Zia Caressa dovrebbe dimettersi come Prandelli: è un pe’ frio

A dieci dalla fine ci è crollato il mondo addosso: non che non ce lo aspettassimo, ma non in questo modo. Dal Mondiale della bola torniamo a casa protestando e dando le dimissioni. Dal cittì al presidente federale. Incavolati neri, avviliti, furiosi. Tutti colpevoli e tutti sotto processo. Forse esagerati. Vuoti e stanchi. Però anche scarsi come pochi: neanche un tiro in porta nemmeno questa volta. Se non una punizione di Pirlo da 35 metri. E per questo, a bocce ferme, quando avremmo giustiziato l’arbitro sulla pubblica piazza, arriveremo anche a dire che ce lo siamo meritati di non passare neanche il primo turno. Tanto lontano non saremmo comunque andati. Ci ha ucciso Godin con il 3 sulla schiena e un gran colpo di testa su calcio d’angolo. Ci ha ammazzato l’arbitro, un messicano, di nome Rodriguez, che da stasera diventerà famoso come lo è stato Moreno nel Mondiale del 2002. A lui, come minimo, gli italiani daranno del ladro con maggior accanimento di quanto non facciano con certi nostri politici che pure si meriterebbero d’essere chiusi in galera buttando via la chiave. Fabio Caressa ci aveva avvertito prima ancora che il duello con gli uruguagi andasse ad iniziare: “Di questo messicano assolutamente non mi fido: è molto pericoloso”. E l’ha ripetuto sino alla noia in tutte le lingue della terra e sino a costringermi a toccare ferro. Finalmente, dopo tante baggianate e tante capriole, il perepè perepè sfottente e intempestivo con l’Inghilterra, i dietrofront clamorosi e villani con Costa Rica, gli urletti isterici e volgari con l’Uruguay, Caressa ne ha indovinata una di giusta. Per la verità che questo Marco Antonio Rodriguez Moreno, e ridagliela, corsi e ricorsi storici, fosse un arbitro dal cartellino facile, magari non serviva che ce lo dicessero la Zia o lo Zio Bergomi. Bastava ricordare che a Città del Messico, dove è nato 40 anni fa, lo chiamavano sin da piccolo Dracula. In effetti molto somiglia al vampiro: non fosse altro per i denti a trivella e i capelli neri stirati indietro dal gel, ma non pensavo fosse capace di tanto. Bene ha fatto una cosa sola: ammonire Balotelli che io almeno non voglio più vedere per i prossimi vent’anni. Per il resto ha cambiato il corso di una partita orribile destinata a finire 0-0 come da me previsto quando, dopo un’ora di nulla, ha espulso Marchisio che al massimo avrebbe meritato il giallo. D’accordo, Buffon si è salvato un paio di volte da campione, ma anche questo ci sta in una sfida che l’Uruguay doveva solo vincere e a noi sarebbe bastato pareggiare. Poi Suarez, prima della inzuccata di Godin, aveva fatto il Dracula addentando un braccio a Chiellini e Rodriguez non l’aveva visto perché altrimenti l’avrebbe dovuto cacciare non solo da Natal ma da tutto il Sud America. Avrò e avremo comunque modo di riparlarne nei prossimi giorni più a freddo. Mentre già si discute del sostituto di Giacchetta Prandelli: Acciuga Allegri o Mancio Mancini o Spalletta Spalletti. Nettamente meglio il secondo anche se costa un sacco di soldi. Troppo. E intanto boccio anche De Sciglio e Darmian che non sono poi quei fenomeni di cui mi andavate raccontando. E, insieme a loro, un fallimento sono stati Del Piero da Jesolo e lo Sconcertino di Firenze che ne sta già facendo un dramma nazionale. Di calcio ci stiamo occupando, non di massimi sistemi. Capito avvocato Buffa? E tu, caro Fabio, sai come ti chiamano adesso i nostri emigrati in Brasile? Pe’ frio. Ovvero porta nera. E per questo dovresti pure tu dimetterti.