Patty Pravo e Joe Tacopina: Venezia è piccola per loro

joe patty

Oggi tra un mese è Natale. E così, prima che vi accusino d’essere fastidiosamente scontati, lo dico io per voi: “Mi sembra solo ieri che ho fatto il presepe o l’albero con i palloncini colorati”. Così come dopo il 13 novembre sono diventati pure banali, e quindi poco divertenti, tutti i Buongiorno di Massimo Gramellini sulla Stampa. Neanche il mondo si sia fermato da quel terribile venerdì sera a Parigi e non si possa più sorridere o solo parlare d’altro. E invece si deve comunque andare avanti. Anche con la morte nel cuore. Oggi Repubblica ha dedicato quindici/sedici pagine alla guerra tra Putin e Erdogan, al caccia abbattuto in Turchia, al fronte anti terrore, al patto contro l’Is, alla Francia che trema anche a Roubaix, ma era una rapina, alla strage di Tunisi, al fanatismo che si può abbattere leggendo Voltaire, al Napoli che domani giocherà a porte chiuse a Bruges, a Corrado Augias che da dieci giorni risponde solo alle lettere sullo stesso argomento e non vi è difficile immaginare quale. Lo ha detto persino il boyscout Renzi: “Dopo le lacrime occorre reagire”. E se non volete ascoltare lui, e magari fate bene, date almeno retta al padre di Valeria che, nel giorno dell’ultima carezza alla cara figlia, con grande coraggio e dignità ha invitato i giovani a non arrendersi. Poi Bassolino, Pitruzzella, Grillo, Pisapia, Nuzzi e Fittipaldi, il San Camillo, il Pil Usa, la Volkswagen sotto indagine per evasione fiscale, il museo cinese, Lerner, Einstein, Di Caprio, Platini e Blatter: ma quanto sono diventati pesanti e noiosi questi quotidiani? Per forza che poi perdono copie a rotta di collo. In Piazza San Marco ieri le ragazze di Mestre raccontavano della Vale che batteva da bambina i maschi in bicicletta. O della Vale che dei parigini diceva: “Per socializzare devono stare con i senza tetto”. E delle francesi: “Fanno però due o tre figli a testa, mentre noi ci mettiamo in casa i gatti”. Alberto Solesin, impegnato nel Movimento studentesco, aveva poco più di vent’anni quando con l’amico Massimo partì in Cinquecento per l’India e di quel viaggio, all’epoca avventuroso, se ne parlò in piazza Ferretto, all’ombra della Torre dell’orologio, per mesi e mesi. Di queste storie forse ci piacerebbe leggere. Così tanto per ricominciare a vivere. E allora avanti con Patty Pravo, pure lei veneziana, che cinquant’anni fa, prima del Piper a Roma, cantava con gli Uragani al Big Club dei Quattro Cantoni, dietro casa dei miei genitori, ed era Nicoletta Strambelli, anzi in arte Guy Magenta, ragazzina acqua e sapone con poca voce e una bellezza nemmeno poi tanto intrigante. “Sono androgina e posso ancora rispogliarmi”, ha confessato la Patty che sarà venerdì ospite d’onore a Prato di Eroticanzoni presieduta da Renzo Arbore. O vogliamo parlare di Joe Tacopina, l’avvocato della Grande Mela, che alla prima sconfitta del Venezia in serie D ha licenziato il suo allenatore? Sarà stato il fantasma di Maurizio Zamparini, che ancora gira per la laguna, o la scomoda posizione in classifica, secondo a tre punti dal neopromosso Campodarsego, fatto sta che il passo è stato davvero breve: da Favaretto a Favarin. Solo una vocale, una consonante e un disoccupato in meno.