbe potuto serenamente rompere il contratto con lui, come ha già fatto in passato con Daniel Hackett, e non dovrebbe profumatamente ancora pagare Gentile anche l’anno venturo. E non fatemi aggiungere altro. Almeno non oggi. Adesso devo scappare a Bologna. E così a Raduljica, Simon, Kalnietis e Dragic ma anche al buon Davide Pascolo, tutti a suo tempo multati dalla società, l’ho ancora una volta risparmiata. In fondo è Natale per tutti. Anche per l’Armani. Che mi dicono in bolletta, ma non ci posso credere. Saranno le solite leggende metropolitane. Come quelle sul Ganas e l’Hollywood.