E comunque Icardi scrive molto meglio di Tranquillo

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Ho tre libri sul comò: ambarabà, ciccì e coccò. Uno lo si legge a piccoli sorsi, gustandolo come un rum pregiato con scaglie di cioccolato amaro. E’ il Dizionario della stupidità di Piergiorgio Odifreddi, matematico di Cuneo, dove Totò si vantava d’aver fatto tre anni di militare.  L’altro si può anche benissimo rinunciare a leggerlo se è Sempre avanti di Mauro Icardi. Non fosse che sono stato fortunato d’aver trovato l’ultima copia in libreria prima che nella prossima edizione la scandalosa autobiografia venga privata della sua parte migliore ed essenziale. Ovvero la ricostruzione, sgradita agli ultrà della curva nerazzurra, della rissa che il secondo marito di Wanda Nara ha avuto con loro in occasione di Sassuolo-Inter dell’inverno 2015. Il terzo è ancora lì. Intonso. E non so nemmeno se troverò mai il tempo per sfogliarlo. M’incuriosiva però. Il Pep contro Mou nell’aprile del 2011. Barcellona contro Real Madrid, quattro sfide nell’arco d’appena diciotto giorni. L’Only One che s’impenna: “Se ami ciò che fai non perdi i capelli e Guardiola è calvo. Insomma non ama il calcio”. Con tanto di replica alla catalana: “Senti chi parla, el puto amo de la clase”. Lo spara-cazzate di fama mondiale. Sì, ma il titolo? Me ne stavo dimenticando: Duellanti di Paolo Condò. Che scrive di calcio meglio di quando lo parli su Sky con Federico Buffa. Insieme toccando le vette più estreme del buonismo e della retorica ad un tanto al chilo. Di modo che persino Walter Veltroni, al confronto, si sente un dilettante allo sbaraglio e si vorrebbe gettare nel Tevere con una pietra al collo. Soprattutto dopo che la Rai gli ha comunicato che il suo programma, Dieci cose, di sabato scorso è stato un clamoroso buco nell’acqua. Di Odifreddi, profilo omerico o, meglio, pitagorico, compagno di classe di Flavio Briatore, ateo greco e laico fervente, vi parlerò diffusamente un’altra volta. Però v’anticipo subito che mi piace assai il suo modo di pensare e d’andare diritto alle cose senza perdersi in tanti giri di parole. Partendo dal presupposto che il 90 per cento degli italiani è stupido. Beppe Grillo è un minus habens e “i grillini peggio di lui”. Matteo Renzi è l’erede perfetto di Berlusconi: “Il Cavaliere ha imparato a dire stupidaggini cantando sulle navi, lui esordendo alla Ruota della fortuna”. Matteo Salvini invece manco lo nomina: evidentemente nel suo Dizionario è fuori classifica. Come del resto Icardi. Che per la verità scrive meglio di me, e non ci vuole molto, ma anche di Ciccioblack Tranquillo (nella foto d’epoca da Superbasket). Sempre che sia farina del suo sacco il libro nel quale “il capitano dell’Inter si racconta per la prima volta”. E spero anche l’ultima. Mentre è certo che Wanda Nara non l’ha aiutato a scrivere e men che meno ha letto l’autobiografia del Maurito. Altrimenti si sarebbe arrabbiata quando il su amor ha confessato che la loro prima uscita in pubblico è stata all’Esselunga di Milano. Dove nessuno li ha riconosciuti. Ma come: siamo così esibizionisti? Mentre, ad essere sinceri sino in fondo, non sono mai andato oltre la prima pagina di lettura dei pesantissimi tomi sul basket e sulla mafia di Tranquillo che prendeva il nero dal Monte dei Paschi. Mi è sempre bastato, e avanzato, di sentirlo un solo secondo urlare in televisione. Affrettandomi a togliere in un lampo l’audio.