Tanto ci voleva: con la Juve in difesa l’Italia oggi pareggia

Da tre giorni non leggo i giornali. Mi son perso qualche cosa? Penso di no. Tanto più che ho Sky: non uno, ma due. E ne ho lette tante di così carine prima della vergognosa derrota con Costa Rica che sono sazio almeno per un’altra settimana. O forse anche per tre. La più bella? Probabilmente l’intervista della Gazzetta da Mangaratiba, in Brasile, a Paolo Maldini, in Italia. Già questo è abbastanza curioso. O no? Una volta Comunardo Niccolai faceva autogol dal Messico via satellite, adesso l’ex capitano degli azzurri lo ha fatto per telefono dopo la vittoria sull’Inghilterra: “Prandelli ha finalmente trovato il giusto equilibrio tra qualità e difesa per puntare molto in alto”. Sin dove? Non si sa. “E’ un’Italia comunque intelligente con un Balotelli e un Candreva in più”. Come no? Balotelli si è divorato due gol davanti a Navas che persino una perna de pau avrebbe segnato. E Candreva si è cucinato a fuoco lento come neanche un maialino sul girarrosto. Credo comunque che entrambi avrebbero qualche problema anche a sfidare Einstein a braccio di ferro, ma mi potrei sempre sbagliare. D’accordo. Però di sicuro adesso ho capito la ragione per la quale né il Berlusca né sua figlia abbiano affidato il Milan al Paolino che ho visto debuttare a sedici anni e mezzo al Friuli di Udine: lo Squalo, pur bollito, si fa ancora preferire come uomo di mercato. Difatti si sbarazzerebbe in quattro e quattr’otto di Balotelli se solo qualcuno gli offrisse una dozzina di milioni di euro. O anche meno. Volete invece che leggiamo insieme qualche titolo della Gazzetta che guardava tutti dall’alto al basso nemmeno avessimo già vinto il Mondiale della bola? “Spagna shock: la caduta degli dei” oppure “Brasile, tutto qui?”. O ricordate l’intervista a SuperMario nella quale lo stesso Elefante, che aveva intervistato il giorno prima Maldini, domandava a Balotelli se preferisse diventare il Pallone d’oro in Brasile o conquistare il titolo al Maracanà di Rio? Sì, magari passeggiando sulle fragoline di bosco di Recife e temendo di schiacciarle. No, a casa no: ora la Gazzetta si preoccupa. Tranquilla, non succederà di perdere anche con l’Uruguay. Ve lo dico pochi minuti prima del match perché non mi fidavo ancora di Giacchetta Prandelli. E invece, dopo aver accettato il mio invito di andare tutte le sere a lezione dal Conte Antonio, come minimo pareggerà il conto all’ora di cena con Tabarez e sarà promosso agli ottavi di finale. Del resto ci voleva tanto a far giocare la nazionale come la Juve e cioè col 3-5-2 grazie al quale i bianconeri hanno vinto tre scudetti di fila? Con Buffon tra i pali e Barzagli, Bonucci e Chiellini in difesa. Darmian a destra e De Sciglio a sinistra. Pirlo nel mezzo e ai suoi fianchi Verratti e Marchisio. E Balotelli non più solo davanti, ma insieme a Immobile? No, Prandelli voleva trovar posto in azzurro a Paletta, Thiago Motta e Abate. Con i quali saremmo sì tornati in patria, ma con Andrea Elefante e Fabio Caressa, il più grande acrobata di tuffi in piscina riscaldata con i suoi salti mortali alla Cagnotto padre e figlia. Al lancio di pomodoro e uova marce. Se invece volete sapere cosa sia per i brasiliani una perna di pau, è presto detto: una gamba di bastone. Cioè un calciatore molto scarso con i piedi di legno. Come Pinocchio.