Testardamente dico ancora Armani purchè giochi Sanders

 

 

capo

Non è forse destino che per una volta scriva bene di Mamma Rosa e di Patatina Di Carlo. Stavo per farlo, lo giuro, e se non mi credete pazienza, quando mi è piovuta in testa una brutta tegola. Ci ha lasciato Mario De Sisti. E ci sono rimasto male. A Treviso simpaticamente lo chiamarono Busia. Perché le sparava tanto grosse che non ci credeva nemmeno lui. Uomo d’intelligenza vivace, una risata unica, un’allegria simpatica. Parlava di basket, di cavalli e di tango. E t’incantava. Come non succede più adesso tra gli allenatori del Belpaese. Fumava sempre e non l’ho mai visto grasso. Guidò Treviso pre benettoniana dalla serie B alla A1 passando per l’A2. Un’altra promozione a Gorizia e poi a Venezia. Anche una Korac vinta con Roma. Lo ricordo dietro una scrivania nella vecchia sede mestrina della Reyer. Poca luce, tanto fumo, molto arrosto. Il giornale aperto sulle corse di trotto e galoppo. “Questo se non vince, si piazza”. La pallacanestro non doveva studiarla: l’aveva nel sangue e l’ha insegnata per tutta la vita. Soprattutto ai giovani. Soprattutto nella sua Ferrara. Con passione e disincanto. Mi ripeto: era un piacere ascoltarlo. E ora ti sia lieve la terra. Caro professore. Stavolta Mamma Rosa è stata davvero brava. O, meglio, furba. Ha ripreso tre giorni dopo la mia notizia di Paul Stephane Lionel Biligha alla Reyer da Cremona per la prossima stagione e l’ha fatta siglare da m.c. e da fi.la. Così ora non potrò mai sapere chi dei due mi ha copiato facendo passare la lieta notixia per propria. Credo Michele Contessa, ma non importa: l’importante è aver dato il buco al pavoncello e succhia ruote del Gazzettino. Bravo anche il mio Patata: esordire nei playoff al Forum e sculacciare il decano non è un’impresa da tutti. Giocando oltre tutto una pallacanestro disinvolta e brillante: contropiede più Tepic, un grande spettacolo. Ma adesso chi glielo va a spiegare a Giorgio Armani che l’armata che gli è costata l’occhio della testa si è vergognosamente arresa ad una squadra che per passare un Natale al caldo e continuare a campare con dignità ha dovuto cedere il suo gioiello, Bruno Fitipaldo, al Galatasaray? Nessuno, come al solito. Per la verità ci ha anche provato l’occhio destro di Livio Proli sulla Gazzetta: “Sciogliere le incrostazioni del mese sabbatico, scandito dall’inconsistenza del risultato, ha prodotto nell’EA7 un incipit surreale di 16 palle perse nel primo tempo e uno zero su 9 nelle triple del quarto iniziale”. Col risultato che Giorgio Armani ne ha capito adesso meno di prima. Ovvero sempre un tubo. Meglio così. Altrimenti già ieri sera avrebbe rispedito a casa Gelsomino Repesa, mani in tasca e braccia a anfora, e qualche altro dei plavi che il croato si è portato a Milano. E comunque ho il sospetto che qui di basket siamo in molti a non capirne più un’acca. Io per primo. Lo confesso. Dal momento che mai avrei immaginato che Capo d’Orlando potesse conquistare il Forum andando alla guerra con le fionde e le cerbottane, Nonno Nicevic e Drake Diener, Iannuzzi e Laquintana. E difatti stavo guardando su Sky l’altro quarto di finale dei playoff tra Trento e Sassari che pensavo, di nuovo sbagliando, assai più equilibrato e combattuto, quando Paola Ellisse, che non si fai mai una spaghettata di cavoli suoi, ha cominciato a frignare annunciando che l’Armani (sulla Rai) le stava beccando, e pure di brutto (52-67) dai siciliani di Patatina Di Carlo sempre più San Carlo. E ho precipitevolissimevolmente cambiato canale. Dove, se possibile, Edi Dembinski, si scrive così o ancora mi sbaglio?, miagolava anche peggio della bionda rivale sulla spalla del Tata di Notre Dame e del Cincia capitano di ventura presagendo un’incredibile sconfitta della sua squadra del cuore. Altro che playoff annacquati come ieri temevo. Senza sapore saranno semmai le ciliegie che oggi ho comprato al mercato prima d’incamminarmi verso il Taliercio per Venezia-Pistoia che non dovrebbe però riservare le stesse sorprese di Assago. Perché la Reyer gioca di squadra. Mentre Milano? Meglio lasciar perdere. Se invece mi chiedete se ho cambiato idea sul nome della squadra che rivincerà lo scudetto, testardamente vi rispondo ancora no. Perché ieri Gelsomino piangente ha rinunciato a Sanders, ma si può?, e Sanders nella post season non sbaglia un colpo. Mai. O devo aggiungere “quasi”. Forse sarà il caso.