Ho un’idea: Nando Gentile sulla panchina dell’Armani

nando

Basket City è sempre bella come il sole che scende sulle colline di Bologna e le infiamma prima che venga sera. Anche se Virtus e Fortitudo giocano in seconda serie e vivere solo di ricordi non è facile. Erano anni che non mettevo il naso al PalaDozza e ce l’ho messo per la partita che sarebbe iniziata di lì a qualche ora. Le luci erano già accese e gli spalti ancora vuoti. Però il profumo delle cose buone mi è sembrato di sentirlo lo stesso. Felice come un bimbo. Coi capelli bianchi e la voce rauca di commozione. Pensando all’avvocato Porelli. Più tardi il palasport si è anche riempito di un tifo caldissimo. Quello dei reggiani emigrati sin lì per amore nei confronti di una squadra che se lo merita tutto. Poi in moto col Ciccio Cantergiani, ex coach delle Pulmine, e il freddo che ti punge in faccia, ma non fa male. Bologna fatata nell’osteria giusta. A porta Saragozza. Lorenzaccio il Magnifico Sani e i suoi amici. Prosciutto e due bottiglie di Lambrusco. Passione e competenza. Nella notte senza fretta. Questa è la mia pallacanestro. E questo vi volevo dire non potendone farne a meno. E pazienza se non ci avete capito una mazza: tranquilli, adesso vi sfango anche il resto di un basket che, se anche non me lo spiega Ciccioblack Tranquillo con la lavagnetta e i suoi nuovi mostri, scommetto che so raccontarvelo comunque. Cominciando da un’idea che mi è venuta aspettando che il Livido Proli si decida a mandar via Gelsomino Repesa facendogli magari un favore. Cosa aspetta? E vallo a sapere. Si sarà però anche lui accorto ieri sera, seduto in prima fila con lo sguardo perso nel vuoto, che alla sua Milano manca soprattutto un’anima. Ancor prima che un nuovo allenatore. E quindi la faccenda è molto più complicata di quello che pensavo. Il cuore non si compra al supermarket. Nemmeno se hai una barca di soldi e non sai dove buttarli. E difatti ci penserei due volte prima di fare quello che la sfacciata Gazzetta gli consiglia. E cioè di sostituire il Gelsomino piangente con un baobab alto e lungo qual è Massimo Cancellieri. Che è un bravissimo ragazzo come mi assicurano tutti: non lo metto in dubbio. E non è neanche male come assistente. Però non l’ho mai visto una sola volta ridere in vita mia e proprio per questo l’ho chiamato Mortimer. D’accordo: lo spettacolo che di partita in partita offre l’Armani toglierebbe il buon umore di dosso anche ad un pagliaccio del Circo Petrucci e l’allegria persino a Fiorello quando imita Mike Bongiorno. Dirò di più: il menefreghismo di Raduljica e l’isteria egoista di Sanders, che pure sono due giocatori che vorrei sempre avere con me e mai contro, farebbero venire i nervi anche al più placido degli uomini di questa terra. Ma è proprio perché Milano ha bisogno di una scossa, che tolga l’apatia di dosso a Repesa e a molti dei suoi colossi, che Proli non può promuovere Cancellieri a head coach. Ci vuole ben altro. Magari anche un allenatore che prenda a sberle tutti e urli come un indemoniato. Uno insomma che si faccia sentire e che sia capace di tirare fuori l’anima anche ai sassi. Dite che non esiste oggi un tipo del genere sul mercato. Può darsi. E allora si vada pure avanti con Gelsomino: tanto al massimo l’Armani non completerà il tris che la Gazzetta chissà perché chiama triplete. Mica siamo in Spagna e nemmeno c’è in Italia un solo idiota che possa comunque pensare che una Milano, pur senza spina dorsale, riesca persino a perdere quattro partite nei playoff con la Reyer o con la GrissinBon. Delle quali vi parlerò domani e soltanto molto bene. Specie dei due allenatori: Ray-Ban De Raffaele e Max Chef Menetti che fanno parte con Maurizio Buscaglia della mia scuderia e della buona annata 2016. E guai a chi me li tocca. Adesso vi devo invece svelare la mia idea. Che non è peregrina ed è ovviamente provocatoria. Altrimenti non sarebbe mia. Fossi al posto di Proli ammetterei le mie colpe, nominerei Nando Gentile capo allenatore e poi mi darebbero del genio. Sì, avete letto bene: il padre di Alessandro e Stefano, a tutt’oggi responsabile del settore giovanile dell’Olimpia. Così magari il prossimo anno anche Ale tornerà all’ovile. Non sto scherzando. Anzi, non sono mai stato tanto serio dal giorno in cui mi sono sposato, avevo vent’anni e sono entrato in chiesa che ero più bianco di uno straccio. E’ che purtroppo, proprio perché l’idea è mia, non sarà neanche presa in considerazione dal presidente dell’Armani. Che già mi ha bocciato Re Carlo Recalcati e magari ha messo gli occhi su Aza Petrovic. E poi sarei io il matto da legare o, peggio, una persona poco raccomandabile. Anche all’osteria Santa Caterina. Dopo due bottiglie di Lambrusco che andava giù che era un piacere.