Quante partite potrà mai vincere Trento contro Milano?

Miroslav Raduljica

Prima che il Paron mi sgridi, torno a mordere l’osso. L’Armani di Giorgio può perdere una volta. Come è successo persino con Pesaro e Capo d’Orlando. O anche due, ma solo nei playoff al meglio delle sette partite. Difficile che cada tre volte in pochi giorni, impossibile quattro. E quindi mettetevi il cuore in pace voi che continuate a sognare con il prosciutto negli occhi: Milano rivincerà lo scudetto e Gelsomino piangente Repesa rimarrà al suo posto di comando anche se Livi(d)o Prioli lo vorrebbe avvicendare con Mortimer Cancellieri, ma gli manca ancora il coraggio. Cose già dette, ritrite e rimasticate. D’accordo, ma non è mai male ricordarle per l’ennesima e non ultima volta. Stavolta comunque Tonino Zorzi non può nemmeno arrabbiarsi con me: sapeva benissimo che ero a Roma e che ci sarei rimasto per quattro giorni. Volutamente dimenticandomi il pici a casa e correndo dietro solo alla mia Signora che non ho mai vista così bella come nella notte della terza Coppa Italia vinta di fila. Tra fuochi d’artificio e lampi di genio. Come quelli di Dani Alves e Alexandro. Il Brasile nel sangue e la Juve sempre nel cuore. E il basket? L’avevo lasciato con l’Armani di Giorgio nell’occhio del ciclone per un banale scivolone su una buccia di banana al Forum e lo ritrovo con le scarpette rosse già in semifinale. Dove incontreranno i trentini del riconfermatissimo (oggi) Mauri Buscaglia. Una grande Trento, forse la vera rivelazione della stagione. Anche senza forse. A meno che Pistoia non si tolga di torno tra stasera e domenica la Reyer, ma non è immaginabile che di nuovo Terran Petteway raccolga 26 punti e Saponetta Magro 11 e i veneziani di Ray-ban De Raffaele li lascino fare. E comunque sarà una passeggiata per Milano contro Trento. O quasi. Sempre per quel discorso di prima e la solita domanda: quante partite potrà vincere la Dolomiti contro i campioni d’Italia? Un paio, non lo escludo a priori. Però quattro mai. Alla faccia vostra. Che dell’Armani avevate scritto peste e corna appena una settimana fa dopo l’incidente di percorso con l’Orlandina del Patata. “L’anarchia porta subbuglio: è giunta l’ora di fare delle scelte nel vuoto più totale di idee. Però qualcuno fermi questo scempio”. E lo scempio era Raduljica, poi il migliore sia martedì che ieri sera: sette e ancora sette di voto sempre sullo stesso giornale ammantato di rosa. Insieme all’immenso Pascolo da Notre Dame. Io vi leggo, ma voi vi rileggete o per sbaglio pure a voi manca il coraggio? Miroslav Raduljica quest’estate ha giocato una magnifica Olimpiade a Rio de Janeiro. Dove tra l’altro ha conquistato con la Serbia la medaglia d’argento. Tanto che tutti gli scienziati del nostro basket elogiarono eccezionalmente per una volta Proli per il fantastico acquisto e cantarono in coro l’osanna in excelsis: “Con lui Repesa riconquisterà il titolo in carrozza”. E perché allora avete poi cambiato e ricambiato idea? Ve lo dico io: perché siete ipocriti e farisei. Sicuramente, è vero, anzi verissimo che nel tardo pomeriggio di oggi la Milano di Raduljca avrebbe dovuto giocare le final four di Istanbul magari al posto dell’Olympiacos che ha un budget inferiore al suo, come del resto tanto ci sperava lo stesso Giorgio Armani, ma lasciando perdere l’EuroLega, che è tutta un’altra (triste) storia, vi volete o non vi volete mettere bene in testa che nemmeno con il secondo quintetto (Kalnietis, Abass, Fontechio, Macvan, McLean) più il buon Tarczewski e il divino Cerella potrà mai Gelsomino perdere questo scudetto in finale contro Avellino o Venezia nonostante Mamma Rosa abbia anche sabato scorso scritto: “La condizione fisica di McLean, Macvan e Simon sono sotto il minimo sindacale”? Così come è bastata una sconfitta della Reyer a Pistoia perché i soloni del tempio si dessero subito una brusca frenata e cambiassero di colpo idea sulle ambizioni della squadra di Napoleone Brugnaro che prima di mercoledì era da loro considerata addirittura favorita per l’ultima corsa tricolore. D’accordo: ventiquattro palloni persi e dieci tiri liberi sbagliati sono più di un campanello d’allarme. Come del resto i soli due punti nel tabellino di Ariel Filloy e Julyan Stone. Però quando vi andavo raccontando che la Flexx di Enzino Esposito è più tenace di Matteo Renzi nel non mollare mai la presa, mi avete urlato dietro “comunista” e avete temuto che vi potessi mangiare i bambini. Esagerati. Oltre che voltagabbana e incompetenti. Quasi come il mio sindaco.